La pandemia allontana Halloween per recuperare la cultura della vita

La pandemia allontana Halloween per recuperare la cultura della vita

di Don Aldo Buonaiuto
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Domenica 25 Ottobre 2020, 05:05

Quest’anno il “fenomeno Halloween” passerà sicuramente in sordina per la recrudescenza della pandemia che sta drammaticamente espandendosi in Italia e in tutto il globo. Restano ugualmente, però, i pericolosi effetti di questa pseudo festa, promossa da coloro che, più o meno implicitamente, ne decretano il successo rendendola, di fatto, una sorta di revival del neo-paganesimo in aperto contrasto col cristianesimo. Il pensiero magico-esoterico cerca di imporsi coprendo, infamando e screditando il messaggio della Chiesa di Gesù Cristo e illudendo l’uomo di essere dio di sé stesso. Halloween, proposto sotto forma di gioco per ragazzini, promuove, in molti casi, la diffusione dell’occultismo che presenta come innocua “ricorrenza” un antico rito druidico, il Samahin, dedicato al dio della morte. Non a caso la formula pronunciata dai bambini di estrazione anglosassone “trick or treat”, tradotta in italiano con “dolcetto o scherzetto”, originariamente significa “maledizione o sacrificio”. E la zucca, che ha la forma di una testa di morto, rappresenta l’irlandese errante Jack O’ Lantern, che secondo la leggenda ha fatto un patto con il diavolo e non trova pace né in inferno né in paradiso. È questo il background della ricorrenza di Halloween, quella che gli esoteristi addirittura definiscono il “capodanno”, la festa più importante dell’anno per i seguaci di satana. Per il mondo dell’occulto, subdolo e strisciante – che non aspetta momento migliore per esaltare il maligno – la partecipazione, anche indiretta, a questo grande rituale collettivo ha il significato di ingraziarsi il principe delle tenebre e della morte. Vengono adescati così nuovi adepti, potenziali o effettivi, grazie all’attrazione che il macabro esercita specialmente nei confronti dei giovani e degli adolescenti. Il fenomeno di Halloween può rappresentare l’ennesima occasione di scristianizzare la società, facendo del tutto per impedire l’adorazione di Dio e la formazione ai veri modelli e valori della vita. La santità, la purezza, la carità, l’armonia, sono costrette a lasciare il posto a immagini di morte e di sangue, a personaggi e oggetti mostruosi, a messaggi distorti e lugubri, formando e riformando la nostra cultura ad accogliere il male come se fosse un “bene” e rifiutando il Bene del cristianesimo come superato e fuori moda.

Già si vedono nella nostra società i segni nefasti di questo mondo oscuro che cattura i giovani portandoli a vestirsi di nero, ad ascoltare la musica satanica, a frequentare locali dark, a tatuarsi i simboli del male. Non è giusto arrendersi e restare inermi a subire quella che non è solo una “tendenza” apparentemente inarrestabile, ma soprattutto un chiaro attacco alla nostra storia e religione. Alcune realtà della Chiesa, senza il timore di essere bollate semplicemente come bigotte, hanno deciso di dare il buon esempio, a cominciare dal rifiuto di festeggiare Halloween promuovendo la ricorrenza di Ognissanti in antitesi a occultismo e violenza. Il ricordo dei santi e la commemorazione dei defunti – quel filo invisibile che unisce i vivi alle persone scomparse attraverso le preghiere per le anime, le Messe in suffragio e le visite al cimitero – sono l’occasione per riflettere sul mistero della morte nella prospettiva della Resurrezione e come nascita all’immortalità, dove coloro che hanno vissuto in osservanza alla Parola di Dio, alla luce del suo Amore, potranno vivere la pienezza della gioia eterna. È necessario, anzi urgente, recuperare e promuovere una cultura della vita, che, con la sua bellezza, offra esempi e modelli di speranza. Passiamo dallo squallore di volti deformati da maschere grottesche alla luce del cammino vissuto dai santi, uomini e donne che hanno amato il Creatore e le creature in modo incredibile divenendo un punto di riferimento per tanta gente! Certamente molti tra educatori, insegnanti, catechisti, genitori, religiosi e sacerdoti dovrebbero chiedersi se sono infiammati da una sana passione per infondere e trasmettere le meravigliose virtù della santità o se, invece, restando in silenzio, sono diventati complici di un mondo che vuole imporre sempre più l’assenza di Dio.

*Associazione Comunità papa Giovanni XXIII

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