La politica sbagliata di Alitalia lascia a terra l’aeroporto Sanzio

La politica sbagliata di Alitalia lascia a terra l’aeroporto Sanzio

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 10 Agosto 2022, 09:24

Il Corriere Adriatico di venerdì scorso ha dato notizia dell’ennesimo slittamento nella riapertura dei collegamenti aerei fra l’aeroporto delle Marche e i principali hub italiani di Roma e Milano. Molti si saranno chiesti la ragione della difficoltà a ripristinare il collegamento con Roma, principale aeroporto nazionale, mentre in questi anni è stato sempre garantito il collegamento con l’aeroporto di Monaco, anche con più voli giornalieri. I due aeroporti sono simili per dimensione, con un traffico di passeggeri annui intorno ai 50 milioni.

Sembra improbabile che i marchigiani abbiano così tanti interessi turistici e di lavoro per Monaco da giustificare un traffico che negli anni pre-pandemia era di oltre 100.000 passeggeri all’anno mentre dal 2017 non vi sono più voli per Roma. Oltre che essere di dimensioni simili gli aeroporti di Monaco e Roma sono entrambi grandi hub internazionali, cioè punti di concentrazione e di transito per i voli intercontinentali. Perché allora così tanti voli verso Monaco e nessuno per Roma? La risposta va cercata nella diversa presenza di compagnie aeree di riferimento che operano in questi due hub. L’aeroporto di Monaco è uno dei principali hub di Lufthansa (insieme a Francoforte). Lo è diventato anche in seguito al disastro combinato con Malpensa per cui Lufthansa ha colto al volo la possibilità di appropriarsi di buona parte del ricco mercato del centro-nord Italia. Il Terminal 2 dell’aeroporto di Monaco, che ha iniziato le attività nel 2003, è utilizzato esclusivamente da Lufthansa e dalle società associate alla rete Star Alliance (che fa capo a Lufthansa) ed ha una capienza di circa 25 milioni di passeggeri annui. Il terminal è stato costruito con il contributo di Lufthansa e la società che lo gestisce è posseduta al 40% da Lufthansa. Un’area del terminal è dedica ad Air Dolomiti, società ora controllata da Lufthansa, che è stata fra i principali partner nella raccolta di traffico dal centro-nord Italia e che ha operato per molti anni anche i voli da e per Ancona. Lufthansa gestisce direttamente, o indirettamente tramite i suoi partner, oltre metà del traffico passeggeri dell’aeroporto di Monaco.

Per questo ha tutto l’interesse a preoccuparsi dei collegamenti con gli aeroporti minori attraverso i quali si garantisce la domanda per i voli internazionali.

La gran parte dei passeggeri che utilizza il volo Ancona-Monaco non è infatti diretta a Monaco ma transita per Monaco diretta ad altre destinazioni, in Europa o nel mondo. In questa prospettiva, Lufthansa (a differenza di Alitalia) non ha fatto la guerra alle piccole compagnie locali ma, come nel caso di Air Dolomiti, le ha utilizzate in una logica di partnership per espandere la domanda sui voli a più lungo raggio. E’ così che Monaco è diventato nel tempo uno dei principali hub aeroportuali europei. L’aeroporto di Roma Leonardo da Vinci ha la stessa dimensione di passeggeri di Monaco ma con la differenza fondamentale di non avere una compagnia aerea di riferimento. Sulla carta quest’ultima doveva essere Alitalia, la cui quota sul traffico aereo nazionale è invece calata continuamente anche perché nel tempo ha puntato a difendere le posizioni di monopolio sulle destinazioni nazionali piuttosto che sviluppare la rete dei collegamenti internazionali. Il risultato è che il suo ruolo nei collegamenti internazionali da Roma Fiumicino è diventato nel tempo sempre più marginale a vantaggio delle compagnie low cost nei collegamenti verso i paesi europei e di altre grandi compagnie internazionali nei collegamenti extra-europei. In assenza di un vettore di riferimento manca l’interesse ad assicurare i collegamenti fra l’hub di Roma e gli aeroporti minori. Il vettore che operasse questi collegamenti non riuscirebbe a giovarsi della possibilità di collegamenti verso altre destinazioni, in particolare i voli intercontinentali che sono i più remunerativi. Di qui la necessità di sovvenzionare il collegamento. Il disastro Alitalia non solo è costato miliardi di euro ai contribuenti italiani ma ha anche determinato una situazione di svantaggio per gli aeroporti minori del nostro paese per la difficoltà ad assicurare i collegamenti al principali hub nazionale.

*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni

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