Settembre, estate alle spalle a Pesaro è tempo di votare

Settembre, estate alle spalle
a Pesaro è tempo di votare

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Sabato 16 Settembre 2023, 06:45

Settembre andiamo è tempo di (s)voltare. Nel languore della stagione che si archivia ci si sente come ai titoli di coda di un cineombrellone dei fratelli Vanzina. «Pesaro, hai avuto una bella estate, un’Estate da Capitale»: l’ha detto anche il sindaco Matteo Ricci giurando sull’ultimo trancio di pizza Rossini mentre duemila e rotte torce di telefonini accesi (una prece per i defunti Zippo dei concerti) illuminavano nella notte, a volo di drone, un “Pesaro 2024” di crescente attesa. Augurandoci che l’Estate da Capitale (della cultura) sia stata anche capitalizzata, riassumendo, abbiamo aperitivizzato coi tramonti sul mare nella Key West de noantri della Baia Flaminia, ballato all’alba nel CaterRaduno al Campo di Marte, nuotato nel flusso di pensiero di Popsophia, accettato l’invito al viaggio dell’UlisseFest, ci siamo identitarizzati con il Palio dei Bracieri, romanticizzati con Candele sotto le Stelle, gorgheggiato con Rossini, poi, con un tocco retrò, siamo saliti sulla ruota panoramica per ridiscendere e in piena botta di nostalgia a mitraglia chiederci: «E ora? Adesso che succede?». Tornerà un altro inverno e cadranno mille petali di rose? Tranquilli. Per cantarlo alla Sinatra “The best is yet to come” o se preferite il mood Renzi prendete i popcorn e sedete in platea a godervi lo spettacolo che comunque ci vedrà protagonisti. Pesaro 2024 non è solo un brand mandato a memoria e ripetuto ormai in ogni occasione (come la petite robe noir di Chanel che va su tutto), ma è anche quella scadenza che, un po’ come l’orologio climatico, ci ricorda che, tic toc tic toc, l’anno prossimo la seconda città delle Marche va alle urne per scegliere il nuovo sindaco e la futura amministrazione quinquennale, che messa così evoca certi piani d’oltre cortina del secolo scorso. Mancano poco meno di 9 mesi e sarà una gestazione lunga, complicata e faticosa. La calma indugiante di fine estate è solo pura apparenza con i movimenti che si tessono sotto traccia, le schermaglie sono iniziate già da tempo, tanto che non ci sarà bisogno dei vaticini politologici del mago Otelma di turno per pronosticare su cosa verteranno i temi di una imminente ed estenuante campagna elettorale: il nuovo ospedale, le (in)compiute, il parco Miralfiore, la Capitale della Cultura. Più o meno tutte le questioni in ebollizione sono già state terreno di scaramucce, ma non è stata smerigliata l’artiglieria pesante. Il Pd su Muraglia non vuole lasciare spazio al centrodestra: ha già dato assaggio di sit-in e approfitterà di qualsiasi appiglio perché il vulnus sanità che è stato il tallone d’Achille della giunta Ceriscioli in Regione possa trasformarsi in un boomerang. Ma lo stesso Pd sa che non potrà permettersi e non saranno perdonati ulteriori ritardi nella mole di lavori aperti. E fra i tanti cantieri in itinere su tutti si eleva il Cantiere per antonomasia per cui è rispettoso usare la maiuscola: il vecchio Palas.

Il futuro PalaScavolini o come lo si vorrà battezzare dovrà essere terminato e fruibile e non un’infiocchettatura elettorale se non si vuole che da dote sontuosa si trasformi per il suo candidato sindaco in polpetta indigesta. Così la Capitale italiana della Cultura. Sul programma c’è attesa, e tanta: entro settembre (indicativamente tra il 23 e il 24 a voler giocare i numeri al lotto) sarà presentato negli aspetti di massima e si avrà un’idea di come potrà essere promozionalmente spendibile l’evocativo “La natura della cultura”. A fine gennaio ci sarà il passaggio del testimone da Bergamo-Brescia a Pesaro e i primi mesi saranno fondamentali per testare il gradimento. E poi c’è la questione dei candidati. Mentre aleggiano proposte e intenzioni di liste civiche - al momento in fieri ce ne sono un paio, una legata agli albergatori e l’altra agli ambientalisti - più o meno gravitazionali attorno a coalizioni più coagulanti, la partita da popcorn è quella tra Pd (con alleanza allargata) e cdx unito. Matteo Ricci, che una tantum ributta in campo la questione del terzo mandato per i sindaci per saggiare l’effetto che fa, ha già detto, ipse dikit, che il «centrodestra non toccherà palla» mentre FdI, Lega e FI quella palla la vogliono infilare eccome in porta, magari senza tempi supplementari (secondo turno). Non staremo qui a ricordare, almeno non troppo, che galloni si guadagnerebbero conquistando Pesaro che mai da Renato Fastigi (sindaco dal 1946) in poi ha ceduto a un’amministrazione che non fosse a sinistra e quanto, dopo Ancona, il Pd possa soffrire di una tripla sindrome di accerchiamento allargata a Regione e governo. Al momento si va di melina: il centrodestra sta corteggiando da mesi l’imprenditore Nardo Filippetti, ma al di là del blasonato nome della società civile, altri nomi (politici) non disdegnerebbero di (ri)provarci, oppure si potrebbe scommettere su una donna (finora la prima e unica donna candidata sindaco di una coalizione competitiva sulla carta è stata Roberta Crescentini quando nel 2014 provò a fronteggiare la corazzata del Ricci I). Sull’altro fronte Ricci ormai da qualche mese si è calato nei panni di Cornelia, la madre dei Gracchi, ben attento pubblicamente a restare in equilibrio quando presenta i suoi gioielli: Andrea Biancani e Daniele Vimini. Il primo è mister preferenze, il politico ovunque e dovunque, il secondo in questi anni è andato di rodaggio e comunque Ricci gli ha affidato responsabilità non da poco: tutto il dossier dei fondi Pnrr e, soprattutto, la Capitale della Cultura. Sì, settembre andiamo, è tempo di votare.

*Capo della redazione di Pesaro del Corriere Adriatico

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