Come sempre uno dei temi maggiormente dibattuti della campagna elettorale è quello del fisco. Le proposte su cui si mette l’accento riguardano soprattutto la riduzione delle imposte. E’ comprensibile poiché è un argomento che piace agli elettori. Negli ultimi giorni sono comparsi diversi interventi di analisi delle proposte di riforma fiscale che cominciano ad essere abbozzate dai diversi schieramenti. Il tenore generale dei commenti è che si tratta di proposte eccessivamente ottimistiche rispetto alle effettive possibilità di attuazione.
Si mette in evidenza il fatto che per alcune proposte di riduzione fiscale mancano le coperture; cioè altre entrate con le quali compensare i mancati introiti. Sembra un paradosso; aumentare le imposte per finanziare interventi di riduzione di altre imposte. Il paradosso si spiega con il fatto di presupporre l’invarianza delle entrate complessive. Se si riduce qualche fonte di entrata occorrerà compensare la riduzione con qualche altra. Ciò è il risultato di un concetto relativamente semplice; le entrate fiscali trovano un immediato corrispettivo nella spesa pubblica. Se si vuole veramente ridurre il carico fiscale, e non solo spostarlo da una tipologia d’imposta ad un’altra, occorre ridurre la spesa pubblica. Lo stato può spendere più di quanto incassa dalle imposte contraendo debito. E’ una politica che il nostro paese ha percorso per diversi decenni con il risultato di accumulare un debito pubblico che in valore assoluto è il più alto in Europa e fra i più alti al mondo. E’ improbabile che si possa continuare in questa direzione e, anzi, avremmo bisogno di procedere in quella opposta; mantenere una spesa pubblica inferiore alle entrate in modo da rientrare progressivamente dal debito.
A maggior ragione qualunque intervento di riduzione della pressione fiscale non può che partire da un piano di riduzione della spesa pubblica. Piani di cui, per ovvie ragioni, non vi è traccia nei programmi elettorali: i tagli alla spesa sono molto meno ‘appealing’ dei tagli delle imposte. Ma in realtà non vi è possibilità di ridurre queste ultime senza ridurre la spesa. A meno che non si voglia spostare il carico fiscale da un’imposta all’altra e da una categoria all’altra.
*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni