Tra Quirinale e crollo delle borse l’immagine del citì-genio al bivio

Tra Quirinale e crollo delle borse l’immagine del citì-genio al bivio

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 12 Novembre 2021, 10:30


Italia - Svizzera, e siamo a un bivio e sia pur non l’ultimo. Se si vince, si torna ai Mondiali dopo otto anni. Se si perde, e il cammino si complica e non poco e ci attendono mesi di sportiva strizza collettiva. Si pareggia, e tocca biscottare l’ultima partita sperando che gli svizzeri non biscòttino meglio la loro. L’analisi della partita la lascio a chi è più competente di me, sebbene io mi senta, come ogni italiano non digiuno di questioni calcistiche e come ogni italiano che di calcio non sa una beneamata mazza, Commissario Tecnico della Nazionale, chissà perché non retribuito per i consigli sulla formazione e i suggerimenti circa la strategia di gioco che davanti alla tv dispenso a piene mani per novanta minuti più recupero, tutte mosse risolutive, va da sé. Ciò che mi interessa analizzare sono i possibili effetti della partita sul futuro prossimo dell’Unico Commissario Tecnico retribuito. E del Paese intero. Da luglio, dalla notte di Wembley, Roberto Mancini è assurto al rango di Secondo Grande Taumaturgo d’Italia, giusto Draghi lo precede e solo in virtù della sua spiccata personalità, qualunque altro presidente del consiglio non riuscirebbe a fargli ombra. La sconfitta in Nations League non ha scalfito la sua popolarità, e d’altro canto chi se ne importa di vincere o perdere un torneo senza storia senza senso, creato solo per intasare ulteriormente il calendario così da tirar su un altro po’ di quattrini. Da sperperare: il calcio più incassa più ha i conti in rosso, per la serie Miracoli alla Rovescia. Gli applausi che gli sono stati tributati, Mancini se li è meritati tutti. Ha preso in mano una bagnarola e ne ha fatto una corazzata. La popolarità di cui gode può scandalizzare giusto qualche indignato in servizio permanente effettivo, quelli che «con tutti i problemi che abbiamo ci occupiamo del calcio!», come se concedersi una distrazione fosse colpa imperdonabile, come fosse di una qualche utilità rimuginare fisso sul Covid e l’economia e le ingiustizie del mondo e il destino del mondo, e sul calletto al proprio piede destro, che poi a parlare cinque minuti con alcuni di questi mesti & ingrugnati perenni scopri che è proprio il calletto molesto il centro delle loro riflessioni, della loro esistenza. Battendo gli svizzeri, Mancini rafforzerebbe la propria taumaturgica posizione. (Eccessiva? Sì, ma i vincitori negli sport più seguiti sono stati, sono e saranno idolatrati in ogni tempo in ogni luogo). E chissà, potrebbe sperare in un avanzamento di carriera con scarto di lato, ci torneremo su, pazientate qualche riga. Perdendo, cadrebbe dal piedistallo, e sarebbe un guaio per lui e sarebbe un guaio per noi, un guaio serio, non una delusione calcistica. Seguitemi e dite se non ragiono bene, come sempre. Mancini oggi è Testimonial di Tutto: della Regione Marche, di TimVision, di Poste Italiane, del vaccino contro il Covid, anche Bruno Vespa è ricorso a lui per lanciare la nuova stagione di Porta a Porta. Mancini oggi convertirebbe un vegano convinto al culto del porceddu sardo. Una eventuale sberla stasera, lo renderebbe d’un punto il testimonial più deleterio su piazza. Immagino lunedì Tim e Poste che crollano a Piazza Affari e si tirano dietro il resto del listino. Immagino la fuga dei clienti dalle due aziende. Immagino i Sibillini deserti di sciatori e gli habitué delle nostre spiagge cercare febbrilmente, per l’estate prossima, un ombrellone sul Trasimeno, un lettino sul ciglio di quella pozza presso Gressoney, «esci dal paese, prendi sulla destra, un chilometro e te la trovi sulla sinistra: incantevole». Immagino lunghe file nei centri vaccinali per svaccinarsi: «Certo che si può fare! L’ho letto sul gruppo Telegram e me l’ha confermato mio cugggino!». E Vespa costretto a chiudere dopo millemila anni. Non accadrà, tranquilli. Stasera metteremo il timbro per il Qatar sul passaporto e ce ne andremo a letto contenti. E fra qualche giorno qualcuno lancerà l’idea: perché non eleggere Mancini Presidente della Repubblica? Quale nome potrebbe raccogliere più consensi fra i partiti dissestati semidissolti? Disaccordo solo tra i giuristi: sulla costituzionalità o meno del doppio incarico fino al Mondiale. Boom d’ascolti per i talk show.

*Opinionista e critico cinematografico

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