Dalle dimensioni delle aziende alle perplessità sul “fare rete”

Dalle dimensioni delle aziende alle perplessità sul “fare rete”

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 7 Ottobre 2020, 11:05
Nell’intervento di lunedì scorso su questo giornale Sauro Longhi ha posto l’attenzione su un tema di grande rilevanza per l’economia della nostra regione: il collegamento fra dimensione d’impresa e innovazione. Sauro Longhi sottolinea che la diffusione delle micro e piccole imprese è una caratteristica strutturale della nostra regione che continua a caratterizzarsi per una notevole vivacità imprenditoriale, seppure in affievolimento nell’ultimo decennio. Qualunque siano le ragioni della prevalenza delle piccole e piccolissime imprese è questa la dimensione nella quale si esprime gran parte dell’imprenditorialità italiana e marchigiana, in tutti i settori. Quando consideriamo la capacità innovativa la piccola dimensione costituisce allo stesso tempo un elemento di potenziali vantaggi ma anche di potenziali svantaggi. I vantaggi sono associati alla flessibilità e reattività delle piccole imprese alle nuove opportunità della tecnologia e del mercato. Una reattività che è enfatizzata nel caso delle nuove imprese (le start-up). In alcuni casi le start-up sono state il traino di nuovi cluster territoriali e settoriali. E’ appena il caso di ricordare che gran parte degli attuali leader nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Microsoft, Apple, Google, Amazon, Facebook per citarne alcuni) sono tutte nate come start-up, fondate da giovani alla prima esperienza imprenditoriale piuttosto che come costole di grandi imprese. Preservare la vivacità nella nascita di nuove imprese è fondamentale. Ho più volte ricordato in queste pagine che questa vivacità è in affievolimento, in Italia e nelle Marche, e occorrerebbe un maggiore impegno per invertire questa tendenza. Ben venga, quindi, un ulteriore aumento del numero di nuove e piccole imprese. La questione è che ben poche (per non dire quasi nessuna) di queste imprese ha propensione e interesse per la crescita. Salvo quella necessaria a raggiungere la dimensione minima per garantirsi la sopravvivenza. Una volta “assestati” su questa dimensione di crociera si preferisce mantenere la posizione piuttosto che mettere a rischio il modello organizzativo e di governance consolidato. Il risultato è che la dimensione media delle imprese marchigiane è inferiore ai 10 addetti per quelle manifatturiere e si attesta su dimensione inferiori nel caso dei servizi, anche quelli avanzati come l’Ict. Con Sauro Longhi condivido la convinzione della rilevanza di questi due settori, manifatturiero e servizi avanzati, per l’economia regionale. Condivido meno la strada da lui indicata per compensare gli svantaggi della piccola dimensione nell’ambito dell’innovazione. Sauro Longhi cita alcuni importanti strumenti di politica per l’innovazione di recente messi in atto in ambito italiano e regionale: i Digital Innovation Hub e i Competence center nell’ambito del piano nazionale di Industria 4.0 e le piattaforme tecnologiche nell’ambito della strategia regionale di specializzazione intelligente. Tutte queste iniziative prevedono una partnership pubblico-privato e, soprattutto, la collaborazione fra più imprese attorno alle esigenze di sviluppo tecnologico e formazione delle risorse umane. E’ la strada, nuova nelle finalità ma non nel metodo, della collaborazione fra imprese indipendenti per il soddisfacimento di esigenze comuni: in questo modo si raggiungono adeguate economie di scala e si superano gli svantaggi della piccola dimensione. Sulla carta è la soluzione ottimale: preserva i vantaggi della piccola dimensione, poiché ogni impresa rimane indipendente, e ne supera gli svantaggi poiché si condividono le risorse per affrontare un problema comune. Ho più volte espresso perplessità sul “fare rete”: un metodo ottimo sulla carta ma che nell’esperienza passata è generalmente risultato poco efficace. Spero che il mio sia un eccesso di pessimismo e mi auguro che le iniziative prima citate possano rappresentare un punto di svolta in questo ambito. La situazione lo impone. Nel frattempo sarebbe opportuno anche potenziare gli strumenti per favorire la crescita dimensionale delle imprese: incentivi alle aggregazioni e alle fusioni delle imprese esistenti e finanza innovativa per la crescita delle start-up. 

*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coord. Fondazione Merloni
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