Manca il lavoro, non i servizi. E così il cratere si spopola

Manca il lavoro, non i servizi. E così il cratere si spopola

di Donato Iacobucci
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Giovedì 18 Maggio 2023, 07:24

È stato di recente pubblicato nella collana di Questioni di Economia e Finanza della Banca d’Italia un lavoro di Davide Dottori, ricercatore presso la sede di Ancona, dedicato ad esaminare l’effetto del sisma del centro Italia del 2016 sull’andamento della popolazione nelle aree colpite. Il titolo del lavoro fa esplicitamente riferimento allo spopolamento dell’area poiché l’obiettivo principale del lavoro è di misurare quanto della diminuzione della popolazione osservata nell’ultimo quinquennio sia da considerare conseguenza degli eventi sismici. La risposta a questa domanda sembrerebbe scontata ma in realtà non lo è per diverse ragioni. La prima è che gli effetti a lungo termine degli eventi sismici sui territori colpiti, in termini di dinamica dell’economia e della popolazione, non sono necessariamente negativi. Nell’esperienza di terremoti italiani e di altri paesi i risultati sono differenziati: in alcuni casi positivi in altri negativi. L’impatto è sicuramente negativo nel breve periodo, cioè nei mesi immediatamente successivi agli eventi, ma può essere ribaltato a medio termine per effetto degli investimenti e degli aiuti associati alla fase di ricostruzione. Non è il caso dei comuni compresi nel cratere del sisma del centro Italia del 2016 per i quali fra il primo gennaio 2016 (ultima rilevazione prima degli eventi sismici) e il primo gennaio 2022 si evidenzia una riduzione della popolazione del 6,3%. In questo periodo, anche la popolazione fuori del cratere è diminuita, ma non della stessa entità; fra il 2016 e il 2022 la riduzione della popolazione italiana è stata dell’1,9%. Questo significa che nel cratere la riduzione è stata più di tre volte superiore alla media. Sembrerebbe ovvio ma, come ricordato sopra, questo effetto non è scontato e non è scontato che dipenda completamente dalle conseguenze del sisma. Il lavoro di Davide Dottori si propone proprio di misurare in che misura questa riduzione può essere attribuita al sisma ed in che misura a tendenze strutturali di altra natura. La popolazione nei comuni del cratere era, infatti, in diminuzione già prima degli eventi sismici, con un tasso del -0,3% all’anno fra il 2010 e il 2016. Mentre in Italia la popolazione è iniziata a diminuire dal 2015, nei comuni del cratere la tendenza alla diminuzione era già iniziata nel 2010. Davide Dottori utilizza tecniche econometriche sofisticate per stabilire in che misura la riduzione del -6,3% osservata dal 2016 al 2022 sia da attribuire agli eventi sismici e quanto alla tendenza strutturale alla riduzione. In estrema sintesi, ciò è fatto confrontando l’andamento dei comuni compresi nel cratere con l’andamento osservato in comuni con caratteristiche paragonabili. La conclusione dell’analisi è che l’impatto negativo sulla riduzione della popolazione dovuto al sisma è di -2,4 punti percentuali; cioè poco più di un terzo della riduzione complessiva. Questo implica che gran parte della riduzione della popolazione osservata nell’area ci sarebbe stata anche in assenza degli eventi sismici. Le cause di tale tendenza di fondo hanno origine da alcune caratteristiche strutturali dei comuni del cratere. Sicuramente l’altitudine superiore alla media e la localizzazione nelle aree interne. Ma il carattere forse maggiormente problematico è la bassa densità abitativa: 80 residenti per km2 contro i 304 della media italiana. La scarsa densità genera notevoli problemi per l’efficienza e l’efficacia dei servizi pubblici (trasporti, sanità, istruzione) ma anche minori opportunità per le attività private. Quest’ultimo aspetto non va sottovalutato. La principale causa alla base della tendenza allo spopolamento in queste aree non è tanto l’assenza di servizi pubblici, su cui si tende a concentrare il dibattito, ma la carenza di opportunità di lavoro che induce la popolazione giovane a lasciare l’area. L’analisi puntuale delle tendenze demografiche e delle loro cause è particolarmente rilevante per l’impostazione delle politiche di ricostruzione che dovranno essere adattate ad una situazione di declino strutturale della popolazione e, ancor più, alle problematiche di organizzazione e offerta dei servizi in condizioni di bassa densità abitativa. 

* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni

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