Studio, clima e rinnovabili: le tre sfide dell’anno nuovo

Studio, clima e rinnovabili: le tre sfide dell’anno nuovo

di Sauro Longhi
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Lunedì 2 Gennaio 2023, 06:20

L’anno che inizia sarà migliore di quello appena concluso. La mia convinzione non si fonda su influssi astrali o capacità profetiche, ma sulla consapevolezza che il nostro impegno sociale, etico e culturale può contribuire a costruire un futuro migliore del passato. È indubbio che negli ultimi anni le diseguaglianze sociali ed economiche sono aumentate, l’incremento della ricchezza prodotta non si è distribuita in modo equo, tanti hanno visto peggiorare le proprie condizioni di vita a favore di pochi, meno dell’1%, che hanno invece continuato ad accumulare risorse e capacità economiche.

Esistono politiche coraggiose che puntano a mitigare se non addirittura a cancellare queste ingiustizie, andrebbero condivise sia a livello globale che locale, senza abolire le misure che già tentano di ridurre le condizioni di disagio economico più evidenti. Tre semplici indicazioni. La nostra Costituzione prevede per i più giovani capaci e meritevoli, anche se privi di risorse economiche, di raggiungere i gradi più alti degli studi. Riprendendo quando evidenziato su queste colonne qualche settimana fa, le politiche di sviluppo del Paese dovrebbero mettere al centro misure più incisive per il diritto allo studio, per creare le condizioni affinché tutti possano seguire con profitto gli studi ed avere tanti più studenti nei percorsi universitari.

Siamo ancora ultimi in Europa per numero di laureati. Sono bravi ma sono pochi. Lo sviluppo si fonda sulla conoscenza, sui valori della ricerca, della scoperta, dell’innovazione, ma occorrono tante persone preparate e competenti, che noi non abbiamo. Occorrono tempi lunghi per la loro formazione e come ricordato dal Presidente Mattarella il «grande investimento sul futuro è quello sulla scuola, l’università, la ricerca scientifica. È lì che prepariamo i protagonisti del mondo di domani. Lì che formiamo le ragazze e i ragazzi che dovranno misurarsi con la complessità di quei fenomeni globali che richiederanno competenze adeguate, che oggi non sempre riusciamo a garantire». La seconda. La crisi energetica aumenterà ulteriormente nel 2023, in particolare in Europa, con prezzi sempre alti per gas e petrolio, anche a fronte di un consumo pressoché costante.

L’effetto principale sarà un aumento dei costi produttivi e di distribuzione che si scaricheranno su chi alla fine acquista beni e servizi e che vedrà perdere il proprio potere di acquisto con salari e stipendi che non crescono quanto l’inflazione.

Questo dovrebbe spingere i governi ad investire concretamente sulle energie rinnovabili, soprattutto il nostro Paese, per renderci più autonomi e quindi robusti e resilienti rispetto alle continue instabilità dei mercati energetici. Si prevede a livello globale un incremento delle fonti rinnovabili di poco più del 10% nel prossimo anno. Considerati i bisogni e le potenzialità del Paese, si potrebbe puntare ad un 30% di incremento. Per raggiungere questo obiettivo occorre incentivare le produzioni e i consumo distribuiti, favorendo lo scambio di energia anche su base locale, nei condomini, nelle comunità, trovando vantaggioso acquistare energia da fonti rinnovabili già nella bolletta, certo un piccolo contributo, ma “Un lungo cammino, inizia sempre con un piccolo passo”. Infine, le diseguaglianze sono incrementate dai cambiamenti climatici: la siccità, le alluvioni sempre più frequenti, portano alla povertà intere popolazioni che cercano riparo emigrando in altri territori ancora protetti. Se non si interviene con determinazione e concretezza si rischiano danni ben più gravi. La transizione ecologica dovrebbe ispirare e condizionare nuovi modelli di sistemi produttivi e agricoli.

Lo chiedono con forza e determinazione i giovani organizzati in vari movimenti spontanei come “Fridays for Future” o “Extinction Rebellion”, solo per fare alcuni esempi. Ce lo ricorda Papa Francesco: “Che tipo di mondo vogliamo per noi stessi e per coloro che verranno dopo di noi?” Anche nel nostro Paese si dovrebbe con più convinzione indirizzare gli investimenti lungo queste direzioni, piuttosto che incentivare scelte che appartengono al secolo passato. Buon Anno di impegno sociale, etico e culturale! 

* Dipartimento di Ingegneria  dell’Informazione  Facoltà di Ingegneria  Università Politecnica
delle Marche

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