Cosa ci lasciano gli Europei? Il ct Mancini e tanto ancora

Cosa ci lasciano gli Europei? Il ct Mancini e tanto ancora

di Giovanni Guidi Buffarini
4 Minuti di Lettura
Venerdì 16 Luglio 2021, 10:25

Cosa ci lasciano gli Europei? 1) Innanzi tutto la Coppa, naturalmente. Attesa 53 anni. E tante belle serate normali. La partita, i commenti sulla partita, le clacsonate e le bandiere agitate e i coretti festanti. Imprudenti? Un po’, ma dovremo pur riprenderci la normalità, vivere ancora barricati in casa, ogni simile visto come una potenziale virale minaccia, non si può. 2) La botta di fortuna per le Marche. Che si ritrovano con il miglior testimonial possibile. Parliamoci chiaro, oggi Mancini riuscirebbe a convincere gli eschimesi calciofili ad acquistare ghiaccio, porterà di sicuro qualche turista in più dalle nostre parti. 3) Parlo di colpo di fortuna perché la fortuna, o il benefico influsso di Eupalla, un ruolo lo ha pur giocato nel trionfo. Due partite vinte ai rigori, una ai supplementari contro la non irresistibile Austria, e il Belgio, messo sotto dai nostri eroi alla loro migliore esibizione, le occasioni per pareggiare le ha avute. Ora, se qualcosa fosse andato storto, se, per dire, l’eccellente Dani Olmo avesse centrato la porta invece di provare a imitare i razzi in partenza per Marte e Morata non fosse stato colto da tremarella, Mancini sarebbe sulla graticola, più o meno arroventata, non sugli altari. E le Marche avrebbero puntato sul peggior testimonial possibile. 4) Il punto è che dovremmo valutare le prestazioni, e non solo i risultati. Se Mancini merita, e li merita tutti, gli elogi che lo stanno sommergendo, è per aver creato una vera squadra, dotata di un gioco, di una identità, sulle macerie ereditate. Questo è quanto si deve pretendere da un allenatore. Il risultato è poi frutto di fattori molteplici. Ovviamente non esiste possibilità alcuna che tal concetto ci entri nella testa. 5) La faccia tristerrima del principino George al termine della finale. Caro principino George, la vita è così per tutti, a volte ti fa masticare amaro. Sono contento tu abbia potuto scoprirlo l’altra sera, tutto sommato in un modo non troppo doloroso, era solo una partita di pallone. Ok, esco dalla modalità Paternalismo Ipocrita. Principino George, tiè! 6) L’immagine dei giocatori danesi che proteggono dall’occhio indiscreto della telecamera Christian Eriksen in viaggio verso il mondo dei più e riportato fra noi a viva forza. 7) Invece che delusione la mancata inquadratura del temerario (o della temeraria) entrato in campo durante la finale.

Che ingiustizia. Uno si ingegna per aggirare la security, mette in conto d’essere corcato di mazzate a impresa compiuta, tutto pur di mostrare al mondo intero le opime chiappe franate o il cartello «Anche il Punteruolo Rosso è una creatura di Dio», e la regia televisiva risponde negandogli i quindici secondi di celebrità. Sei stato crudele, regista censore. 8) La rivelazione delle virtù taumaturgiche di Nicolò Barella. Segna contro il Belgio e d’un punto Ciro Immobile smette di giacere raggomitolato dolente al suolo, si rialza perfettamente risanato. Altro che Lourdes, altro che Padre Pio. Vi serve un miracolo? Andate da Barella. 9) Il che chiama una riflessione sugli innumerevoli commenti intorno al fairplay rinnegato dagli inglesi. Vero, hanno perso senza grande stile (e Sterling più che un bravo attaccante sembrava un aspirante tuffatore olimpionico). Qualche puntura di spillo se la meritano. Tirate moralistiche indignate, anche no. Medaglie di (magra) consolazione levate dal collo in fretta e furia se ne son viste in passato, e non erano colli inglesi. Applausi mancati ai vincitori, idem. E poi, che noia il moralismo spicciolo, il ditino puntato. Lo ricordo per primo a me stesso. 10) L’ultima ma non ultima, anzi la più preziosa eredità dell’Europeo itinerante e per la splendida Banda Mancini e per noi tutti trionfale, è la moda nuovissima della petizione popolare internettiana per ottenere la ripetizione delle partite dall’esito insoddisfacente. Dopo la finalissima di Wembley, in Inghilterra sono spuntate come funghi. Per i motivi più vari e giustamente deliranti. Alcune sottoscritte da quattro gatti, altre da centinaia di persone smaniose di rendersi ridicole, Internet alla bisogna si presta benissimo, lo sapevamo già. Mano sul fuoco, non è una moda destinata a esaurirsi. Prenderà piede.

*Opinionista e critico cinematografico

© RIPRODUZIONE RISERVATA