Più fiducia nelle start-up che nascono dalla ricerca

Più fiducia nelle start-up che nascono dalla ricerca

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 10 Maggio 2023, 06:00

L’unicorno è una creatura fantastica con il corpo di cavallo ed un singolo corno sulla fronte. Nel linguaggio a volte immaginifico utilizzato nel mondo della finanza, gli unicorni indicano le start-up, cioè le nuove imprese innovative, non ancora quotate in borsa che hanno raggiunto o superato il miliardo di dollari di valutazione. Si tratta di ‘animali’ diffusi soprattutto in USA (oltre 600) e nei principali paesi dell’est Asia (Cina in testa con oltre 300). Meno frequenti nel nostro continente: qualche decina in Francia e Germania, un paio nel nostro paese.

Le ragioni sono diverse ed hanno a che fare sia con la diversa configurazione dei mercati finanziari, indispensabili per fornire capitali di rischio alle start-up, sia con la diversa rilevanza dei settori ad alta tecnologia in cui queste imprese trovavo terreno adatto: dal biomedicale alle piattaforme digitali, dal fintech alla robotica e, più di recente, l’intelligenza artificiale. Il contesto di mercato statunitense o cinese è molto diverso da quello europeo o italiano per cui è poco utile cercare di imitare quello che succede in quei paesi. E’ utile, però, trarne suggerimenti utili, da adattare alle nostre esigenze; nazionali e perché no, anche regionali. L’Italia si è dotata nel 2012 di un quadro normativo volto a favorire la nascita e lo sviluppo di start-up innovative.

La misura è stata sicuramente di successo nel favorire l’avvio di queste imprese il cui numero ha superato le 14.000 nel 2023. Le Marche hanno fatto valere la loro tradizionale vivacità imprenditoriale, che si è associata all’attivismo delle università nel favorire l’imprenditorialità di studenti e ricercatori. Nell’ultimo decennio sono state costituite nella regione oltre 300 start-up innovative; in relazione alla popolazione siamo ai primi posti a livello nazionale. A fronte dei buoni risultati nell’avvio di queste imprese una maggiore attenzione andrebbe posta alle condizioni che ne favoriscono la crescita e, di conseguenza, un effettivo impatto in termini di occupazione e reddito. E’ noto che delle nuove imprese che si avviano solo una piccola percentuale riesce a crescere in misura significativa.

Questo fenomeno è ancor più accentuato nel caso delle start-up innovative proprio perché si muovono in settori caratterizzati da elevata dinamicità ma anche da elevati rischi.

Gli unicorni sono possibili solo in presenza di investitori capaci di sostenere questi rischi: il venture capital. Negli ultimi anni vi sono stati diversi interventi volti a potenziare il mercato del venture capital nel nostro paese e fra questi il più importante è il Fondo Nazionale Innovazione di Cassa Depositi e Prestiti. Con il sostegno di questo fondo è stato di recente avviato ad Ancona Next Age, un acceleratore rivolto alle startup che sviluppano soluzioni dedicate alla Silver Economy. A

Accanto agli investitori istituzionali vi è un altro segmento del venture capital rilevante per la crescita delle start-up innovative e che è ancora relativamente debole nel nostro paese: si tratta degli investimenti nelle start-up da parte delle grandi imprese. In tutto il mondo sono infatti i grandi player dei diversi settori dell’alta tecnologia ad investire capitali rilevanti nelle start-up. Solo le grandi imprese dispongono delle risorse finanziare e delle capacità gestionali necessarie per operare in maniera efficace in questo ambito. Si potrebbero però immaginare modelli simili, adatti ai settori e alle dimensioni d’impresa prevalenti nel nostro paese e nel nostro contesto regionale.

Non mancano esempi virtuosi di imprese regionali, anche di piccola e media dimensione, che hanno sostenuto l’avvio e lo sviluppo degli spin-off universitari, cioè le start-up che nascono dalla ricerca. E’ un modello che dovrebbe essere maggiormente diffuso e incentivato; ne trarrebbero vantaggio sia le start-up sia l’intero sistema in termini di innovazione e diversificazione verso settori ad alta tecnologia. E’ importante promuovere iniziative volte a convogliare capitale di rischio alle start-up innovative e favorirne la crescita. Sarà improbabile vedere unicorni dalle nostre parti ma possiamo puntare a creature simili anche se non così immaginifiche.

* Docente di Economia   alla Politecnica delle Marche  e coordinatore  Fondazione Merloni

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