Mercoledì il cinema italiano ha celebrato la festa dei David di Donatello, e di questo avrete letto un po’ ovunque. Mentre meno risonanza ha avuto la notizia per cui c’è davvero da far festa, con moderazione, per carità, niente togne epiche e altre manifestazioni di gioia sfrenata modello celebrazioni per il terzo scudetto del Napoli con tutti i tifosi in strada e il pellegrinaggio al murale maradoniano. La notizia che rallegra il cinefilo e rischiara un orizzonte che fino allo scorso autunno appariva fosco riguarda i dati del box-office d’aprile. Incassi in diminuzione di quasi il 30% rispetto al 2019: ma, dopo il Covid, il calo mese su mese era sempre stato assai più elevato.
E addirittura, rispetto al 2018, il segno meno diventa segno più, sebbene di strettissima misura. Non era mai accaduto. Meglio ancora: il sorprendente risultato non è dovuto allo straordinario successo di un solo film, “Super Mario Bros”. Ben sette titoli hanno superato i 2 milioni di euro, alcuni usciti a marzo, e fa molto piacere che nel gruppo sia incluso il magnifico “Air”, che non di Michael Jordan parla bensì di strategie imprenditoriali legate a una scarpa. Se il pubblico va a vedere un film su una scarpa, per quanto benissimo riuscito, significa che il clima è davvero cambiato. Che la voglia di visione collettiva su grande schermo non si è spenta, e lasciamo pure a Nanni UèUè le tirate passatiste contro Netflix e le Perfide Piattaforme: con la modernità ci si confronta, le nuove sfide si affrontano con coraggio - lo ha ricordato anche il Presidente Mattarella -, frignare rimpiangendo un passato presunto edenico serve a nulla. (Ricordate quando il nemico era la televisione? Le sale hanno comunque resistito, il cinema al cinema non è uguale al cinema in casa, e anche oggi Nanni UèUè incassa bene e ne sono contento malgrado i dubbi che ho espresso sul suo film).
E allora la questione che si pone è: il cinema italiano, che al momento poco si sta avvantaggiando dal ritorno degli spettatori nelle sale, è attrezzato per raccogliere la sfida odierna? Ha le carte in regola per sbigliettare, unico modo per sopravvivere, sulle piattaforme trionfando gli americani e gli orientali? I David 2023 dimostrano che i talenti non ci mancano.
Ma c’è la voglia di puntarci e di accompagnarli nella crescita artistica, aiutandoli a non cadere nel vizio più diffuso della cinematografia nostrana, quello di parlarsi addosso, di realizzare operine dal respiro cortissimo? Staremo a vedere: negli ultimi venti anni e facciamo pure trenta, quanti talenti sono andati sprecati. I film europei che arriveranno nelle sale tra il 15 giugno e il 15 settembre li si potrà vedere spendendo soltanto 3 euro e mezzo, sconto a carico del Ministero della Cultura, non delle sale. Buona cosa, meglio delle iniziative d’epoca franceschina. Purché non ci si illuda che lo sconto si traduca automaticamente in code alle casse.
E purché i distributori non colgano l’occasione per svuotare il magazzino, ma scelgano con cura i titoli da proporre e li promuovano come si deve: non è bello, e soprattutto non è conveniente per l’intero settore, che soltanto i lettori del Corriere Adriatico siano informati del bel cinema che passa il convento (e nel caso del nuovo Ozon manco m’avete dato retta, e peggio per voi). Altro premio, altra notizia, altro spunto d’azione. Il meraviglioso “In quanto a noi” di Simone Massi ha vinto il Corto d’argento - il Nastro d’argento per cortometraggi - nella sezione Animazione.
Questo ennesimo capolavoro è stato commissionato al grande artista pergolese dal festival Corto Dorico. Ecco, i festival possono giocare un ruolo importante nel nostro sistema cinema. Non soltanto scegliendo i film da proporre (cosa che non sempre accade: a Roma ‘22 c’era parecchia roba imbarazzante). Anche suscitandoli.
* Opinionista e critico cinematografico