La conversione postuma sulla via degli emoticon

La conversione postuma sulla via degli emoticon

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 21 Febbraio 2020, 10:50
Ci fu un tempo, e sembra preistoria, che le faccine dei messaggini dovevi fartele da solo. Faccine fatte a mano, via. Due punti e parentesi tonda: faccina triste o allegra. Due parentesi per amplificare allegria o tristezza. Punto e virgola per l’occhiolino. I forti produttori di faccine usavano anche il trattino, la chiocciola. Moltiplicavano i simboli. Non ero fra i produttori di faccine complesse. E quando ne ricevevo una, con fermezza chiedevo all’interlocutore di piantarla con quelle processioni simboliche. Non mi piacevano manco le faccine semplici, a dirla tutta. Intollerabile in sommo grado la faccina ridanciana messa lì a sottolineare la natura scherzosa del messaggio. Un malvezzo che perdura. Segnalare “questa è una battuta” azzera la carica comica di qualsiasi battuta, oltre a darti l’impressione che l’altro ti consideri scemo: incapace di cogliere l’ironia. Auspicavo l’estinzione rapida degli emoticon (o emoji). Confidavo si trattasse d’una moda passeggera, un’infatuazione collettiva fra le tante. Infatti. Oggi, le app di messaggistica istantanea che hanno soppiantato gli sms mettono a disposizione centinaia e centinaia di emoji. E a ogni aggiornamento ne propongono di ulteriori (peraltro anche gli sms forniscono faccine a volontà). Anche roba non così utile, potresti pensare. Ti chiedi a chi mai invierai l’emoji del cammello, se fra i tuoi contatti un cammelliere non c’è, né qualcuno che abbia compiuto turistiche scammellate nel Sahara o che so io. In questo momento, a mia disposizione trovo per esempio: un naso, una scarpa bianca, un pesce cicciotto marroncino che non saprei identificare, una spirale blu (sta per “vento”, e non ci sarei arrivato), una ciotola di riso, tre pallette (verde, bianca e rosa) trafitte da uno stecco (è un dolce cinese di cui ho letto e scordato il nome), una testa dell’Isola di Pasqua, oltre a faccine che coprono tutto lo spettro degli stati d’animo, quella furiosa mette in allarme, così rossa che se non si calma subito il cuore cede. Gli emoji si avviano a duplicare il mondo. Non è inimmaginabile il giorno in cui avremo un emoticon per ogni oggetto, per ogni concetto. Già oggi abbiamo la lingua degli emoji. È stata creata da Francesca Chiusaroli, linguista dell’Università di Macerata, Johanna Monti dell’Orientale di Napoli e dal ricercatore indipendente Federico Sangati. Ha il suo dizionario/traduttore multilingue EmojiWorldBot (vi si accede tramite Telegram), la sua sintassi (rigida: soggetto - verbo - oggetto), la paratassi prevale sull’ipotassi. Il progetto accoglie anzi sollecita i contributi dei membri della community. Il primo risultato rilevante è stata la traduzione in Emojitaliano del “Pinocchio” di Collodi. Non l’ho “letta” - ma lo farò - così come non ho controllato la versione emojitaliana della nostra Costituzione. In compenso, sto facendo scorrere sullo schermo del telefono “L’infinito” leopardiano con le faccine. Il titolo, facile tradurlo: con il simbolo matematico per infinito, l’8 rovesciato. “Sempre caro mi fu quest’ermo colle” viene trasformato in questo modo. Sempre (clessidra e 8 rovesciato) mi (omino) fu caro (apostrofo a segnalare il verbo e due faccine dalle gote arrossate e circondate da cuoricini) questo (dito indice che punta in basso) colle (montagnola più faccina maschile) ermo (una nuda roccia isolata tipo Grand Canyon). Da quella paginetta di simboli non sarei mai riuscito a risalire alla poesia leopardiana, e non tutte le soluzioni mi persuadono, vedi la campana barrata a rendere i (sovrumani) “silenzi”. Altre però sono bellissime: l’onda di Hokusai e la tromba d’aria quando “s’annega” (il pensier mio). E in generale, da lettore di lungo corso di Borges - se non conoscete “La lingua analitica di John Wilkins” nel volume “Altre inquisizioni” correte in libreria - non posso che festeggiare i primi passi di una nuova lingua artificiale. Riconoscendomi idiota per aver storto la bocca di fronte alla comunicazione con gli emoticon (purché non usati a segnalar lo scherzo, sia chiaro, su questo non cambio idea). Mi iscrivo alla community, voglio contribuire allo sviluppo della neolingua. E redigere un articolo solo con gli emoji. Piacerà o leggerete “Bastonate in redazione”?

*Opinionista e critico cinematografico
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