Serve un argine culturale per contrastare la mafia

Serve un argine culturale per contrastare la mafia

di Sauro Longhi
3 Minuti di Lettura
Lunedì 23 Maggio 2022, 09:40

Ci sono date, vicende, storie che non possono e non devono essere dimenticate. Nella giornata di oggi di trenta anni fa, in un crudele quanto impressionante attentato veniva ucciso Giovanni Falcone assieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Ai due lati dell’autostrada nei pressi di Capaci, nel luogo esatto dell’attentato sono state erette due torri per non dimenticare.

La scorsa settimana il Tassista che mi stava accompagnando dall’aeroporto a Palermo attraversando questo tratto di autostrada mi ha detto: «Professore, ormai la mafia non ha più bisogno di uccidere i magistrati si è integrata nelle strutture amministrative ed economiche del Paese, non teme il singolo magistrato o il pool di magistrati, è parte di comparti produttivi e delle espressioni sociali e politiche». L’affermazione non mi ha sorpreso, sicuramente la strategia è cambiata, alcune indagine e processi conclusi con condanne esemplari, ci danno conferma della nuova offensiva delle mafie. Dopo gli anni del terrore, degli attentati, la mafia opera in modo diverso evitando azioni clamorose e investendo i ricavi illeciti in attività economiche ordinarie, infiltrandosi così in territori che storicamente e culturalmente erano ancora estranei alle diverse associazioni malavitose, che nascono e prolificano prevalentemente al sud, ma che da tempo hanno iniziato ad infiltrarsi nelle altre regioni dal nord al centro. 

La nostra stessa regione potrebbe essere interessata da questo fenomeno, come evidenziato nelle conclusioni finali sulla criminalità nelle Marche dal Procuratore Generale della Repubblica Luigi Ortenzi, nell’inaugurazione del corrente anno giudiziario alla Corte di Appello di Ancona: «Quella di matrice mafiosa potrebbe infatti trarre profitto dalle attuali difficoltà congiunturali ai fini di riciclaggio di capitali illeciti, ricorrendo anche alla pratica dell’usura nei confronti sia dei singoli cittadini che dell’imprenditoria. Altro elemento di possibile interesse per l’infiltrazione mafiosa nel tessuto imprenditoriale marchigiano è certamente rappresentato dai finanziamenti pubblici per la ricostruzione post-sisma».


Sicuramente il contrasto operato dai corpi investigativi dello Stato sta contenendo questo fenomeno nelle diverse regioni, comprese le Marche.

Con competenza e rigore è possibile individuare queste infiltrazioni, anche utilizzando sistemi investigativi di avanguardia, dato che ogni azione, ogni movimento finanziario può lasciare una traccia digitale, seguire queste tracce può far scoprire e contrastare questi fenomeni di riciclaggio e finanziamento illecito. Ma questo può non bastare, occorre soprattutto creare un argine culturale, che parta dal basso, dai cittadini e che sia capace di contrastare comportamenti intimidatori e illeciti. Occorre dar spazio nelle scuole a percorsi di educazione alla legalità dei più giovani, continuando a professare valori di legalità, giustizia ed equità. Occorre informare su cos’è la mafia e dare a tutti la possibilità di studiare: contrastare la povertà educativa toglie manovalanza e consenso alla criminalità organizzata.

Un esempio tra i tanti è l’associazione antimafia Cortocircuito che propone 5 semplici regole: informarsi in modo critico; consumare in modo critico, ad esempio acquistando prodotti dalle terre confiscate alle mafie; partecipare al voto, per scegliere chi ci governa; non accettare scorciatoie, come favori e raccomandazioni; denunciare e partecipare, il silenzio di chi non prende posizioni è il pericolo maggiore in democrazia. La scorsa settimana nel primo Forum “Verso Sud” si sono delineati possibili scenari di sviluppo per il sud facilitati dalle tante azioni del PNRR previste, che però richiederà una particolare attenzione per le infiltrazioni della criminalità organizzata che potrebbero approfittare degli ingenti finanziamenti previsti per la realizzazione di opere pubbliche. Il Tassista palermitano ha chiaro tutto questo, lui sa bene come ora agiscono le mafie, ma siamo certi che tutto ciò sia chiaro anche nel resto d’Italia? 

* Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica
delle Marche

© RIPRODUZIONE RISERVATA