Una serata trascorsa ad ascoltare, ad analizzare tormentoni, ché se sei giornalista questo capita di dover fare: ficcare il naso anche dove non vorresti, aprire le orecchie quando preferiresti tenerle serrate, le mani che premono forte. Se sei giornalista e se c’è la notizia capita di dover coltivare la tua parte masochista. E il ritorno in massa dei tormentoni è una notizia. L’anno passato marcarono visita, qualcuno ne fu lanciato, d’accordo, quasi tutti fecero un buco nell’acqua. Il ritorno in massa dei tormentoni parla del ritorno alla normalità. Non ci siamo ancora del tutto? Ma in quella direzione stiamo camminando, e se la curva dei contagi rialza, prudenza ma nessuna angoscia, calerà come sta calando dove ha rialzato prima, e senza che questa nuova ondata produca sfracelli. Se non arriva la Variante Fine di Mondo (parafraso Stanley Kubrick), l’orrido virus di sfracelli non ne produrrà più. Ci conviveremo come conviviamo con tanti suoi simili, tante ipotetiche malattie: senza filarcelo di striscio. Tormentoni 2021 allora. Un elenco di sicuro incompleto: abbiate pazienza, i tormentoni mi piacciono come le zanzare, a un certo punto non ce l’ho fatta più e ho smesso di investigare. 1) “L’allegria” di Jovanotti e Gianni Morandi. «Quanto è bella l’allegria»: Monsieur de La Palice avrebbe nulla da obiettare. È l’unico tormentone che insista a stufo sulla ripartenza. Il video è stato girato nel ranch di Valentino Rossi, che fa una comparsata. La musica accosta trame arabeggianti a una sorta di country romagnolo. Morandi canta con la mano fasciata, Jovanotti si occupa del cocomero, ballano tutti, anche i vecchi, allegri eppure sospetto non vedano l’ora che Morandi si taccia e qualcuno attacchi “Romagna mia”. 2) “Mille” di Fedez e Achille Lauro e Orietta Berti. Che dei tre è l’unica a saper manovrare la voce e non è affatto fuori posto almeno per quanto concerne l’atmosfera rétro e del pezzo e del video, si cita “Grease” e ci sono pure coreografie alla Esther Williams. Senso della canzone: il triangolo sì, e salutami a Renato Zero (e però: il triangolo con Orietta Berti?). Parole in libertà: «Vorrei darti un bacetto/ ma di un etto». Non sapevo i baci andassero a peso.
*Opinionista e critico cinematografico
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