Meglio un ospedale che due metà con le ambulanze ferme in coda

Meglio un ospedale che due metà con le ambulanze ferme in coda

di Mario Paci
3 Minuti di Lettura
Sabato 1 Aprile 2023, 06:55

Vania Carignani, la commissaria straordinaria della neonata Ast di Ascoli-San Benedetto (azienda sanitaria territoriale), come i suoi predecessori, non deve essere solo una esperta in materia sanitaria ma anche di trasporti. Perchè? Perché ogni giorno sul raccordo autostradale dell’ A14, meglio conosciuto come superstrada Ascoli-Mare, è un viavai di ambulanze che percorrono i 35 chilometri di distanza in direzione ospedale Mazzoni di Ascoli o Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto. Per scelta politica, infatti, si è deciso di non costruire un ospedale unico baricentrico, ma a questa legittima decisione attualmente non corrisponde un’adeguata copertura finanziaria e di personale medico e paramedico per le strutture sanitarie. È vero, i due ospedali sono rimasti in funzione, ma sono due mezzi ospedali, perché nel corso degli anni i reparti sono stati smantellati, accorpati e il personale sanitario decimato. Alcuni esempi? Se nella giornata di oggi, un sambenedettese viene colto da infarto, per un intervento di emodinamica urgente deve essere trasportato alla cardiologia di Ascoli; idem per chi si fa male ad un occhio (dopo le 16 e fino alle 8 non c’è più nessuno) o al quale deve essere applicato un catetere complicato, deve necessariamente rivolgersi al Mazzoni. Tragitto inverso, invece, quando è un paziente ascolano o dell’entroterra ad essere colpito da un ictus, ischemia o emorragia cerebrale e deve obbligatoriamente essere trasportato alla Stroke Unit della neurologia di San Benedetto. Non c’è, però, solo il percorso San Benedetto-Ascoli e Ascoli-San Benedetto da percorrere perchè gli ambulanzieri sono chiamati agli straordinari anche fuori provincia. Chiunque si debba sottoporre a una Ercp (colangiopancreatografia retrogada endoscopica, una procedura che utilizza sia un endoscopio sia i raggi X per studiare i dotti che portano all’intestino i succhi prodotti dal pancreas e la bile prodotta dal fegato, poi immagazzinata nella cistifellea) deve essere trasferito all’ospedale Murri di Fermo.

Per fortuna questo viaggio della speranza, almeno stando ai programmi, sarà evitato. Resta invece la destinazione fermana per le malattie infettive. Oggi in tutta la provincia picena c’è un solo medico, una volta c’era un reparto intero. Gli interventi di chirurgia vascolare non si fanno pùi: c’è solo un ambulatorio. Chiunque può immaginare i disagi che deve affrontare un paziente (e i suoi familiari/parenti), già provato per le sue precarie condizioni di salute. E ai pericoli legati alla salute si aggiungono quelli del traffico. Il trasporto d’urgenza dei pazienti avviene quotidianamente su una strada congestionata dal traffico dove da circa due anni sono presenti i cantieri dell’Anas con il restringimento della carreggiata. Per non sottacere i trasporti quotidiani a Torrette di Ancona. Chi ne risponderà in caso di incidente stradale? E di un temuto ritardo sui soccorsi/terapie? Poi ci sono le sbandierate specializzazioni e strumentazioni. Qui si entra nel capitolo delle promesse non mantenute. Come l’unità complessa per la radiologia interventistica o la nuova risonanza magnetica a San Benedetto mentre quella vecchia sistematicamente si rompe (con altri trasporti ad Ascoli). Intanto l’estate si avvicina con le sue migliaia di turisti pronte a invadere la costa (e purtroppo anche il pronto soccorso) ma il numero dei medici resta invariato. I disagi non investono solo la sfera dell’ utenza ma anche gli operatori sanitari perchè con l’accentramento di molti servizi amministrativi nel capoluogo, chi risiede sulla costa deve prendere l’auto per qualsiasi riunione o incombenza di servizio. È dunque questa la sanità che la classe dirigente politica picena ha in mente e ambisce? Una sanità “mobile”? E allora crogioliamoci con l’ospedale sotto casa ma senza più servizi. La salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente.

*Giornalista del Corriere Adriatico e caposervizio della redazione di Ascoli Piceno

© RIPRODUZIONE RISERVATA