Mai più Dad? Allora non metteteci la studentessa vittima di bullismo

Mai più Dad? Allora non metteteci la studentessa vittima di bullismo

di Lorenzo Sconocchini
4 Minuti di Lettura
Martedì 26 Settembre 2023, 06:10

«Mai più in Dad». Difficile trovare, nel dibattito pubblico degli ultimi anni, un proclama così largamente condiviso, capace di raccogliere adesioni bipartisan. Ogni volta che si torna a parlare di un possibile ritorno della didattica a distanza - era successo un anno fa come possibile ammortizzatore contro il caro riscaldamenti o anche alla ripresa della scuola a metà settembre scorso, come eventuale rimedio alla risalita dei contagi da Coronavirus - si alza una levata di scudi che non ha colore politico.

Tutti a scansare l’ipotesi delle lezioni da casa come un’autentica iattura. Dal precedente premier Mario Draghi («Non scherziamo, i ragazzi hanno già pagato sulla loro pelle la pandemia») a quello attuale Giorgia Meloni («La Dad è dannosa perché se studio da casa il fondamento della scuola pubblica viene meno»). Dall’allora ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che nel settembre 2022 disse «ringrazio la Dad perché ha tenuto i ragazzi ancorati, ma abbiamo superato questa fase», al suo successore Giuseppe Valditara, che in vista della ripresa delle lezioni indicava come un obiettivo irrinunciabile, quello di «evitare a tutti i costi un ritorno alla Dad».

E non è un caso che già nel settembre dell’anno scorso, quando pure la circolazione virale era molto sostenuta e l’Oms non aveva ancora dichiarata cessata la pandemia da Sars-Cov-2, e si cercavano anche soluzioni per limitare l’impatto dei costi energetici, il vademecum del ministero dell’Istruzione inviato a tutte le scuole rispondeva con estrema chiarezza “No” alla domanda se fosse ancora possibile attivare la didattica a distanza per gli studenti positivi. Tornano in mente queste prese di posizione nettamente contrarie alle lezioni a distanza sentendo parlare della Dad come possibile aiuto, sia pure temporaneo e facoltativo, per la liceale del primo anno del Rinaldini di Ancona bullizzata da un’altra studentessa, che una settimana fa l’ha mandata al pronto soccorso prendendola a schiaffi e spegnendole una sigaretta sulla guancia. Adesso la 14enne è ancora convalescente (ha avuto 5 giorni di prognosi) e il problema non si pone, ma a giorni tornerà a scuola e ha paura di ritrovarsi faccia a faccia con l’altra adolescente che l’ha aggredita, per la quale si aspettano i provvedimenti disciplinari del consiglio di classe, che proprio ieri ha trattato il caso del brutto episodio avvenuto all’esterno del liceo Rinaldini.

In attesa di provvedimenti (probabile una sospensione), perché non permettere alla studentessa picchiata di frequentare le lezioni a distanza? Ne ha parlato, sicuramente con le migliori intenzioni, la neo direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Donatella D’Amico, che in un’intervista al nostro giornale ha prospettato la soluzione Dad: «Bisogna vedere come sta - ha detto parlando della 14enne aggredita –, se ha bisogno di stare a casa per ritrovare il suo equilibrio, allora la Dad può essere una soluzione.

Si potranno poi programmare le interrogazioni, cercando di sollevarla dal peso scolastico». Ma in un altro passaggio del suo intervento, la dirigente dell’Usr Marche D’Amico riconosce come sia «aberrante che una ragazzina non possa andare a scuola».

Tenere a casa la vittima, nella soluzione proposta dalla direttrice D’Amico, ha l’obiettivo di far sentire protetta una ragazzina impaurita, di darle modo di riprendersi restando in un ambiente confortevole come quello domestico. Ma la soluzione rischia di avere un effetto collaterale non di poco conto, lanciando un messaggio potenzialmente diseducativo: è la vittima che resta chiusa tra quattro mura, un po’ come avviene con le donne picchiate dal marito e ospitate in una casa rifugio. Se proprio dobbiamo mettere in Dad qualcuno (in attesa che scatti la sospensione e un percorso di sostegno che indaghi sulla sua aggressività e la aiuti a superarla, perché parliamo sempre di adolescenti) allora mettiamoci la studentessa che ha spento la sigaretta in faccia alla vittima. Così sarà più chiaro chi ha sbagliato e chi di quegli errori porta i segni sul volto.

* Caporedattore del Corriere Adriatico

© RIPRODUZIONE RISERVATA