Lo stupro psicologico (o interiore) di chi non rispetta la dignità

Lo stupro psicologico (o interiore) di chi non rispetta la dignità

di Don Aldo Buonaiuto
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Domenica 27 Agosto 2023, 07:00

In questi giorni si parla ripetutamente di stupri materiali omettendo di dire che sono preceduti da quelli psicologici e interiori. Chi abusa è a sua volta espressione di una “non cultura” che nega il rispetto della dignità umana e non riconosce la sacralità della vita. Il problema dei nostri ragazzi sono gli adulti. Vedere questi figli che si ritrovano addirittura a stuprare in gruppo delle innocenti e ingenue coetanee come se fosse un divertimento, dovrebbe inquietare tutte le agenzie educative. Invece si respira tanta, troppa indifferenza, poca indignazione. Scontiamo la condizione cronica di un’età adulta “perennemente adolescente” e narcisisticamente incapace di fornire anticorpi valoriali e comportamenti indispensabili a combattere una comunicazione social così degradata da esaltare crimini universali come la violenza sui minori. Questa società sembra assuefatta a queste cronache che di fatto sono raccapriccianti. I primi a difendere gli errori dei nostri ragazzi, a sottovalutare le loro azioni, sono i genitori. Chissà, forse anche il loro fallimento li porta nel sentirsi in colpa a relativizzare azioni e comportamenti di una gravità inaudita. Trascorrendo molto tempo con questi figli mi accorgo e non smetto mai di stupirmi delle loro immense fragilità. Questi giovani vivono profondamente soli, non si sentono capiti né amati e proprio all’interno delle mura domestiche ricevono tanti traumi e ferite che spesso non si rimarginano. Loro piangono a dirotto quando aprono il loro cuore ed esternano tutte le loro paure. Le violenze che esprimono, quando verbalmente e quando con gesti inauditi ed estremi, sono il loro grande grido inascoltato. Avevano bisogno di sentirsi compresi e amati e invece attorno a sé hanno incontrato solo riferimenti deludenti e anche sconcertanti. Tanti sono gli adulti affogati in egoismi così accecanti che neanche si rendono conto della loro assenza di fatto e di aver spinto le nuove generazioni verso gli abissi del nulla. Il panorama più squallido lo vediamo nei famosi social e dai cosiddetti “influencer del nulla e dell’effimero” che, speculando sulle loro fragili menti, si fanno complici del sistema più orrendo di questa epoca: uccidere l’anima. Almeno ci provano, appunto, sistematicamente inveendo con rabbia su chi prova a creare un pensiero, una riflessione profonda sui valori, un esame di coscienza per cambiare rotta, una revisione di vita da condividere con qualche saggio. I “punti di riferimento” sembrano scomparire. Vedi gli anziani così ridicoli che vogliono fare i giovanotti e i bambini che vengono conciati da adulti. I genitori, le scuole e tutte le realtà educative sembrano imbalsamate, sole, impaurite e incapaci di rispondere a questo tsunami di violenza collettiva. Il danno, impossibile da quantificare di una educazione sentimentale e sessuale inquinata dalla pornografia dilagante e tanto facilmente accessibile dai minori, incombe come un macigno su quella che il Santo Padre ha chiamato “catastrofe formativa”, a simboleggiare l’abisso in cui è precipitata una contemporaneità che mercifica persino i sentimenti e l’eros. Siccome “Deus Caritas Est” (Dio è amore) ridicolizzare le relazioni di coppia è il peggior sfregio a una collettività che ha smesso di tramandare possibilità e orizzonti di condivisione a dei giovani che rischiano di smarrirsi nel mare infestato di pericoli e sirene capaci di allontanarli dalla giusta rotta. Come Papa Francesco ha ribadito a milioni di giovani presenti e collegati da tutto il mondo alla GMG di Lisbona, l’umanità rischia l’implosione per lo sgretolamento individuale e comunitario delle creature prima ancora del creato: perciò come il paradigma evangelico di Maria ed Elisabetta insegna, dobbiamo affrettarci a rilanciare il bene che in ogni angolo del pianeta continua ad alimentare opere sociali, progetti familiari, iniziative solidali. Fare della propria vita un capolavoro è il mandato più forte che un adulto responsabile può trasmettere a una gioventù assetata di testimoni credibili perché nulla è davvero perso finché ci si impegnerà per il bene comune nella convinzione che “il male non avrà l’ultima parola”.

*Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

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