È di evidenza immediata e generale quanto lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie digitali stia cambiando la nostra vita quotidiana: dal modo con il quale lavoriamo all’interazione con le persone e con l’ambiente che ci circonda. Non c’è ambito della società o dell’economia che non sia investito dalla rivoluzione digitale. Ne sono influenzate anche le istituzioni pubbliche e il modo con il quale si struttura la partecipazione dei cittadini alla vita politica. Ancor più rilevanti, anche se meno visibili, sono i cambiamenti nei processi di produzione e distribuzione dei beni e dei servizi per i quali si parla esplicitamente di una nuova rivoluzione industriale. Utilizzare in modo efficace le tecnologie digitale sarà fondamentale poiché da ciò dipenderà non solo la competitività del sistema produttivo ma anche la possibilità di ridurre l’impatto ambientale delle nostre attività. Per questo il sostegno alla diffusione delle tecnologie digitali figura fra le priorità dell’Unione Europea che ha fissato specifici obiettivi da raggiungere per il prossimo decennio. Al fine di misurare il grado di digitalizzazione dell’economia e della società la Ue ha sviluppato un apposito indice, il Desi (Digital Economy and Society Index), che sintetizza una serie di indicatori relativi al grado di digitalizzazione delle imprese, della popolazione e del settore pubblico. Nell’ultima rilevazione l’Italia si posiziona al ventesimo posto (su 27) con valori al di sotto della media Ue in quasi tutti gli indicatori ed in particolare in quelli relativi alle competenze delle persone e alla connettività. La distanza dalla media Ue non è elevata ma questo non può consolarci. Sulla digitalizzazione è tutta l’Ue ad aver accumulato ritardi. Nel confronto internazionale la Ue è in coda ai principali paesi industrializzati. Anche considerando i primi paesi europei per grado di digitalizzazione non si sopravanza il livello degli Usa, che guidano la classifica. Il ritardo accumulato dall’Ue (e a maggior ragione dall’Italia) non riguarda solo l’adozione delle tecnologie ma anche il loro sviluppo. Su alcune tecnologie chiave, come l’intelligenza artificiale o la cybersecurity la competizione a livello internazionale è estremamente accesa e l’Ue si trova nella condizione di dover recuperare terreno rispetto ai principali competitor: Cina e USA.
*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni