La qualità della vita si misura anche sul reddito e sui servizi

La qualità della vita si misura anche sul reddito e sui servizi

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 21 Dicembre 2022, 12:53

La scorsa settimana il Sole 24 Ore ha aggiornato la classifica della qualità della vita delle province italiane. Il quadro generale conferma lo storico divario fra centro nord e sud del paese ma con qualche interessante novità nella dinamica interna delle aree maggiormente sviluppate. In cima alla classifica c’è Bologna e in generale gli indicatori calcolati nell’ultimo anno sembrano privilegiare le regioni del centro più che quelle del nord. All’ottima performance di Bologna si accompagna anche quella di Firenze e delle altre province di queste due regioni per cui Emilia-Romagna e Toscana rafforzano la loro performance positiva. Nelle prime posizioni della Classifica vi sono anche Parma (9° posto) e Reggio Emilia (13° posto) per l’Emilia-Romagna e Siena (4° posto) e Pisa (9° posto) per la Toscana. In mezzo le province più ricche del nord. Le ottime performance di Emilia-Romagna e Toscana non sembrano aver avuto un effetto di diffusione a sud e a est. Pesaro e Urbino, prima provincia delle Marche, è al 25° posto; Ancona al 28°; Perugia al 41°. Le altre province marchigiane sono ancora più in basso: Ascoli Piceno al 42° posto; Macerata al 59°; Fermo al 73°. Le Classifiche sono sempre opinabili. Risentono della scelta degli indicatori e del modo di pesarli e aggregarli. Il Sole 24 Ore considera 90 indicatori suddivisi in 6 macro-categorie: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. Anche se gli indicatori sono tanti si potrà sempre argomentare che non riescono a fornire un quadro affidabile della situazione. Proprio perché ci riferiamo alla ‘qualità’ della vita sembra impossibile poterla ridurre a misure quantitative. Tuttavia, poiché la nostra regione fa del richiamo alla qualità della vita uno dei principali fattori di attrazione, le risultanze della Classifica del Sole 24 Ore meritano di essere considerate ed esaminate con cura. Osservando la classifica generale il primo dato che emerge è l’elevata distanza fra le province del nord e del sud della regione. Una distanza che si è acuita nell’ultima classifica poiché Pesaro e Urbino è in assoluto la provincia che ha guadagnato più posizioni fra il 2021 e il 2022 mentre Macerata, Fermo e Ascoli Piceno hanno perso posizioni (Ancona ha leggermene guadagnato).

La provincia di Pesaro e Urbino è migliorata soprattutto in due ambiti: quello della cultura e quello della demografia. C’è il traino della candidatura a capitale della cultura per il 2024 e il fatto che Pesaro è l’unica città delle Marche per la quale l’istat non prevede un calo di popolazione nel prossimo decennio. Macerata perde su tutti gli ambiti con l’eccezione di giustizia e sicurezza; Fermo e Ascoli Piceno perdono posizioni in diversi ambiti fra i quali in particolare quelli relativi a demografia e società. Ancona, come ricordato, rimane nel complesso stabile; l’ambito di più sensibile miglioramento è quello dell’ambiente e dei servizi, su cui effettivamente l’attuale amministrazione ha conseguito buoni risultati. C’è un aspetto che accomuna tutte le province delle Marche e che ne ha condizionato il non brillante risultato complessivo. Tutte, Pesaro e Urbino compresa, hanno una performance molto deludente nell’ambito degli affari e del lavoro. Un paradosso se pensiamo che le Marche si sono per decenni rappresentate come la regione del lavoro e dell’imprenditorialità; ma comprensibile se si considera il continuo deterioramento della performance economica a partire dalla crisi del 2008-2009. Su questo bisogna intendersi. Le potenzialità ci sono ancora tutte, in particolare nei comparti manifatturiero e del terziario avanzato i quali hanno un ruolo strategico nelle prospettive di sviluppo regionale. A questo proposito la classifica del Sole 24 Ore è utile per ricordarci due questioni. La prima è che la qualità della vita non si misura solo considerando l’aria buona e il bel paesaggio ma dipende anche dalla capacità di creare reddito e servizi di qualità. La seconda è che questa capacità (a differenza dell’aria buona) non può essere data per scontata e va continuamente alimentata da spirito imprenditoriale e politiche efficaci. 

* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni

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