Che odio per chi è a Cannes, ma arriva Pesaro per rifarsi

Che odio per chi è a Cannes, ma arriva Pesaro per rifarsi

di Giovanni Guidi Buffarini
4 Minuti di Lettura
Venerdì 27 Maggio 2022, 10:35

Odio quelli che stanno a Cannes in questi giorni, mentre io a casa. Che si interrogano - vedi Marco Giusti in un pezzo apparso su Dagospia - se ancora abbia senso il gigantesco carrozzone, al tempo delle piattaforme, del cinema fruibile ovunque, del cinema che prende strade inedite, non che a Cannes non ne siano consapevoli e infatti il festival ha acceso un riflettore sui tiktoker. Che si fanno scrupoli morali e si domandano se sia opportuna l’aria di festa no-stop mentre in Ucraina si muore, ma intanto passano da un drink a un tappeto rosso, da una proiezione a un party, mentre io a casa. Che si lamentano e si imbufaliscono per il sistema d’acquisto dei biglietti online che nei primi giorni tendeva a impallarsi, e però poi si godono, e in lingua originale, i nuovissimi Gray e Skolimowski, Cronenberg e Loznitsa, e Baz Luhrmann e i Dardenne e, oltre a verificare lo stato d’ispirazione dei maestri più venerati, possono scoprire qualche talento clamoroso, e io mi devo far bastare Bellocchio (prima parte) e Martone (eccellenti, eh). Che, trovandosi tutti lì, sai le discussioni appassionate, le liti se del caso, a proposito di quel titolo e quell’altro, scorrendo le recensioni su un bel po’ di film c’è disaccordo radicale, leggi tutto e il suo contrario, Cronenberg avrà fatto un’opera senile o la summa del suo cinema?, e la curiosità mi si mangia ma chissà quanto dovrò aspettare per soddisfarla. Loro a Cannes, che i film se li vedono in sale strapiene, mentre qui da noi quasi sempre sale deserte, e ti assale la tristezza. Loro a Cannes, liberi dalle misure antiCovid, la mascherina se ti senti più tranquillo a indossarla la metti, altrimenti no (cronache e immagini raccontano che la usano in pochissimi). Liberi di innervosirsi per una coda lunga e pressata, dopo due anni d’abbacchiamento da distanziamento obbligato, un metro, anzi due metri, meglio ancora una pertica e rafforzata (rafforzare sempre, rafforzare tutto). Quelli a Cannes in questi giorni, quanto li invidio. Quanto li odio. Un po’ mi rassereno proiettandomi fra tre settimane, quando potrò imitarli, in contesto meno sgargiante meno assembrato e niente mise improponibili, in definitiva un contesto assai più di mio gusto.

Il 18 giugno si inaugura l’edizione numero 58 della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro. Sprotocollata, si spera: dal 15 giugno dovrebbe scattare il liberi tutti. È un pezzo che non vado a Pesaro, che non trovo il tempo. Quest’anno lo troverò a ogni costo. Intanto guardo e riguardo l’affascinante manifesto disegnato da Uolli (Tomas Marcuzzi), un accrocco meccanico composto dagli oggetti legati al cinema: il ciak, i popcorn, la pellicola, gli occhiali 3D (vecchio tipo: lente rossa lente blu), lo zootropio (un antesignano del cinema vero e proprio). Apertura in Piazza del Popolo con “E.T.” che compie 40 anni, e quella sera la piazza me la immagino strapiena, da arrivare con largo anticipo. Evento Speciale dedicato a Martone, l’opera omnia, ghiottissima opportunità di rivedere titoli amati (“Il giovane favoloso”, “Noi credevamo”, la copia restaurata di “Morte di un matematico napoletano”, dove Carlo Cecchi passeggia per Napoli come Favino in “Nostalgia” recensito oggi) e rintracciare perle segrete (quanti conoscono “Rasoi”, trasposizione dello spettacolo teatrale omonimo, Toni Servillo protagonista? E il documentario “Una storia Saharawi”?). I film del concorso non sono stati ancora resi noti. Sono quelli che mi interessano di più, le novità d’autori non di rado anche a me ignotissimi. I film intorno a cui il dibattito s’accende facile. Come adesso a Cannes, beati loro, e invece io bloccato qui. Dopo due anni di schermi domestici e in sala quattro gatti, sempre gli stessi, abbiamo voglia di discutere forte noi cinefili, occhi negli occhi e i volti smascherati. Riconoscerci affini al primo incontro, solo per avere apprezzato allo stesso modo una certa inquadratura. Scambiarci impressioni su registi che voi umani non avete mai sentito nominare. Accalorarci anche per futili motivi. Gettar per sbaglio l’occhio all’orologio e accorgerci che manca mica molto all’alba, e bisognerà pur dormire un paio d’ore. “Domani chi di voi viene a vedere il thriller col dentista killer?”.

* Opinionista e critico cinematografico

© RIPRODUZIONE RISERVATA