L’autonomia, marcia in più se si aggregano i Comuni

L’autonomia, marcia in più se si aggregano i Comuni

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 18 Gennaio 2023, 06:05

Sul Corriere di Domenica scorsa Lorenzo Sconocchini ha fornito un resoconto dell’intervento del presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, al convegno sulla denatalità organizzato ad Ancona da Anci Marche e Forum delle Associazioni Familiari Marche con il patrocinio del Consiglio Regionale. Negli ultimi anni il presidente dell’Istat si è dato la missione di sensibilizzare cittadini, amministratori e policy maker su quello che lui stesso ha definito l’inverno demografico, cioè la situazione di calo e invecchiamento della popolazione cui sta andando incontro il nostro paese.

E’ importante che gli amministratori pubblici prendano coscienza del problema e facciano proprio l’obiettivo di contrastare la denatalità; soprattutto, comincino ad attuare misure per gestire il progressivo spopolamento dei comuni e l’invecchiamento della loro popolazione. Se anche riuscissimo da subito a recuperare sul fronte della natalità (obiettivo per nulla semplice) gli effetti si vedranno non prima di una trentina d’anni per cui occorre innanzitutto attrezzarsi a gestire una situazione che è del tutto inedita per il nostro paese e per le economie avanzate. Finora, infatti, la riflessione economica e la percezione comune sono state orientate a ragionare sul problema opposto, quello cioè dell’eccessiva crescita demografica e della sovrappopolazione.

E’ una situazione che vale a scala mondiale, per cui si prevede un incremento della popolazione fino ai 10 miliardi del 2050. Ma del tutto opposta nel nostro paese per il quale, malgrado il saldo positivo dell’immigrazione dall’estero, le previsioni per i prossimi decenni sono di un progressivo calo. Le conseguenze economiche e sociali non sono di poco conto poiché il sistema del welfare (cioè sanità, scuola, assistenza sociale, ecc.) è gestito a scala nazionale e dovremo pagarlo con il nostro Pil; un Pil che si ridurrà di 500 miliardi nel 2070 per effetto del calo della popolazione in età da lavoro. Il fatto che amministratori e policy maker prendano coscienza di questa situazione è importante se pensiamo che continua ad essere prevalente la retorica del ripopolamento delle aree interne; le quali, stando alle previsioni Istat, perderanno popolazione ancor più velocemente delle altre aree.

Piuttosto che immaginare un improbabile ripopolamento si tratta di attrezzarsi con realismo a fronteggiare la situazione di calo e invecchiamento della popolazione.

Come ha efficacemente ricordato Edoardo Danieli nel suo editoriale di sabato scorso, le città hanno ragion d’essere in quanto capaci di rispondere alle domande dei cittadini. Le domande odierne sono molto diverse da quelle di coloro che nei secoli scorsi hanno dato vita all’eccezionale reticolo di insediamenti che caratterizza la nostra regione. E anche quando le domande sono le stesse sono diverse le risposte che ci si attende dalle amministrazioni comunali. Edoardo Danieli evidenzia il tema della frammentazione dei comuni ma sottolinea che, proprio per la loro particolarità, le Marche potrebbero essere un interessante terreno di sperimentazione di nuovi modelli. Una sperimentazione di cui però al momento si vedono poche idee e ancor meno realizzazioni.

Nel frattempo, a nord e a sud ci si muove. L’autonomia differenziale, se attuata, darà una marcia in più alle regioni del nord. A sud dal 1° gennaio 2024 avremo Nuova Pescara, frutto dell’aggregazione fra i comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore, con quasi 200.000 abitanti. In realtà Nuova Pescara avrebbe facilmente inglobato anche altri comuni della provincia di Chieti che l’attuale normativa impedisce di integrare poiché fuori provincia; nel complesso costituiscono un’area metropolitana funzionalmente integrata che supera i 350.000 abitanti. Con un aeroporto a 10 minuti dal centro e collegamenti ferroviari e autostradali con Roma si tratta di un’aggregazione che ha una forte capacità attrattiva e che è destinata ad alterare gli equilibri dello sviluppo economico lungo la via Adriatica. In questo contesto è quanto mai urgente l’appello di Edoardo Danieli affinché la classe dirigente regionale smetta i panni dell’appartenenza (politica o territoriale) e lavori per dare un futuro alle nostre città.

* Docente di Economia  alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni

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