Servizi per aiutare le famiglie e accoglienza per i migranti

Servizi per aiutare le famiglie e accoglienza per i migranti

di Sauro Longhi
4 Minuti di Lettura
Lunedì 21 Novembre 2022, 08:10

«Un popolo di poeti, di santi, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori». Oggi in un linguaggio più attuale, diremo di migranti. Siamo stati e siamo un popolo di migranti. Nei secoli passati intere famiglie, su piroscafi traballanti, hanno attraversato l’Atlantico per trovare condizioni di vita migliori nelle Americhe, come le tante famiglie che oggi abbandonano l’Africa per attraversare il Mediterraneo con imbarcazioni ancora più traballanti e giungere in Europa. Scappano dalla guerra, dalla fame, dalla siccità, abbandonano il proprio paese per dare ai propri figli una prospettiva di crescita sociale ed economica.

Cercano scuole per apprendere, ospedali per curarsi, democrazie per esprimere la propria libertà. Papa Francesco è un figlio di questi migranti, e ancora qualche giorno fa ci ha ricordato che le politiche dei migranti vanno concordate con tutti i paesi dell’Europa rispettando un principio: “La vita va salvata in mare, perché il Mediterraneo è diventato un cimitero, forse il più grande cimitero del mondo”. Pertanto, la questione dei migranti non si può risolvere alzando muri e chiudendo i porti, ma cercando soluzioni di condivisione per dare un aiuto alle tante persone provate e sconfortate che migrano in cerca di speranza. Con motivazioni diverse, ma sempre spinti dal desiderio di vivere in un paese dove le proprie aspirazioni trovano spazio e valore, molti italiani, soprattutto giovani e laureati, scelgono di andare a vivere in un paese straniero.

Nel 2021 a fronte di quasi 250 mila immigrati si sono registrati quasi 160 mila emigrati italiani, uno su quattro possiede una laurea. Un dato che sicuramente impoverisce il Paese. Secondo Uniocamere da qui al 2026, anno di completamento del PNRR, mancheranno circa 60 mila laureati all’anno. Abbiamo quindi la necessità di trattenere i nostri migliori talenti ma anche bisogno di attrarre tanti giovani dall’estero, questo le Università lo hanno compreso da tempo e avviato programmi capaci di attirare studenti soprattutto dai paesi in via di sviluppo, per costruire quei ponti necessari ad includere persone di culture e storie diverse, e contrastare percezioni sbagliate spesso alimentate solo per costruire facili consensi elettorali.

Secondo una recente indagine condotta dall’Eurispes, più della metà del campione intervistato è convinto che gli stranieri costituiscano il 30% della popolazione residente, eppure nel recente bilancio demografico diffuso dall’Istat gli stranieri attualmente residenti in Italia, che iscrivono i propri figli a scuola, rappresentano l’8,5% della popolazione totale, ovvero poco più di 5 milioni su circa 60 milioni di abitanti.

Sempre dall’Istat arriva un dato preoccupante, nel 2022 si toccherà un nuovo minimo di natalità, solo 385 mila nascite. Nel 1955 eravamo nati in 870 mila, e in circa 78 mila ci siamo laureati nel 1979, quasi il 9%. Quarant’anni dopo nel 1995 sono nati circa 525 mila bambini e nel 2019 si sono laureati alla magistrale in quasi 130 mila, il 25%, con le ragazze ben oltre il 50%, nel 1979 erano appena sopra il 40%, un risultato molto positivo ma non più sufficiente. Confidando nel mantenimento di queste percentuali, nel 2046 avremo solo 96 mila nuovi laureati alla magistrale, troppo pochi per competere in un mondo dove la conoscenza sarà l’unico motore di sviluppo. Inoltre, ci saranno 5 milioni di abitanti in meno con tanto, troppo Pil in meno. Si avranno meno risorse per sostenere il Paese e soprattutto tanti anziani che continueranno ad aumentare e che hanno bisogno di assistenza.

Chi pagherà le loro pensioni? Occorrono politiche concrete per incrementare i servizi per l’infanzia e modificare l’organizzazione del lavoro per dare modo ai genitori e soprattutto alle mamme di affrontare in tranquillità economica la maternità. Spesso in famiglia entrambi i genitori sono costretti a lavorare per star sopra il tetto di povertà. Misure da accompagnare con politiche serie di immigrazione. Se al mondo ci sono 8 miliardi di persone, sicuramente si potranno accogliere e includere persone che vogliono condividere il nostro percorso di sviluppo e dare un futuro al Paese contribuendo anche a mantenere in equilibrio i conti dell’Inps.

* Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria  Università Politecnica delle Marche

© RIPRODUZIONE RISERVATA