Gli atenei vanno, il territorio no. Ma attrarre studenti è centrale

Gli atenei vanno, il territorio no. Ma attrarre studenti è centrale

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 19 Aprile 2023, 06:35

La capacità di trattenere e attrarre popolazione è uno dei principali indicatori delle prospettive di sviluppo di un territorio. Per le aree economicamente avanzate uno degli indicatori che ha assunto particolare rilevanza è la capacità di attrarre studenti universitari. Il luogo di frequenza dell’università è quello nel quale si hanno le maggiori probabilità di proseguire nella carriera lavorativa. L’attrazione di studenti universitari non rileva, quindi, solo per l’impatto economico immediato quanto per quello a più lungo termine. I laureati costituiscono, infatti, un segmento particolarmente significativo dell’offerta di lavoro per le competenze che sono in grado di fornire alle imprese e alle istituzioni. La scelta della sede universitaria, soprattutto nel caso delle lauree magistrali, è dettata non solo dalla qualità degli atenei ma anche dal contesto sociale ed economico in cui essi sono inseriti e dalle occasioni di valorizzazione dell’investimento in formazione che essi possono offrire. Il fenomeno della migrazione di persone con elevata qualificazione è indicato con l’espressione di “brain drain”. I fenomeni di brain drain tendono ad essere sempre più anticipati al momento della scelta del percorso di studio. In Italia il brain drain di studenti universitari è particolarmente rilevante per le regioni meridionali, i cui atenei hanno registrato cali significativi di iscritti nell’ultimo decennio: -30% in Sicilia e Calabria; -22% in Puglia e Campania; -33% in Abruzzo. Anche le Marche non sono rimaste del tutto immuni dal fenomeno. Il totale degli iscritti agli atenei marchigiani ha seguito per la prima parte del decennio il trend negativo registrato a livello nazionale: successivamente il numero di iscritti è rimasto stabile, con un livello che nel 2022 era di circa il 10% in meno del 2011. Gli atenei regionali hanno perso di attrattività anche verso gli studenti marchigiani. Nel 2011 il 75% degli studenti marchigiani era iscritto ad un ateneo regionale. Seguivano nelle preferenze degli universitari marchigiani l’Emilia-Romagna con l’11% e il Lazio con il 4%. Nel 2022 la percentuale di studenti marchigiani iscritti ad atenei regionali si era ridotta al 66% del totale.

A salire in modo significativo sono state le preferenze verso gli atenei dell’Emilia-Romagna (+14%) e della Lombardia (+5%). Questi dati sono riferiti al totale degli iscritti, la cui composizione si muove più lentamente degli immatricolati al primo anno. Mancano, inoltre, gli studenti marchigiani iscritti a università estere (non rilevate nelle statistiche del nostro ministero) e cresciuti negli ultimi anni. Le uniche regioni che hanno visto aumentare in modo significativo il numero di iscritti universitari sono state l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Piemonte. La capacità di attrazione di queste regioni (e in particolare degli atenei di Bologna, Milano e Torino) riflette non solo la qualità dell’offerta formativa ma soprattutto la maggiore dinamicità dell’economia e del mercato del lavoro. Un dato particolarmente interessante a questo proposito è quello degli iscritti provenienti dall’estero. Il loro numero è rimasto invariato nella nostra regione, intorno alle mille unità, mentre è più che raddoppiato in Emilia-Romagna (da 2500 a oltre 5mila) e quadruplicato in Lombardia (da 3mila a oltre 12mila). È il risultato di politiche di attrazione messe in atto dagli atenei in stretta collaborazione con le città e le regioni. Chi governa i territori sa che l’impatto maggiore degli studenti universitari non è negli affitti e nella spesa corrente durante gli studi ma nei legami che essi stabiliscono con il territorio e nell’elevata probabilità che in quegli stessi territori essi consolidino progetti di vita e di lavoro. Le università regionali non hanno nulla da invidiare agli atenei italiani e stranieri quanto a qualità dei percorsi formativi; la regione e le città che ospitano gli atenei debbono, invece, migliorare nell’organizzazione dei servizi per gli studenti (mense, alloggi, trasporti, ecc.) e nei più generali fattori di attrattività. Arrestare il brain drain e attrarre studenti universitari è fondamentale per le prospettive di sviluppo della regione.

* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni

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