30 luglio, in ginocchio davanti alle giovani vittime della tratta

30 luglio, in ginocchio davanti alle giovani vittime della tratta

di Don Aldo Buonaiuto
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Lunedì 31 Luglio 2023, 07:27

roprio nei giorni scorsi ho avuto il dono di condividere con i nuovi laureati dell’Università Politecnica di Ancona un momento di grande soddisfazione: vedere poste sul capo dei giovani neolaureati le corone di alloro realizzate dalle nostre ragazze, vittime della tratta, accolte in una casa rifugio della Giovanni XXIII. Il Magnifico Rettore Gian Luca Gregori ha voluto che la nostra comunità potesse essere presente a questo evento universitario che promuove il futuro delle nuove generazioni. L’ho ringraziato pubblicamente sia per aver aiutato Ghadi, un giovane universitario giunto dal Libano nella speranza di curarsi e guarire da una malattia terribile che invece ha infranto i suoi sogni, sia per averci permesso di dare voce ad altri giovani, donne apparentemente invisibili, che nel loro recente passato desideravano studiare e realizzare analoghi percorsi interrotti dall’inaudito mercato degli esseri umani. Anche l’altra sera, sulla statale di Porto Sant’Elpidio e nelle vie storiche del mercimonio della nostra regione, ho incontrato queste vittime, “donne crocifisse”, inchiodate al più atroce dei destini. Dinanzi a una tale situazione diventa fondamentale riaffermare l’intangibile dignità della vita umana in ogni fase e condizione. “Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli”, scrive il Premio Nobel Nelson Mandela. Il 30 luglio è una data simbolicamente forte perché oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale contro la tratta degli esseri umani. Parliamo di una commemorazione appunto “internazionale” perché lo scandaloso traffico di innocenti riguarda tutte le nazioni del globo e cioè i paesi di origine, transito e destinazione. Questo crimine universale vede decine di milioni di uomini, donne e bambini schiavizzati da gravi forme di sfruttamento, tra le quali il lavoro forzato e l’asservimento sessuale. Papa Francesco testimonia senza sosta il valore della dignità umana di fronte alle condizioni di povertà e ingiustizia che favoriscono le nuove schiavitù. Secondo l’Onu, infatti, il 35% delle vittime della tratta ha meno di 18 anni: per tre quarti di genere femminile. L’assoggettamento limita crudelmente ogni libertà e “rende i nostri fratelli e sorelle oggetti da usare e scartare”, avverte il Pontefice. L’esistenza umana non ha prezzo e quindi anche vendere il corpo non potrà mai essere considerato un lavoro, come ripeteva incessantemente don Oreste Benzi, l’infaticabile apostolo della carità che ci ha insegnato a soccorrere e accogliere quelle che chiamava “le nostre sorelline”. Dal Concilio Vaticano II, in sei decenni, tutti i successori di Pietro hanno avuto la forza profetica e l’umiltà di chiedere perdono per le colpe del passato. Avrebbe un altissimo significato se i potenti della Terra rendessero giustizia alle vittime della tratta. Reggere rettamente le sorti dei popoli significa appellarsi alle loro pulsioni più elevate e nobili, non assecondarne gli istinti peggiori. Quanti responsabili della vita pubblica, ad esempio, si rendono autenticamente conto che quelle ragazze seminude in strada hanno la stessa età e gli stessi diritti di quelle figlie e nipoti che loro accudiscono con totale dedizione? Per una volta, e sarebbe davvero un gesto rivoluzionario, siano loro, come hanno fatto i Papi, a inginocchiarsi ai piedi delle croci viventi che nelle vene hanno lo stesso sangue di sacra dignità ma che hanno avuto l’infausta sorte di nascere, crescere, vivere senza la libertà, la verità, la condivisione che realmente ci rendono umani. Sarebbe decisivo che tutte le organizzazioni che a livello mondiale si battono contro la tratta, si ritrovassero sulla richiesta di una moratoria internazionale, come è accaduto per la pena di morte, così da mettere immediatamente fuori legge, in qualunque forma e sotto qualsiasi mascheramento, l’acquisto di esseri umani, l’utilizzo del corpo in qualunque forma (dalla gestazione per altri al traffico di organi). Le vere rivoluzioni, come insegnano tre millenni di “visioni utopiche”, sono come un granello di neve in montagna: possono dare origine a una valanga!

*Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

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