Lo stop alle auto inquinanti sorprende chi vive su Marte

Lo stop alle auto inquinanti sorprende chi vive su Marte

di Roberto Danovaro
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Venerdì 17 Febbraio 2023, 09:53

È noto da tempo, l’inquinamento atmosferico determina una diminuzione della vita media di circa tre anni, confrontabile a quella determinata dai tumori, con importanti conseguenze sociali e sanitarie e con costi crescenti. È quindi normale che si cerchino delle soluzioni per rendere più respirabile l’aria delle nostre città. Il nemico principale da combattere è costituito dalle polveri sottili e da tutti quei composti che oltre alla combustione del carbonio producono ossidi di azoto e di zolfo.

In città di mare come quelle che abbondano nel nostro Belpaese, a partire dal capoluogo della nostra regione, un fattore di impatto non trascurabile è rappresentato dalle navi che restano a motori accesi anche in banchina solo per alimentare la produzione di energia elettrica. Da tempo l’unione europea ha pianificato l’elettrificazione delle banchine (detta “cold ironing”), proprio per permettere alle navi di restare spente in porto evitando la produzione di scarichi inquinanti. Ma certamente il primo fattore responsabile dell’inquinamento dell’aria nelle nostre città è determinato dal traffico automobilistico e dal trasporto “su gomma”, ovvero tramite camion, che nel nostro paese è da record.

Anche in questo caso le soluzioni adottate in tutto il mondo avanzato sono basate sul trasporto via mare (vedi sopra, per ridurre gli impatti in porto) e via “ferro” ovvero su rotaia. I buoni e vecchi treni sono certamente la modalità di trasporto più conveniente e green. Ma resta un grosso elefante nella stanza: il traffico automobilistico. È per questa ragione che l’Unione Europea, sulla scia di quanto già da mesi decretato in California, ha deciso l’addio dell’Europa ad auto e furgoni a benzina o diesel dal 2035. Anche i bus cittadini dovranno essere a zero emissioni dal 2030 e per i camion le emissioni di CO2 dovranno scendere in modo progressivo a partire dal 2030. Si tratta di una scelta prevedibile che in queste ora viene accompagnata da forti recriminazioni, come se i politici italiani vivessero su Marte e scoprissero solo ora che queste decisioni fanno parte di quella transizione ecologica che è la ragione per cui l’Unione europea ci ha concesso oltre 230 miliardi di euro di finanziamenti. Questa scelta che farà da apripista in molti altri Paesi avanzati non è contro l’Italia o contro le fabbriche italiane.

È semplicemente necessaria e se dovesse trovarci impreparati sarebbe solo responsabilità di una classe politica dirigente impreparata e miope.

Con questa scelta l’Unione europea segna un passo decisivo per portare il nostro Continente sulla via delle emissioni zero nel 2050 e per rendere più competitiva l’industria europea dell’auto. Si tratta di un programma che tutti i partiti di governo e opposizione conoscevano da molto tempo. Inoltre, è bene ricordare, anche per tranquillizzare chi potrebbe essere spaventato dal clamore delle dichiarazioni, che sarà sempre consentito, anche dopo il 2035, l’uso dei veicoli a benzina o diesel, solo che le auto nuove non dovranno produrre CO2. Tanto per capirci meglio, non si tratta di comprare solo auto elettriche perché, ad esempio, esistono le auto a idrogeno (che non richiedono le batterie cinesi). Tutti gli studi economici mostrano che per nuove professioni che non saranno più utili, altrettanti posti di lavoro, o di più, saranno creati dalla nuova produzione ed economia. Insomma, non è l’UE miope, l’unica “visione corta” che vedo è quella dei politici italiani che sapevano da tempo che questa sarebbe stata la direzione unica da prendere, ma che hanno messo la testa sotto la sabbia mentre le altre economie, a partire da Francia e Germania, si stavano preparando.

Già oggi le auto elettriche sono circa il 12% del mercato automobilistico. Già oggi tutte le case automobilistiche europee devono produrre una quota non trascurabile di auto elettriche, e la richiesta di questo mercato è in continua crescita. Alla fine, credo che i tempi potranno essere modulati, soprattutto ove non si riuscissero a rispettare pienamente le scadenze (e non sarebbe la prima volta), ma non ne trarremmo vantaggi, anzi. Inoltre, se non cominciamo ora resteremo sempre gli ultimi, a lamentarci degli altri brutti e cattivi, mentre siamo solo noi impreparati. Si tratta di una rivoluzione ecologica che è appena agli inizi, ma che è tutta a favore della nostra salute e di quella dell’ambiente. 

* Professore Ordinario all’Università Politecnica delleMarche, titolare dei corsi  di biologiaMarina, Ecologia ed Etica ambientale

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