Il 19 gennaio 2022 è stata una data importante nell’iter di istituzione del brevetto unitario europeo. Da quella data è iniziata la fase di applicazione provvisoria del Tribunale Unificato dei Brevetti, al termine del quale (circa 8 mesi) il nuovo sistema brevettuale potrà considerarsi operativo. Immagino la reazione del lettore: penserà che la notizia sia di scarsa rilevanza per l’attualità politica ed economica italiana e che si tratti di un argomento per addetti ai lavori. Proverò a dimostrare il contrario. Da qualche decennio siamo entrati in quella che viene etichettata come economia della conoscenza. E’ chiamata così poiché l’attività di produzione e applicazione della conoscenza scientifica e tecnologica, in particolare quella che deriva dall’attività di ricerca e sviluppo, è diventata fondamentale in tutti gli ambiti dell’economia e della società. E sono quindi diventati altrettanto rilevanti gli strumenti di protezione e valorizzazione della conoscenza; fra questi i brevetti che sono lo strumento di protezione delle invenzioni, cioè della conoscenza applicata alla produzione di beni e servizi. Non è un caso che le domande di brevetto a livello mondiale hanno conosciuto una vera e propria esplosione negli ultimi decenni passando da circa 1 milione all’anno nel 1995 a 2 milioni nel 2010 per superare i 3 milioni dal 2016. In questo contesto il nostro paese, e le Marche ancor di più, stanno accumulando un ritardo che rischia di risultare penalizzante per le prospettive di crescita futura della nostra economia. L’Italia continua a pensarsi come un paese popolato di persone creative e di geniali inventori; al di là delle percezioni siamo anche il secondo paese manifatturiero nella UE. Ciò però non trova riscontro nei brevetti richiesti e ottenuti da inventori e titolari italiani. Nel 2020 le domande di brevetto all’Epo (European Patent Office) provenienti dall’Italia sono state 4.608, all’incirca lo stesso numero della Svezia che ha un sesto della nostra popolazione. Nello stesso anno le domande provenienti dalla Svizzera sono state oltre 8.000; quelle dalla Francia hanno superato le 10.000; quelle dalla Germania oltre 25.000.
*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni