«Sono la Buca, inutile chiudermi». La storia di chi ci sarà per sempre

«Sono la Buca, inutile chiudermi». La storia di chi ci sarà per sempre

di Giovanni Guidi Buffarini
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Giovedì 26 Gennaio 2023, 13:26 - Ultimo aggiornamento: 13:36

La foto qui sotto, la firma qui sotto: non mi riguardano, non sono io, e grazie al cielo. Lo dichiaro subito, non son capace di mentire, anche concentrandomi finirei per tradirmi. A me mi piace vivere alla luce del sole, al crepitio della pioggia, farmi accarezzare dal vento. Posso tollerare di farmi ricoprire dalla neve, è così morbido l’abbraccio della neve, e comunque non dura tanto e dopo il piacevole intermezzo torno libera al sole e alla pioggia e al vento.

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A me mi piace vivere così, non so fare altrimenti e forse oltreché di fingere, occultarmi, consumare un furto d’identità con destrezza a regola d’arte, forse non son manco capace di scrivere in italiano, sfottete pure il mio italiano, gli “a me mi” e ogni altro sfondone dovrebbe - pardon, dovresse - sfuggirmi, non me la prendo, mi importa nulla delle vostre ironiche punzecchiature, del corretto italiano ancora meno. Sfottete ma leggete, lo dico nel vostro interesse, son poche righe dopotutto. Mi presento. Io sono la Buca. La Buca Madre, generatrice d’ogni Buca. Fattrice inesausta. Ho un messaggio per voi, umani che pensavate di leggere l’ennesimo sproloquio della fotina qui sotto, della firma qui sotto: e avreste (avrebbute?) solo perso tempo. Il mio messaggio è questo: arrendetevi. Smettetela di ricoprire, come dite voi, ma io dico di uccidermi, questa figlia e quella. Essete, pardon, essìte saggi: arrendetevi. Nel vostro interesse, soprattutto. Poniamo fine a questa guerra insensata.

 

Aprite gli occhi, non potete vincere, e io con chi capitola so esser generosa. Non potete vincere, ripeto, con le vostre asfaltature appaltate per anni “al massimo ribasso”, e cambia poco che nel 2022 siate passati ad assegnare i lavori “all’offerta economicamente più vantaggiosa”, che dovrebbe significare tener conto anche della qualità delle asfaltature medesime, ma non è vero, è sempre il prezzo a dettar legge: perché ciavéte le pezze ar.

Chi spende poco ottiene poco, cari nemici miei, dovresse (o dovrestre?) saperlo. Mi attappate alla bell’e meglio una fila di figlie? Piango ogni volta a dirotto, lacrime le più amare, lacrime di madre. Ma non mi piego, e figlie ne sforno di più. Chiedetemi scusa per tanto dolore e accettate le mie condizioni. Settanta e trenta. Il 70% di strade a me, e perciò tutte craterate in pianta stabile, ogni 20 anni potete rattopparle un minimo, pezzarle appena: al massimo ribasso, va da sé. Il 30% a voi: lisce come panno di biliardo, manutenzione continua e fatta bene. Davvero, non potete negare sia un accordo generoso. Oggi state messi peggio, le mie adorate figlie stanno ovunque, di più in una strada, di meno in un’altra. E quando qualcuno si gioca una caviglia o un ammortizzatore o un semiasse su una buca, può far causa alla pubblica amministrazione. Stretto l’accordo di cui sopra, il problema non si porresse più. Sulle Mie strade, sul 70% di strade tutte tempestate di buchette e solchi e voragini, basterebbe apporre il cartello: “Occhio, signori. Strada sotto il controllo della Buca Madre. Se ci passate uguale, azzi vostri, nessun danno sarà risarcito”. Sarebbe mica l’unico vantaggio. Qui ne elenco quattro, altri ne illustrerò durante i colloqui di pace. Fotina Quissotto era bambino quando si parlava di spostare su rotaia gran parte del traffico merci per ridurre l’inquinamento. Con il 70% di strade impercorribili, la cosa si farebbe, finalmente. E le auto private verressero usate molto di meno. Sulle strade occupate dalla mia progenie si potrebbe organizzare piuttosto un rally leggendario, da relegare la Dakar al rango di “garetta per tutti”. Immagino foto gigante sulla prima pagina della Gazzetta, e la didascalia: “Gruppo di piloti in preghiera prima della terrificante tappa di Via Conca, Torrette di Ancona. Sullo sfondo il notaio. Testamenti fatti”. (Via Conca dovete darmela, mi spetta di diritto). Le Strade di Madre Buca potreste metterle a reddito come attrazione turistica, le rovine piacciono. E magari una mia figlia impavida finirebbe con lo spingersi tanto in profondità da riportare alla luce, dopo secoli e anzi millenni, reperti archeologici inestimabili. Dai, deponete le betoniere, venite a me, firmiamo la pece. Vi conviene. Io, Buca, sono invincibile.

*Opinionista e critico cinematografico

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