La scorsa settimana è stato pubblicato il Rapporto Gem (Global Entrepreneurship Monitor) per l’Italia. Il Gem è il principale strumento di rilevazione dell’attività imprenditoriale a livello mondiale. Per l’Italia il rapporto è curato dal Centro per l’Innovazione e l’Imprenditorialità dell’Università Politecnica delle marche con il sostegno della Fondazione Aristide Merloni. L’aspetto rilevante dell’indagine Gem è che essa è basata su una metodologia comune a livello internazionale così da consentire il confronto fra i paesi. L’attività imprenditoriale è rilevata sia considerando le persone coinvolte nell’avvio di una nuova impresa sia quelle che ne hanno da poco avviato una. Dopo la brusca caduta osservata nel 2020, l’attività imprenditoriale è cresciuta in modo consistente nel 2021 tornando ai valori massimi osservati nell’ultimo decennio. Ciò che è rilevante non è però l’andamento congiunturale ma il confronto del dato strutturale. Da molti anni l’Italia risulta fra i paesi con il più basso tasso di attività imprenditoriale. E la differenza non è di poco conto. Nell’ultimo decennio la percentuale di popolazione adulta coinvolta in un’attività imprenditoriale in Italia non ha mai superato il 5%, rispetto ad una media Ue vicina al 10% e valori negli Stati Uniti e nel Canada che si avvicinano al 20%. Dovrebbe essere superfluo ribadire quanto sia rilevante l’attività imprenditoriale ai fini dello sviluppo e dell’innovazione. Se pensiamo alle Marche, l’eccezionale fase di crescita che ha caratterizzato la regione nella seconda metà del secolo scorso ha avuto come motore principale proprio il rigoglio di nuova imprenditorialità, che si è attività in modo diffuso nella regione, soprattutto nelle attività manifatturiere. Le Marche rimangono una regione con una vivacità imprenditoriale superiore alla media nazionale ma è una posizione che non può consolarci poiché, come appena notato, la media italiana è decisamente insoddisfacente nel confronto internazionale. Non è un caso che il nostro paese è da oltre vent’anni fanalino di coda fra i paesi industrializzati per tasso di crescita e capacità innovativa; la scarsa vivacità imprenditoriale è allo stesso tempo causa ed effetto di questa situazione.
*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni