Tre anni fa manco sapevamo esistesse Dazn, e invece la piattaforma internettiana focalizzata sugli eventi sportivi era già operativa in diversi Paesi. Tre anni fa, quelle quattro lettere combinate strano ci mettevano ansia. «Come cavolo dobbiamo leggere?». Imparammo la corretta pronuncia - dazòn, per i distratti - durante l’estate 2018. Quando Dazn cominciò a trasmettere il campionato di calcio di Serie B e tre partite a settimana della Serie A, la prima fu Lazio - Napoli se non ricordo male. Con qualche iniziale défaillance tecnica: connessione instabile, non ottimale qualità delle immagini. E fu un tripudio di battute ironiche via social. «Tra Dazn e la radiolina, si vede meglio sulla radiolina». «Stiamo esultando tutti in momenti diversi: sembrano ottocento gol». «E quindi su #Dazn non si vede un #Cazn?». «Ho provato a vedere Dazn su Internet Explorer e sono tornato indietro nel tempo». Problemi presto risolti, e fu chiaro a tutti che quello di Dazn non sarebbe stato un fuoco di paglia. Pochi giorni fa, la notizia bomba. Dazn si è assicurata i diritti per i prossimi tre campionati di Serie A. Ha superato l’offerta di Sky mettendo sul piatto 840 milioni di euro a stagione. Una rivoluzione: dal 2003 il campionato italiano era appannaggio di Sky. Doveroso precisare che la questione non è ancora completamente chiusa, Sky ha presentato ricorso e inoltre non è detto non possa intervenire un accordo fra i rivali, sette partite di qua tre di là, ovviamente a rapporto invertito. Ma insomma è assai probabile che, in larga maggioranza, le partite del prossimi tre campionati le vedremo sul computer, sul cellulare, sulla tv però smart, e alcune considerazioni già si impongono. La prima. La concorrenza funziona. Parliamoci chiaro: la Serie A odierna non è quella di 15 anni fa, non è più il campionato più bello del mondo, quello di più alto livello, quello più ricco e prestigioso e combattuto. Quasi nessuno fra i migliori giocatori milita nelle nostre squadre. Se qualche grosso nome firma con un club italiano, è per concludere la carriera ottenendo un ingaggio che i top club europei non sono più disposti a concedergli.
*Opinionista e critico cinematografico