Un’estate diversa dal solito a tutta campagna elettorale

Un’estate diversa dal solito a tutta campagna elettorale

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 29 Luglio 2022, 01:30

Un’estate a tutta campagna elettorale. Breve (per fortuna), furibonda, sudatissima. Perché non accompagnarla con qualche visione a tema? Ecco pochi titoli, perlopiù pescati nella produzione nazionale. 1) “Fantozzi subisce ancora”. Per tutti quelli che non hanno la minima idea su chi votare, e sono una legione: i sondaggi segnalano circa un 40% fra indecisi e orientati a disertare il seggio. Il Ragioniere per antonomasia è coscienzioso, vuole esercitare il diritto di voto con piena consapevolezza, ragion per cui in edicola acquista tutti i giornali incluso “Il commercio sardo”, quindi si barrica in una stanza di fronte a tre televisori per seguire ogni intervista, ogni dibattito. Informarsi è cosa saggia (voi non dimenticate mai di acquistare il Corriere Adriatico) ma quando è troppo è troppo, e partono le allucinazioni. La radio d’epoca gli rimanda voce d’epoca (un discorso di Mussolini) mentre dagli schermi Nilde Iotti lo insulta, Andreotti gli promette un “peggioramento economico quinquennale e progressivo”, Pannella lo invita a digiunare e pure Spadolini (che dal canto suo andrà a scofanarsi un “cotolettone panato” pure con le patatine). L’eccesso di esposizione alla propaganda politica porterà il Ragioniere a maturare una “personalissima” decisione che non rivelo, solo invito a non copiare, rimanga personalissima. 2) “Gli onorevoli”. Perché Totò è sempre Totò, e Antonio La Trippa - del Partito Nazionale per la Restaurazione - è uno dei suoi personaggi più leggendari (“Vot’Antonio, vot’Antonio vot’Antonio, vota La Trippa!”. Voce off: “Al sugo!”). E per non abboccare alle infinite promesse che già ci stanno piovendo addosso, stipendi e pensioni più alte, meno tasse, sussidi abbondanti e incessanti, si leggono cifre allucinanti manco i quattrini crescessero nel Campo dei Miracoli, e virus aboliti per decreto e crisi energetica scongiurata con uno schiocco delle dita, e siamo all’inizio della campagna elettorale, alle prime promesse, le prossime non potranno che essere più mirabolanti, le promesse si ingrossano come valanghe. Sentiremo cose che non avremmo mai osato immaginare, poi quella cosa dispettosa chiamata realtà presenterà il conto, e vabbè. (Precisazione cinefila. “Gli onorevoli” è composto di cinque episodi e gli altri quattro, pur meno esplosivi, meritano anch’essi). 3) “Bianco rosso e Verdone” che è ambientato sotto elezioni ma di politica non parla.

Per staccare un po’, dunque, e non incorrere nell’overdose fantozziana. Per ricordarsi che la politica è importante ma esiste anche “tutto il resto”, ed è ciò di cui parla Verdone. Un paio d’ore in compagnia della povera “Magda, tu mi adori?” e della mano di Mario Brega che “po esse fèro o po esse piuma” giovano all’umore. 4) “Don Camillo e l’onorevole Peppone”. Dove Peppone - Gino Cervi viene eletto deputato (anche grazie all’aiuto dell’arcinemico Don Camillo - Fernandel) ma all’ultimo rinuncia al seggio scegliendo di restare sindaco. Fa piacere rilevare che diversi amministratori locali han detto direttamente no al posto in lista per il Parlamento e porteranno a termine il mandato in Comune. Vale a dire, hanno anteposto all’ambizione personale (e l’ambizione non è affatto cosa cattiva: è la molla che ci spinge avanti) il senso del dovere. Capita mica spesso, e non solo in politica. 5) “Rocky 3”. E già che ci siamo “Rocky 4”. Che con le elezioni, nostre o altrui, c’entrano un bel nulla, ma son stati citati da esponenti politici. E qualcuno la citazione l’ha azzeccata, e qualcun altro un po’ meno, direi. Nulla da obiettare al segretario Pd Enrico Letta che da “Rocky 3” ha ripescato “gli occhi della tigre”: pretendendo solo candidati con quello sguardo lì, lo sguardo da vincente. Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci - non candidato, vedi sopra - volendo rilanciare, proprio a Letta ha detto quanto segue. “I sindaci del Pd sono già oltre “Rocky 3” e gli occhi della tigre. Siamo pronti a “Rocky 4” e a Ti spiazzo in due”. La frase non suona perentoria come pretenderebbe il sindaco. Si presta all’equivoco. Chi sarebbe il Pd? Rocky deciso a sconfiggere il favorito Centrodestra? Oppure Ivan Drago che salì sul ring per spiezzare e invece fu spiezzato lui? Le citazioni: maneggiarle con cura.

* Opinionista e critico cinematografico

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