L’affollata (e inutile) lista di priorità contro l’urgenza della formazione

L’affollata (e inutile) lista di priorità contro l’urgenza della formazione

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 10 Febbraio 2021, 05:35

Nei suoi ultimi interventi pubblici il presidente del consiglio Incaricato, Mario Draghi, ha insistito sull’importanza del capitale umano e della formazione come leva fondamentale per lo sviluppo e, più in generale, per affrontare le grandi sfide dell’innovazione che le nostre società si troveranno ad affrontare nei prossimi anni. C’è da augurarsi, se il tentativo di formare un nuovo governo avrà esito positivo, che queste indicazioni si tradurranno in un’effettiva priorità. Occorrerà per questo superare un vizio consolidato nelle azioni di politica economica nel nostro paese che è quello di non riuscire mai a darsi delle priorità. Ovvero, si parla di priorità ma sempre declinate al plurale, in numero generalmente elevato e quasi mai con un chiaro ordine. Il principio sembra nobile: quello di non dimenticare nessuno; ma il risultato è disastroso: non essendoci effettive priorità si spendono risorse senza ottenere risultati. Il tema della formazione e diventata un’assoluta priorità; conseguenza di una sottovalutazione che dura da decenni e che ha provocato una situazione non più sostenibile per il nostro paese. Delle cui conseguenze, a quanto pare, non ci rendiamo ancora del tutto conto. Le statistiche sui livelli di istruzione del nostro paese, che si tratti di aspetti quantitativi o qualitativi, ci pongono agli ultimi posti dell’UE a 27. Se dall’Europa allarghiamo lo sguardo al mondo stiamo pericolosamente scivolando dal gruppo dei paesi avanzati a quello dei paesi emergenti. Con l’aggravante che mentre molti di questi ultimi stanno salendo di posizioni noi le stiamo progressivamente perdendo.È un vero paradosso per un paese che vanta la più grande concentrazione di patrimonio storico e culturale ma che trascura di coltivare adeguatamente la formazione e l’istruzione dei propri cittadini. Da una popolazione maggiormente istruita, a parità di altre condizioni, è lecito attendersi un generale miglioramento della vita civile. Il tema dell’istruzione non è però solo una questione di civiltà o di domanda di cultura. Da qualche decennio che siamo entrati in quella che è stata definita ‘economia della conoscenza’; un’economia cioè nella quale la conoscenza, in particolare la conoscenza scientifica, costituisce il fattore chiave.

La produzione, la trasmissione e l’utilizzazione della conoscenza dipendono dai livelli di istruzione e di competenze delle persone. Per questo abbiamo bisogno di far crescere rapidamente sia la percentuale di persone che arrivano ai livelli più elevati di istruzione sia di elevare la qualità dei processi formativi. Il nostro paese eccelle in attività produttive, come quello della moda e del design, che richiedono elevati livelli di creatività. Sempre più spesso però anche queste produzioni necessitano di tecnologie sofisticate; sia nella produzione (si pensi ad esempio ai nuovi materiali) sia nelle attività di marketing e di vendita (di pensi alle applicazioni dell’intelligenza artificiale). In questi casi la creatività non è sufficiente; occorrono persone qualificate e sufficientemente istruite. Il livello di istruzione è fondamentale poiché le competenze diventano rapidamente obsolete e occorre non solo avere livelli di qualificazione elevata ma anche essere capaci di apprendere, e rapidamente, nuove competenze. Una capacità che è strettamente legata ai livelli di istruzione. Uno studio pubblicato di recente dall’ISTAT sul modo con il quale le imprese hanno reagito all’emergenza da COVID-19 ha diviso le imprese fra statiche e proattive. Le prime sono state poco capaci di reagire e attendono semplicemente il passaggio della crisi; le seconde hanno attuato comportamenti attivi per reagire e prepararsi alla nuova situazione. Indipendentemente dal settore e dalla dimensione le imprese proattive hanno livelli di scolarizzazione della forza lavoro maggiori delle statiche. La relazione fra istruzione e capacità di cambiamento vale per le imprese ma vale anche per la pubblica amministrazione. È vero che il nostro paese ha molti problemi da affrontare, ma l’istruzione, sia dei giovani sia delle persone adulte è un’assoluta priorità. Se non la affrontiamo sarà difficile risolvere anche gli altri problemi. 

*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coord. Fondazione Merloni

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