Acqua e rifiuti, così i cittadini pagano i ritardi della politica

Acqua e rifiuti, così i cittadini pagano i ritardi della politica

di Lolita Falconi
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Sabato 25 Febbraio 2023, 07:21

Acqua e rifiuti. Sono due delle principali sfide (e spine), insieme a quella del potenziamento delle infrastrutture, che il Maceratese deve affrontare nel 2023. E i tempi, almeno per le prime due, sono piuttosto stretti se non si vogliono far ricadere sui cittadini le penalità delle mancate scelte della politica. I rappresentanti istituzionali del territorio maceratese hanno infatti finora sciupato diverse occasioni e opportunità di arrivare ad una soluzione condivisa in entrambi i settori e il 2023 si profila come l’anno cruciale per decidere le sorti di questi fondamentali servizi pubblici. Il problema è che i ritardi già accumulati rischiano comunque di danneggiare il territorio in modo importante. Partiamo da una panoramica di ciò che sta accadendo riguardo al servizio idrico. Da almeno cinque anni fioccano da più parti appelli per arrivare a un gestore unico per l’acqua nel Maceratese. Nel frattempo, in barba a tutto, continuano a operare sei gestori differenti: Apm, Atac, Acquambiente Marche, Assem, Assm, Astea. L’Aato 3, l’ambito territoriale che abbraccia buona parte dei comuni del Maceratese e sei dell’Anconetano, in soldoni, non ha ancora individuato un gestore unico del servizio idrico integrato, come invece obbliga la legge nazionale. Una società unica avrebbe fin qui consentito non solo una organizzazione più razionale, efficiente e efficace, ma anche di non perdere finanziamenti milionari per ammodernare le infrastrutture idriche. Investimenti a cui invece i gestori hanno dovuto e dovranno provvedere con proprie risorse. Non solo occasioni perse, però: è il futuro a preoccupare. Senza un accordo la gestione prossima, alla scadenza, potrà essere messa a gara ed essere quindi affidata anche a un privato. Un rischio che i sindaci, a parole, dicono all’unisono di voler scongiurare salvo poi non riuscire mai a trovare una soluzione condivisa. Solo rinvii su rinvii. Ora si profila all’orizzonte, secondo quanto riferito di recente da diversi amministratori (di diverse colorazioni partitiche) e dai rappresentanti del centrodestra (area politica che è maggioranza in Provincia e in molti comuni maceratesi), un accordo tra i sei che attualmente gestiscono il servizio, per formare una società consortile. Con questa formula, in buona sostanza, si unirebbero tutti i gestori dell’Aato3 in una società con un doppio scopo: da una parte mantenere pubblica la gestione dell’acqua e, allo stesso tempo, evitare di penalizzare gli altri servizi gestiti dalle sei realtà. Queste ultime, infatti, in gran parte sono multiservizi e gestiscono oltre che il servizio idrico, anche ad esempio la produzione di energia elettrica, le farmacie dei Comuni cui fanno capo, il trasporto pubblico urbano, la distribuzione del gas, i parcheggi ed altri servizi pubblici locali.

La società consortile dell’Ambito potrà essere partecipata da tutti i comuni dell’Aato3 e dalle sei società in modo da mantenere il presidio pubblico del servizio idrico. Altro obiettivo che i promotori di questa strada si prefiggono è la conservazione del personale dipendente che garantirà l’esperienza specifica in ogni territorio. Il percorso è stato avviato ma al momento non si vedono ancora i frutti. Il 27 febbraio c’è l’assemblea dell’Aato3: sarà la volta buona per fare qualche concreto passo in avanti? Problemi anche sul fronte dei rifiuti: la discarica di Fosso Mabiglia a Cingoli è già stata ampliata un paio di volte e da settembre non potrà più accogliere (salvo nuove proroghe?) i rifiuti della provincia di Macerata. Che andranno dove? Fuori provincia, sperando peraltro di non doversi allontanare troppo per non vedere lievitati costi che già saranno esorbitanti. Attualmente lo smaltimento in discarica a Cingoli costa circa 60 euro a tonnellata. Portando i rifiuti indifferenziati fuori l’aumento potrebbe oscillare tra il 50 per cento e il 100 per cento ovvero un surplus da pagare notevole per i cittadini. La forchetta dipende dalla distanza della discarica presso cui si andranno a conferire i rifiuti. Già, perché l’altra domanda è chi sarà disposto a prenderli? Le province più vicine sono Fermo e Ancona ma il Maceratese ha già usufruito del loro sostegno in passato e comunque sono entrambe già abbastanza piene. L’idea potrebbe essere Pesaro (che comunque è lontana) o addirittura guardare fuori regione. Il tutto solo perché da anni i sindaci dell’Ambito non riescono a prendere una decisione su dove collocare la nuova discarica. I siti idonei (una ottantina) sono stati individuati da almeno tre anni ma da allora, di rinvio in rinvio, sono nati in ogni zona comitati di residenti contro i rifiuti e sono sbocciati come funghi i ricorsi al Tar. Con i sindaci nel limbo, anche qui incapaci di decidere. Nessuno vuole la discarica. Così a pagare saranno, forse, tutti i maceratesi con tariffe che potrebbero schizzare alle stelle.

*Giornalista del Corriere Adriatico caposervizio della redazione di Macerata

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