I momenti di crisi sviluppano nuovo spirito imprenditoriale

I momenti di crisi sviluppano nuovo spirito imprenditoriale

di Donato Iacobucci
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 28 Ottobre 2020, 04:05

La scorsa settimana la Fondazione Aristide Merloni ha presentato il rapporto sull’imprenditorialità nelle Marche, che fa annualmente il punto sull’avvio di nuove imprese nella regione. La nascita di nuove imprese è un fenomeno rilevante per il contributo esse forniscono all’introduzione di innovazioni e alla crescita della produttività e dell’occupazione. Come è facile intuire, le tendenze rilevate per l’ultimo decennio e per l’anno in corso sono orientate al negativo. Prendendo a prestito lo spirito imprenditoriale proviamo però a concentrarci sulle opportunità future piuttosto che sui problemi del passato. I momenti di crisi e di cambiamento sono quelli più adatti per chi ha spirito imprenditoriale poiché sono quelli che offrono le migliori opportunità; più rischiose ma proprio per questo potenzialmente più remunerative. In questa ottica dal Rapporto della Fondazione Aristide Merloni si può trarre una buona notizia, anzi ottima. Le Marche continuano ad essere una delle regioni con la più elevata densità di start-up innovative; si tratta di nuove imprese che operano in settori ad alta intensità di conoscenza, costituite in prevalenza da giovani con elevati livelli di formazione. La notizia è ottima per due ragioni: la prima è che queste imprese introducono importanti novità nel panorama imprenditoriale della regione; la seconda è che manifestano la propensione imprenditoriale, cioè al rischio e all’impegno, delle nuove generazioni. Sappiamo tutti che le Marche sono la regione dei distretti manifatturieri; degli imprenditori venuti dalla ‘gavetta’, cioè dall’esperienza e dall’impegno maturato sul lavoro; dei prodotti ‘belli e ben fatti’ che si richiamano alla grande tradizione artigianale; e dei settori in cui queste caratteristiche si esprimono al meglio: la moda innanzitutto e i prodotti per la casa. Ma sappiamo anche che questo modello, di grande successo nei decenni passati, è inevitabilmente destinato a cambiare. Il successo è per definizione riferito al passato e per poterlo mantenere occorre proiettarsi continuamente nel futuro. D’altra parte, ciò che ha caratterizzato la storia recente di questa regione non è stata la fedeltà ad un modello ma la capacità di cambiamento.

Le Marche degli anni ’70 erano completamente diverse da quelle dell’immediato dopoguerra; e quelle attuali ancora diverse, nell’articolazione economica e sociale, da quella degli anni ’70. Le Marche dei prossimi decenni dovranno reinventarsi di nuovo, cogliendo le opportunità delle grandi trasformazioni in atto nell’economia e nella società, in Europa e nel mondo: trasformazioni guidate in primo luogo dalla rivoluzione digitale e dalla crescente consapevolezza per la sostenibilità ambientale. Le start-up innovative sono le imprese che più di altre sembrano in grado di sfruttare le opportunità offerta da queste trasformazioni; e possono costituire anche un’importante risorsa di cambiamento e di innovazione per le imprese già affermate. Queste ultime, proprio perché più strutturate, fanno a volte fatica a cambiare e a cogliere le nuove opportunità. La partnership con le start-up innovative può facilitare l’acquisizione di nuove idee e di nuove competenze. Ovviamente, i cambiamenti sono dolorosi dal punto di vista sociale, soprattutto quando avvengono in maniera repentina. Per questo occorre muoversi in un difficile equilibrio fra l’incoraggiamento alle novità e la mitigazione degli effetti del cambiamento. Il patrimonio di competenze industriali ereditato dal passato è straordinario ma la sua valorizzazione non può limitarsi alla sua salvaguardia. Al contrario, occorre accelerare nella trasformazione e il sostegno alle start-up dei nostri giovani è sicuramente una delle strade da percorrere. Sappiamo che molti dei nostri giovani laureati cercano fuori dalla regione le opportunità per valorizzare il proprio talento e le proprie competenze. Qualcosa di simile può avvenire anche per le start-up innovative, attratte dalle grandi città italiane o europee che offrono contesti imprenditoriali più favorevoli al loro sviluppo. E’ un rischio che dobbiamo evitare rafforzando l’ecosistema regionale a sostegno dell’avvio e dello sviluppo delle start-up innovative.

*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coord. Fondazione Merloni

© RIPRODUZIONE RISERVATA