«Sono troppi, ormai, i volti umani sofferenti di questa crisi climatica: oltre ai suoi sempre più frequenti e intensi impatti sulla vita quotidiana di numerose persone, soprattutto delle popolazioni più vulnerabili, ci si rende conto che essa è diventata anche una crisi dei diritti dei bambini e che, nel breve futuro, i migranti ambientali saranno più numerosi dei profughi dei conflitti». È il messaggio che Papa Francesco ha rivolto ai leader mondiali riuniti a Glasgow per la 26esima Conferenza delle Parti alla Convenzione-Quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici (Cop26). I capi di tutte le Nazioni del mondo si stanno incontrando nella città scozzese nella speranza di arrivare a dei risultati concreti per l’attuazione degli obiettivi stabiliti nell’Accordo di Parigi e nella medesima Convenzione. A quanto pare alcune decisioni importanti sono già state raggiunte: l’impegno a stroncare la deforestazione entro il 2030 mettendo sul tavolo impegni finanziari; la riduzione delle emissioni di metano del 30%, sempre entro il 2030; l’ingresso in campo di donatori privati nella lotta al surriscaldamento del pianeta; gli aiuti ai Paesi più vulnerabili per favorirne la transizione verde. Ciò non toglie che bisogna sempre tenere alta la guardia per queste e altre questioni aperte, al fine di salvaguardare la nostra casa comune cercando di rimediare agli obbrobri del passato. In questi giorni si sta svolgendo una grande maratona mondiale di preghiera nella quale tanti cristiani delle varie parti del pianeta, si uniscono virtualmente e anche in presenza a Glasgow, come per la Messa di oggi o per la veglia notturna di preghiera nella chiesa di Saint Aloysius e il pellegrinaggio a Kelvingrove Park dei giorni scorsi. Il Papa, insieme al Patriarca ecumenico e all’arcivescovo di Canterbury, hanno espresso, in una dichiarazione congiunta, le loro idee in termini di gestione delle risorse secondo criteri di sostenibilità. Hanno ribadito il concetto base per cui il cambiamento climatico non è solo una sfida futura, ma una questione immediata e urgente di sopravvivenza. Inoltre, hanno fatto riferimento a eventi come incendi, cicloni, innalzamento del livello dei mari, episodi che ormai creano destabilizzazione non solo in Paesi poco attrezzati, ma anche in quelli sviluppati sotto il profilo industriale.
*Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII