La riscoperta dei film in sala e la musica italiana sul web

La riscoperta dei film in sala e la musica italiana sul web

di Giovanni Guidi Buffarini
4 Minuti di Lettura
Venerdì 31 Marzo 2023, 08:33

Offerta speciale, signore e signori. Tre notizie, tre storie al prezzo di una. Potete resistere? Affrettatevi e leggete. Tratto comune, le “magnifiche sorti e progressive” che si rivelano un po’ meno magnifiche di quel che si pensasse. Di quel che alcuni pensassero. Succede, Giacomino Gobbetto Poeta ci aveva pur avvertiti, e i poeti sfogliarli ogni tanto mica è sbagliato, quelli con la maiuscola almeno.

La prima storia riguarda il cinema. Torniamo all’autunno 2021, le sale riaperte e però deserte, gli sprovvisti di Green Pass tenuti fuori, l’obbligo di mascherina a scoraggiare altri, e ci si mise pure l’ondata Delta. Allora, se parlavi con attori e registi e produttori, mica erano così preoccupati. «Ci sono le piattaforme. Il futuro del cinema, Covid o no, è sulle piattaforme». Ad ascoltare certi discorsi sembrava che i nuvoloni grigi anzi nerissimi fossero solo sulle teste degli esercenti resistenti quasi donchisciotteschi. Se di fronte a tanto ottimismo manifestavo perplessità, ciò non scalfiva le loro certezze. Ero perplesso, vuoi perché poco incline a vedere il mondo attraverso occhiali rosa, vuoi ricordando una conversazione con il compianto Ruggero Deodato, era il 2017, venne a Corto Dorico. Lo intervistai e gli chiesi se avesse un’idea per un nuovo film. Ce l’aveva. Non un horror, sua specialità, ma una commedia. Sceneggiatura pronta o da rifinire, non ricordo. Però: nessun produttore interessato. Domandai se la soluzione non potesse essere Netflix.

«Guarda che, se non ti chiami Scorsese o se non proponi l’ennesima stagione d’una serie di successo, quelli pagano una miseria». A quanto sembra le cose non son cambiate o non tanto. Il Web non si sta rivelando un paradiso per chi lavora nel cinema. Se ne sono accorti gli attori, e nei giorni scorsi, riuniti nella associazione Artisti 7607, hanno promosso una causa collettiva contro Netflix per vedersi riconosciuti compensi commisurati al successo delle produzioni in cui sono coinvolti. Come si concluderà la causa non lo so. Quel che si può dire è che Netflix non ha fatto granché per arrivare a un accordo. Per esempio si è rifiutata di fornire, come ripetutamente richiesto, i numeri delle visualizzazioni d’ogni singolo film o serie, così da calcolare con precisione gli emolumenti dovuti.

Non si tratta di demonizzare le piattaforme ieri considerate àncora di salvezza, soluzione d’ogni problema. Solo registrare la realtà dei fatti, i rapporti di forza. E sommessamente far notare che, comunque si concluda la vicenda, il paradiso non c’è e non ci sarà, sorry. E se cadessero le sale sarebbe una catastrofe per il settore intero, non per i soli esercenti. (Buona nuova, a tal proposito: marzo per le sale è andato benino. Il calo degli incassi nei vari weekend rispetto al 2019 si attesta fra il 30 e il 40%. Mica è il caso di stappare champagne, ma ancora a settembre e ottobre si parlava di cali ben superiori al 50%. Le persone stanno riscoprendo il grande schermo). La seconda notizia è di ambito musicale.

Ed è un’altra storia di contrapposizione fra autori (ed editori) e un colosso del Web. Siae Vs Meta. Dunque, lo scorso dicembre è scaduta la licenza che permetteva a Meta di usare i contenuti Siae: le canzoni italiane, in buona sostanza. È iniziata la trattavia per una nuova licenza. Come funziona una trattativa? Io chiedo 100, tu offri 10, io scendo, tu sali, ci si incontra a 50, a 60 o magari a 35: secondo i rapporti di forza. Meta ha presentato una offerta non trattabile. Siae non l’ha ritenuta congrua, dunque niente più canzoni Siae su Facebook. Per Meta è una rinuncia tutto sommato di poco conto, per la musica italiana una mazzata mica da ridere. Sdeng! Ora interverrà il governo e staremo a vedere.

Resta che nel Mare del Web son cresciuti pesci grossi come interi Stati, se non di più. È un problema. La terza notizia è luttuosa, mi spiace. Il 12 maggio sarà eseguita la condanna a morte di Itsart. La breve vita della Netflix della Cultura Italiana è stata tutta una agonia. Non mancherà a nessuno, perché nessuno o quasi degli iscritti ha mai visto qualcosa su Itsart. Strano eh, la piattaforma offrendo non molti contenuti, alcuni di bassa qualità, altri reperibili altrove a minor prezzo o gratis.

* Opinionista e critico cinematografico 

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