Misura e punti di riferimento per la qualità delle istituzioni

Misura e punti di riferimento per la qualità delle istituzioni

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 22 Settembre 2021, 01:30

È convinzione condivisa fra gli economisti che la qualità delle istituzioni svolga un ruolo determinante per le prospettive di sviluppo di un territorio e per il benessere delle popolazioni. Le istituzioni vanno intese in senso ampio e comprendono i sistemi di rappresentanza e di governo, l’amministrazione pubblica, le norme che regolano i rapporti economici e sociali, fino alle pratiche religiose e agli usi e costumi. Come si può facilmente immaginare la relazione fra questi aspetti e le misure di sviluppo e benessere di un territorio sono complesse. Inoltre, non è agevole stabilire cosa si intende per ‘qualità’ delle istituzioni e soprattutto fornirne una misura. Qualche passo avanti in questo ambito è stato fatto con riferimento alla pubblica amministrazione. Nel nostro paese, come in quasi tutti i paesi europei, la spesa pubblica conta per oltre il 50% del PIL. Inoltre, le amministrazioni pubbliche hanno un ruolo rilevante nella programmazione e nella gestione di alcune infrastrutture chiave fra le quali quelle di trasporto. L’efficienza e l’efficacia con la quale la pubblica amministrazione gestisce le risorse ha quindi un ruolo chiave nel determinare le possibilità di sviluppo di un territorio. Anche più dell’entità delle risorse investite. Ne sono prova gli scarsi risultati ottenuti dalle regioni del mezzogiorno nell’utilizzo degli ingenti fondi strutturali messi a disposizione dalla UE. Diversi studi empirici hanno dimostrato che il nostro mezzogiorno è fra le aree della UE nelle quali l’utilizzo dei fondi strutturali ha ottenuto i minori risultati in termini di sviluppo; una delle cause è individuata proprio nella bassa qualità delle amministrazioni pubbliche. Negli ultimi decenni sono stati fatti notevoli passi avanti nella definizione e nella misurazione della ‘qualità’ delle pubbliche amministrazioni, ai diversi livelli di governo: dai comuni ai ministeri. Anche in questo caso il modello di riferimento è quello della sostenibilità ESG (Environmental, Social, Governance). Fondazione Etica ha da alcuni anni sviluppato una metodologia per la misurazione della capacità amministrativa pubblica sulla base di una serie di indicatori.

Di recente è stato pubblicato il report relativo agli indicatori di capacità amministrativa per i 109 comuni italiani capoluogo di provincia. Le variabili prese in considerazione riguardano il bilancio (sostenibilità del disavanzo, capacità di riscossione e di spesa, ecc.), la governance (open data, digitalizzazione, ecc.), la gestione del personale, la numerosità e qualità dei servizi resi ai cittadini, la gestione degli appalti e i rapporti con i fornitori, l’ambiente (gestione dell’acqua e dei rifiuti, verde urbano, ecc.). Nel complesso sono considerati una cinquantina di indicatori riferiti alle diverse aree e aggregati in un indice sintetico che va da 0 a 100. Il comune con il rating maggiore è Reggio Emilia con 77, seguito da Prato e Bologna (unici tre a superare quota 70). Il peggiore è Agrigento con un rating di 14. Fondazione Etica assegna la sufficienza ai comuni che hanno un valore da 50 in su, mentre considera deboli quelli da 40 a 49 e scarsi quelli sotto i 40. I comuni capoluogo marchigiani non brillano nella classifica. L’unico sopra la sufficienza è Pesaro ma con il valore minimo di 50. Ancona è a ruota con 49, al limite superiore dei comuni considerati deboli. Seguono Ascoli Piceno che con 42 si mantiene nella fascia dei deboli, mentre Macerata e Fermo (con 38 e 36) sono nella fascia degli scarsi. Come ricordato nella premessa dello studio, lo scopo di queste classifiche non è quello di fornire pagelle ma di mettere a disposizione informazioni utili per intervenire e migliorare. Ogni comune può misurare e confrontare la propria performance nelle diverse aree o per i singoli indicatori; e decidere su quali aree intervenire prioritariamente. Si tratta di interventi quanto mai essenziali in vista dell’ingente quantità di risorse in arrivo ai comuni dal PNRR. Rimane infatti valida l’affermazione fatta all’inizio: ciò che conta ai fini delle prospettive di sviluppo non è l’entità della spesa ma come si spende e per questo migliorare la capacità amministrativa è fondamentale.

* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni

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