La capacità di trattenere e attrarre popolazione è uno dei principali indicatori delle prospettive di sviluppo di un territorio. Per le aree economicamente avanzate uno degli indicatori che ha assunto particolare rilevanza è la capacità di attrarre studenti universitari. Il luogo di frequenza dell’università è quello nel quale si hanno le maggiori probabilità di proseguire nella carriera lavorativa. L’attrazione di studenti universitari non rileva, quindi, solo per l’impatto economico immediato quanto per quello a più lungo termine. I laureati costituiscono, infatti, un segmento particolarmente significativo dell’offerta di lavoro per le competenze che sono in grado di fornire alle imprese e alle istituzioni. La scelta della sede universitaria, soprattutto nel caso delle lauree magistrali, è dettata non solo dalla qualità degli atenei ma anche dal contesto sociale ed economico in cui essi sono inseriti e dalle occasioni di valorizzazione dell’investimento in formazione che essi possono offrire. Il fenomeno della migrazione di persone con elevata qualificazione è indicato con l’espressione di “brain drain”. I fenomeni di brain drain tendono ad essere sempre più anticipati al momento della scelta del percorso di studio. In Italia il brain drain di studenti universitari è particolarmente rilevante per le regioni meridionali, i cui atenei hanno registrato cali significativi di iscritti nell’ultimo decennio: -30% in Sicilia e Calabria; -22% in Puglia e Campania; -33% in Abruzzo. Anche le Marche non sono rimaste del tutto immuni dal fenomeno. Il totale degli iscritti agli atenei marchigiani ha seguito per la prima parte del decennio il trend negativo registrato a livello nazionale: successivamente il numero di iscritti è rimasto stabile, con un livello che nel 2022 era di circa il 10% in meno del 2011. Gli atenei regionali hanno perso di attrattività anche verso gli studenti marchigiani. Nel 2011 il 75% degli studenti marchigiani era iscritto ad un ateneo regionale. Seguivano nelle preferenze degli universitari marchigiani l’Emilia-Romagna con l’11% e il Lazio con il 4%. Nel 2022 la percentuale di studenti marchigiani iscritti ad atenei regionali si era ridotta al 66% del totale.
* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni