Cosa ci lasciano gli Europei? 1) Innanzi tutto la Coppa, naturalmente. Attesa 53 anni. E tante belle serate normali. La partita, i commenti sulla partita, le clacsonate e le bandiere agitate e i coretti festanti. Imprudenti? Un po’, ma dovremo pur riprenderci la normalità, vivere ancora barricati in casa, ogni simile visto come una potenziale virale minaccia, non si può. 2) La botta di fortuna per le Marche. Che si ritrovano con il miglior testimonial possibile. Parliamoci chiaro, oggi Mancini riuscirebbe a convincere gli eschimesi calciofili ad acquistare ghiaccio, porterà di sicuro qualche turista in più dalle nostre parti. 3) Parlo di colpo di fortuna perché la fortuna, o il benefico influsso di Eupalla, un ruolo lo ha pur giocato nel trionfo. Due partite vinte ai rigori, una ai supplementari contro la non irresistibile Austria, e il Belgio, messo sotto dai nostri eroi alla loro migliore esibizione, le occasioni per pareggiare le ha avute. Ora, se qualcosa fosse andato storto, se, per dire, l’eccellente Dani Olmo avesse centrato la porta invece di provare a imitare i razzi in partenza per Marte e Morata non fosse stato colto da tremarella, Mancini sarebbe sulla graticola, più o meno arroventata, non sugli altari. E le Marche avrebbero puntato sul peggior testimonial possibile. 4) Il punto è che dovremmo valutare le prestazioni, e non solo i risultati. Se Mancini merita, e li merita tutti, gli elogi che lo stanno sommergendo, è per aver creato una vera squadra, dotata di un gioco, di una identità, sulle macerie ereditate. Questo è quanto si deve pretendere da un allenatore. Il risultato è poi frutto di fattori molteplici. Ovviamente non esiste possibilità alcuna che tal concetto ci entri nella testa. 5) La faccia tristerrima del principino George al termine della finale. Caro principino George, la vita è così per tutti, a volte ti fa masticare amaro. Sono contento tu abbia potuto scoprirlo l’altra sera, tutto sommato in un modo non troppo doloroso, era solo una partita di pallone. Ok, esco dalla modalità Paternalismo Ipocrita. Principino George, tiè! 6) L’immagine dei giocatori danesi che proteggono dall’occhio indiscreto della telecamera Christian Eriksen in viaggio verso il mondo dei più e riportato fra noi a viva forza. 7) Invece che delusione la mancata inquadratura del temerario (o della temeraria) entrato in campo durante la finale.
*Opinionista e critico cinematografico