Il ritorno dei classici tormentoni con l’Italia che si guarda indietro

Il ritorno dei classici tormentoni con l’Italia che si guarda indietro

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 30 Luglio 2021, 01:25

Una serata trascorsa ad ascoltare, ad analizzare tormentoni, ché se sei giornalista questo capita di dover fare: ficcare il naso anche dove non vorresti, aprire le orecchie quando preferiresti tenerle serrate, le mani che premono forte. Se sei giornalista e se c’è la notizia capita di dover coltivare la tua parte masochista. E il ritorno in massa dei tormentoni è una notizia. L’anno passato marcarono visita, qualcuno ne fu lanciato, d’accordo, quasi tutti fecero un buco nell’acqua. Il ritorno in massa dei tormentoni parla del ritorno alla normalità. Non ci siamo ancora del tutto? Ma in quella direzione stiamo camminando, e se la curva dei contagi rialza, prudenza ma nessuna angoscia, calerà come sta calando dove ha rialzato prima, e senza che questa nuova ondata produca sfracelli. Se non arriva la Variante Fine di Mondo (parafraso Stanley Kubrick), l’orrido virus di sfracelli non ne produrrà più. Ci conviveremo come conviviamo con tanti suoi simili, tante ipotetiche malattie: senza filarcelo di striscio. Tormentoni 2021 allora. Un elenco di sicuro incompleto: abbiate pazienza, i tormentoni mi piacciono come le zanzare, a un certo punto non ce l’ho fatta più e ho smesso di investigare. 1) “L’allegria” di Jovanotti e Gianni Morandi. «Quanto è bella l’allegria»: Monsieur de La Palice avrebbe nulla da obiettare. È l’unico tormentone che insista a stufo sulla ripartenza. Il video è stato girato nel ranch di Valentino Rossi, che fa una comparsata. La musica accosta trame arabeggianti a una sorta di country romagnolo. Morandi canta con la mano fasciata, Jovanotti si occupa del cocomero, ballano tutti, anche i vecchi, allegri eppure sospetto non vedano l’ora che Morandi si taccia e qualcuno attacchi “Romagna mia”. 2) “Mille” di Fedez e Achille Lauro e Orietta Berti. Che dei tre è l’unica a saper manovrare la voce e non è affatto fuori posto almeno per quanto concerne l’atmosfera rétro e del pezzo e del video, si cita “Grease” e ci sono pure coreografie alla Esther Williams. Senso della canzone: il triangolo sì, e salutami a Renato Zero (e però: il triangolo con Orietta Berti?). Parole in libertà: «Vorrei darti un bacetto/ ma di un etto». Non sapevo i baci andassero a peso.

La Coca-Cola bevuta con gusto e pure citata nel ritornello ha rilanciato la rissa tra il Codacons e Fedez, nervosetti entrambi anziché no. Come l’intero Paese, del resto. 3) “Shimmy Shimmy” di Giusy Ferreri e Takagi & Ketra. Qui le sonorità si fanno indiane, l’esotismo va sempre forte nei tormentoni estivi. «Far l’amore è come ballare/ sotto un cielo spettacolare»? Mi fido, ma a ‘sto punto rivaluto la rima cuore/amore. 4) “Mohicani” di Boomdabash e Baby K. Video ambientato fra le automobili ferme incolonnate. Della serie, «volevamo rifare l’incipit di “La La Land”, non ci era chiaro quanto fosse difficile». Questi vacanzieri già in viaggio devono ancora chiarirsi le idee. «Che ne pensi di un posto lontano?». Un attimo dopo però: «E tu chi sei/ bella come un’estate in Italia». Insomma, intendono dirigersi verso «un’isola deserta senza wi-fi» o a Porto Recanati? Ovviamente «voglio solo good vibes (buone vibrazioni, ndr)/ non pensiamo più a nulla». «Stanotte si balla». Sotto un cielo spettacolare, suppongo. 5) “Pistolero”. Un po’ reggae, un po’ western (e il video atmosfere western propone). Elettra Lamborghini mette alle strette il tizio s’immagina appena conosciuto: «Dimmi se sei un uomo vero/ un pistolero». Ok, s’è capito. Poi le cose divengono nebulose. «Io voglio un bandito con me/ che mi tratti come Beyoncé». Ma a Beyoncé il marito Jay-Z l’ha ricoperta di corna (stanno ancora insieme, per carità, e contenta lei contenti tutti). Davvero desideri le corna, Elettra?. Al verso «Te amo, te quiero, tequila» la faccenda è di nuovo cristallina: se non ti chiami Bukowski, meglio scrivere da sobrio. Fin qui tutto normale, dal fronte tormentoni. Non normale per niente, anzi inquietante, è il numero 7. “Notti magiche”. Nannini & Bennato 1990. Perché riesumare una ciofeca (sorry, non mi sono trattenenuto) vecchia di oltre 30 anni? Significa che l’Italia post epidemia affronterà il futuro guardando all’indietro, proprio come accaduto negli ultimi 30 anni? Facciamo di no, eh. Facciamo di no.

*Opinionista e critico cinematografico

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