Ormai non c’è più nessuna zona franca, nello sport, che si possa sentire al riparo da episodi di intolleranza e violenza. Se un tempo stadi e campi di calcio - dove giocavano i grandi - erano lo sfogatoio dei peggiori istinti, scenari di insulti e aggressioni, cori razzisti e beceri di ogni tipo, adesso il contagio s’è diffuso un po’ ovunque, raggiungendo anche propaggini dello sport che sembravano costituzionalmente immuni. Basta riepilogare cos’è successo negli ultimi sei mesi nelle Marche, con il susseguirsi di episodi francamente inimmaginabili fino a qualche tempo fa. L’ultimo, domenica scorsa, ha riguardato addirittura il futsal femminile, nello scenario del PalaBadiali di Falconara, dove giocano le ragazze del Città di Falconara, club giovane ma già pluridecorato, con titoli anche a livello internazionale. La società falconarese ha subito chiesto scusa per le intemperanze di una frangia incattivita della propria tifoseria, che si è scagliata (con lancio di bottiglie e schiaffi) contro arbitri, cronometrista e commissario di campo della semifinale di domenica scorsa. «Cari amici arbitri, vi promettiamo che non ricapiterà più. Mai più», scrive il club delle Citizen nel suo profilo facebook. Ma affinché davvero non succeda più davvero, serve l’impegno di tutti, perché le brutte scene di domenica sera a Falconara non sono isolate, ma arrivano in fondo a una serie di episodi inqualificabili successi tra campetti di periferia e palestre. Ha colpito davvero che non sia rimasta al riparo da questa pessima deriva (per quanto incolpevole e pronta a chiedere scusa) anche una società simbolo dello sport dilettantistico marchigiano, quell’Aurora Jesi nata in un oratorio per l’impegno del parroco don Roberto Vigo e modello di sportività ed inclusione, nota non soltanto per aver dato maglietta e scarpini all’attuale ct della nazionale Roberto Mancini, agli albori della sua fantastica carriera di calciatore. «Sei nero, sembri una scimmia», s’era sentito gridare dagli spalti, durante una partita di calcio giocata nel febbraio scorso, un ragazzino di soli 13 anni, dalla pelle più scura dei compagni, in campo per la nuova Folgore contro l’Aurora Jesi, nella palestra di San Sebastiano. «Siamo feriti nell’orgoglio e nell’anima», aveva reagito il club jesino, multato di 500 euro.
*Caporedattore del Corriere Adriatico
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