Cambia la maglia, non le facce: i frame sospetti del tifo in Qatar

Cambia la maglia, non le facce: i frame sospetti del tifo in Qatar

di Giovanni Guidi Buffarini
4 Minuti di Lettura
Venerdì 18 Novembre 2022, 06:20

Le più strepitose schegge di cinema di questa stagione non le ho incontrate in sala e non le ho intercettate su una piattaforma dedicata, e neppure su un canale televisivo, in chiaro o a pagamento. Me le ha fatte scoprire un amico che le ha trovate su quel social dove i ragazzini fanno i balletti e altre cose divertenti, dicono, io non sono più un ragazzino, mai fatto balletti e non ho un profilo su quel social. Ora in ogni caso - fortunato me, fortunati voi - sono state rilanciate ovunque online, stanno su YouTube, su infiniti siti, ciascuno può goderne: e sghignazzare fino a ribaltarsi.

Non so stabilire se siano frammenti di un unico, epocale lungometraggio o una serie di corti, e poco importa. Ignoro del pari se siano frutto del genio (capovolto) di un solo uomo o siano stati prodotti da più cineasti, magari coordinati dal genio (demente) di cui sopra, la coerenza diciamo stilistica essendo, in un modo o nell’altro, mantenuta: di nuovo, non me ne importa niente. Cosa mostrano questi filmati brevi brevissimi, entusiasmanti frammenti compiuti in sé di una entusiasmante totalità? Tifosi festanti per le strade di Doha. Urlano incontenibili il proprio sostegno alle nazionali che da domenica si contenderanno il Mondiale. Ecco i brasiliani, ed è travolgente la passione di quel signore in basso a destra che senza posa ruota su se stesso saltellando, e preghi gli dèi che non frani rovinosamente al suolo e le tue preghiere vengono esaudite. Ecco un folto gruppo percorrere una strada a passo lento, perfettamente allineati, file di dieci o di quindici, non ho contato. Potresti scambiarli per fedeli compunti in processione, ma le magliette verdeoro e lo striscione che apre il corteo e qualche bandierina pigramente et meccanicamente agitata raccontano chiaro che anche quelli son tifosi: il tifo, d’altro canto, non è forse una religione? Nell’episodio spagnolo, si picchia duro sui tamburi, e di conseguenza si danza. I ritmi non sembrano spagnoli?

Le sovreccitate frasi urlate in favore di telecamera non ricordano affatto l’idioma iberico? Però le magliette son quelle delle Furie Rosse, dunque tutto a posto. Mentre nella sequenza (o cortometraggio) inglese - stessi tamburi, stessi ritmi, stessi saltelli - le magliette son bianche perfette, le facce non troppo britanniche: olivastre.

Tutti parenti del premier Sunak? Questi piccoli dettagli incongrui che ho soavemente segnalato alimentano il (flebilissimo, eh) sospetto che tali filmati siano sfacciate falsificazioni della realtà. Nessuna invasione di tifosi in atto a Doha (d’altronde questi video circolano da diversi giorni: perché andare in Qatar con così largo anticipo?), gli urlanti saltellanti stamburanti altri non sarebbero che figuranti. Poveracci raccattati qua e là per dimostrare all’universo mondo che il Mondiale 2022 è già un successo senza precedenti.

I povericristi assoldati per far da esaltati ma poco convincenti tifosi, e che da domenica dovranno esibirsi negli stadi che altrimenti rischierebbero di restare semivuoti, son la parte buffa di questo Mondiale: almeno quattro spicci se li metteranno in tasca (credo, mi auguro). Tutto il resto non fa ridere per niente. Tutto il resto fa schifo. Fa orrore. La notizia è circolata, ma è di quelle che giova ripetere. Un’inchiesta del Guardian stima che oltre 6500 lavoratori abbiano perso la vita durante la costruzione degli stadi. Alcuni si sono uccisi, non reggendo le disumane condizioni di lavoro. Altri sono morti in incidenti vari. Provenivano dall’India, dal Bangladesh, dal Pakistan: immigrati carne da macello. Rischiano di non passarsela affatto bene neanche i (veri) tifosi (potenziali corruttori dei costumi, saranno guardati a vista) mentre già a un giornalista danese che stava realizzando un servizio è stato impedito di portare a termine il lavoro. Cose che capitano nei Paesi dove la democrazia è una perfetta sconosciuta e i diritti umani ospiti non graditi.

La Fifa ignorava tutto ciò quando ha assegnato i Mondiali al Qatar? Oggi si moltiplicano gli appelli al boicottaggio, anche televisivo. È un po’ tardi, e il fascino della più importante competizione calcistica è irresistibile. Qualche partita la guarderò. Però la Fifa la faccia l’ha persa.

* Opinionista e critico cinematografico

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