Ogni volta mi sia capitato di trattare il fenomeno streaming, ho affrontato la questione secondo l’ottica delle (amate) sale cinematografiche: duramente colpite dalla diffusione delle (non odiate) piattaforme. Quanto accaduto fra martedì e mercoledì invita a cambiare il punto di vista e interrogarsi sul futuro delle piattaforme medesime. La notizia che ha sconvolto il panorama è il calo degli abbonati a Netflix nel primo trimestre di quest’anno. La prima contrazione un una storia fino a ieri costellata di soli successi. L’azienda si aspettava un incremento di due milioni e mezzo di abbonati: ne ha persi duecentomila. La guerra in Ucraina ha pesato ma fino a un certo punto. Gli abbonati calano un po’ ovunque: negli Stati Uniti, in Canada, in Europa. Segno positivo soltanto in Oriente: India, Filippine, Giappone. La Borsa ha reagito malissimo, mercoledì il titolo ha perso il 35%, il calo negli ultimi sei mesi è del 60%. Il mercato ha reagito malissimo anche perché da qui a fine 2022 Netflix prevede di perdere altri due milioni di utenti. L’amministratore delegato Reed Hastings ha annunciato le contromosse. La pubblicità non sarà più bandita dal network: chi tollererà qualche spot pagherà meno l’abbonamento. Un’altra misura riguarda la fruibilità dell’abbonamento medesimo. Oggi Netflix ha oltre 220 milioni di abbonati, ma grazie alla possibilità di condivisione viene vista da circa 320 milioni di persone. In 100 milioni guardano senza pagare: non sarà più possibile, non è sostenibile simile proporzione. Inoltre si sta studiando un nuovo algoritmo, più efficace nella profilazione dell’utente. La crisi di Netflix - crisi molto relativa, sia chiaro, stiamo pur sempre parlando del leader dello streaming, con fatturato in aumento del 10% e utili in calo del 6% e comunque pari a 1,6 miliardi di dollari, in crisi nera, strappandosi i capelli, ci sta piuttosto chi ha acquistato le azioni a 400, a 500, anche sopra i 600 dollari e se le ritrova a 226 (chiusura di mercoledì), ahia che botta - la crisi di Netflix, dicevo, è interessante in sé, per le fragilità che ha evidenziato in quella che sembrava una corazzata inarrestabile, ma più ancora per quel che racconta delle magnifiche sorti e progressive del settore streaming.
*Opinionista e critico cinematografico