Contro la crisi serve più ingegno. L’Italia punti su ricerca e brevetti

Contro la crisi serve più ingegno. L’Italia punti su ricerca e brevetti

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 31 Agosto 2022, 11:14

Con una crisi energetica che sta mettendo in difficoltà numerose imprese e famiglie era inevitabile che la campagna elettorale finisse per essere fagocitata dai temi che insistono sull’attualità. E’ un peccato poiché il dibattito elettorale dovrebbe essere un’occasione di confronto sulle scelte di politica economica che fanno riferimento al futuro del paese a lungo termine. In questo ambito abbiamo più volte sottolineato l’importanza del sistema dell’istruzione e della ricerca, che però non sembra essere tema centrale dei programmi elettorali. L’Italia, come ci ricorda l’attuale crisi energetica, è un paese povero di materie prime e che ha sempre basato la produzione di ricchezza sulla creatività e sul lavoro. Proprio per questo è essenziale un sistema dell’istruzione e della ricerca all’altezza delle nuove sfide della tecnologia e dell’innovazione. Fra gli ambiti nei quali abbiamo accumulato ritardi vi è quello dei brevetti. I brevetti sono titoli di proprietà intellettuale relativi alle invenzioni, cioè a nuove idee suscettibili di essere applicate nella produzione di beni e servizi. Il titolare di un brevetto ha la possibilità di utilizzare in esclusiva la nuova tecnologia o cederla in licenza a chi avesse interesse ad utilizzarla. E’ di questi giorni la diatriba legale fra Moderna e Pfizer su alcuni brevetti relativi ai vaccini per il Covid-19. Negli ultimi decenni vi è stata un’esplosione delle richieste di brevetto a livello mondiale. Nel 2020 le domande di brevetto sono state oltre 3,3 milioni; erano meno di 2 milioni nel 2005. Questa crescita impetuosa ha anche ridisegnato le gerarchie. Gli Usa, che per oltre un secolo erano stati il primo attore a livello mondiale, avevano perso il primato nel corso degli anni ’70 a favore del Giappone. Lo hanno ripreso intorno al 2000 ma è stato un ritorno di breve durata poiché dal 2010 è la Cina ad avere il primato delle richieste di brevetto. Gli altri grandi protagonisti a livello mondiale sono la Corea del Sud e l’Ue, con valori che sono però un terzo di quelli Usa e un quinto di quelli cinesi. Se questa differenza è giustificata nel caso della Corea del Sud, la cui popolazione è un sesto di quella Usa, è meno giustificata la posizione dell’Ue che sta accumulando ritardi nella capacità di sviluppo delle nuove tecnologie, in particolare quelle associate alla rivoluzione digitale.

All’interno del contesto europeo la posizione dell’Italia è ancor meno confortante. Gli italiani sono noti come persone ricche di fantasia e creatività; ma a quanto pare queste doti non sembrano aiutarci nella generazione di invenzioni, o almeno in quelle meritevoli di protezione brevettuale. Nelle statistiche dell’Epo (lo European Patent Office) relative al numero di domande di brevetto per abitanti siamo agli ultimi posti, con un valore che è meno di un decimo di quello della Svizzera, un quinto di quello della Germania e la metà di quello della Francia. La spiegazione, ovviamente, non sta nella diversa creatività individuale ma nelle differenze strutturali della nostra economia in termini di settori di attività e dimensioni d’impresa. I brevetti sono associati all’attività di ricerca e sviluppo nella quale le piccole imprese fanno fatica ad investire in modo efficace. Negli ultimi anni vi sono state diverse azioni a livello nazionale e regionale per sostenere l’attività di brevettazione delle Pmi; la Camera di Commercio delle Marche ha istituito fin dal 2001 il centro Pat-Lib che svolge una continua attività di informazione e sensibilizzazione. E’ un terreno sul quale occorrerebbe agire a livello nazionale con maggiore decisione e continuità, sia per diffondere la conoscenza di questi strumenti sia per sostenere la brevettazione da parte delle Pmi. Nella società della conoscenza non è solo importante saper utilizzare le nuove tecnologie ma anche saperle sviluppare e saper proteggere adeguatamente le invenzioni; i brevetti saranno sempre più uno strumento decisivo in questo ambito. Sembra un argomento eccessivamente tecnico e di poco appeal per una campagna elettorale, ma è su questi terreni che si giocherà nei prossimi decenni la capacità dei paesi di continuare a produrre e distribuire ricchezza.

*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni

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