La cartina dell’appartenenza regionale dei ministri del nuovo governo lascia per il momento bianche le Marche. Era improbabile attendersi una rappresentanza a questo livello; vedremo cosa succederà con la nomina di viceministri, sottosegretari e componenti le commissioni parlamentari. L’impatto della nuova legislatura sulle prospettive economiche della regione dipenderà però non solo, e forse non tanto, dai ruoli occupati dai parlamentari regionali quanto dalle politiche che saranno messe in atto e da come queste politiche influiranno sul sistema produttivo regionale.
Si può cercare di ottenere qualche indicazione a questo proposito esaminando i programmi elettorali della coalizione di centro-destra in tema di politiche industriali e di sviluppo; ambiti nei quali la coalizione che ha vinto le elezioni dello scorso 25 settembre sembra proporre un deciso cambio di rotta rispetto al passato. Ne sono testimonianza, fra l’altro, il cambio di nome di alcuni ministeri: il ministero dello sviluppo economico è stato ribattezzato delle imprese e del made in Italy; quello della transizione ecologica diventa ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica; il ministero delle politiche agricole diventa ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare. Molti commentatori hanno già sottolineato il fatto che la terminologia adottata per i nuovi ministeri esprime l’orientamento “sovranista” del nuovo governo.
E’ da questo orientamento che deriva il richiamo al “Made in Italy” nel ministero che dovrebbe occuparsi di sostenere il sistema produttivo italiano e il richiamo alla “sovranità alimentare” in quello relativo all’agricoltura. Anche nel caso della transizione ecologica si indica esplicitamente la sicurezza energetica, che rimanda direttamente al tema dell’autonomia delle fonti energetiche. A quest’ultimo proposito nel punto 11 dell’accordo di programma del governo di centro-destra si indica esplicitamente la realizzazione di un piano per l’autosufficienza energetica da attuarsi sia attraverso la diversificazione degli approvvigionamenti energetici sia attraverso l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Ammesso che il nuovo governo riesca a metterli effettivamente in pratica. Le difficoltà in questo senso sembrano emergere già dal confronto fra il programma elettorale di Fratelli d’Italia e quello della coalizione di centro-destra. Quest’ultimo è decisamente più generico e frammentato del primo poiché ha dovuto trovare un denominatore comune ai diversi programmi delle forze che compongono la coalizione. Nel programma di Fratelli d’Italia si fa esplicitamente riferimento alla necessità di impostare una strategia di politica industriale e se ne delinea una sufficientemente articolata, che fa perno sulla difesa e valorizzazione delle produzioni nazionali ma anche sul rafforzamento del sistema imprenditoriale attraverso misure dedicate alla crescita delle imprese e al sostegno all’innovazione. Il programma della coalizione appare su questi punti decisamente meno organico e più frammentato. Che si sia d’accordo o meno con i nuovi orientamenti di politica industriale, ciò che è rilevante per il sistema imprenditoriale è che siano realizzati con coerenza ed efficacia.
* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni
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