Un corto (Dorico) via l’altro. Il cinema che ti lavora dentro

Un corto (Dorico) via l’altro. Il cinema che ti lavora dentro

di Giovanni Guidi Buffarini
4 Minuti di Lettura
Venerdì 28 Ottobre 2022, 05:50

E anche quest’anno abbiamo portato a termine la missione. Cinque sedute, quattro di visioni serrate e una (serrata anch’essa, appassionata) per tirar le fila e selezionare i cortometraggi italiani da mostrare a Corto Dorico, dal 3 dicembre e fino all’11, segnatevi le date. Impegno intenso e piacevolissimo, tolta la seccatura di puntar la sveglia anche di domenica, anche le sveglie di domenica vorrebbero dormire. Ma insomma, a noi cinefili dateci una scarica di film e siamo contenti. Belli, meno belli, mediocri: non è così importante, noi si va avanti a film, e in ogni caso la robaccia totale era stata eliminata nella scrematura preliminare, sentiti ringraziamenti da parte del sottoscritto a chi s’è sobbarcato l’incombenza, e s’è beccato anche le “cose che voi umani non avreste osato immaginare”. Vedere tanti corti uno via l’altro, a raffiche di dieci grosso modo, è una esperienza interessantissima.

Fornisce uno spaccato attendibile e del cinema giovane e dei giovani tout court. Di quelli che si pensano si sognano artisti, quantomeno. C’è lo studente modello che s’è consumato gli occhi sui film dell’autore amato e si prodiga per imitarne lo stile: invece di cominciare a esprimersi con la propria voce. C’è il furbetto desideroso di affermarsi: proponendo operina sul tema caldo del momento, i vecchietti abbandonati, la violenza sulle donne, i migranti, vari ed eventuali, e a ‘sto ragazzo glielo urleresti in faccia, “No, il Film sul Tema Caldo no!”. C’è quello che crede che il cortometraggio sia un lungometraggio ristretto, mentre fra il corto e il lungo passa la stessa radicale differenza che c’è fra romanzo e racconto. C’è quello che “l’Italia è la culla del neorealismo” dunque nel recinto neorealista richiude la propria immaginazione. C’è quello che ancora non padroneggia il mezzo cinema ma si lancia uguale e va a schiantarsi, e chi rientra in questa categoria mi è simpatico, dispiace dover al dunque stroncare, i giovani t’aspetti si assumano dei rischi: un po’ più a ragion veduta, magari.

C’è quello che vorresti dirgli bravo e picchiarlo allo stesso tempo, ché il film l’ha rovinato per la smania insana di piazzare un colpo a sorpresa gratuito o di lanciare un Messaggio (No, il Messaggio no!).

E ci sono quelli bravi punto e basta, e ne abbiamo trovati parecchi, e scoprire un nuovo talento è una cosa che ti svolta la giornata. Sperando non si guastino crescendo, non si spengano, non finiscano fagocitati dal sistema cinema asfittico, autoreferenziale che ci ritroviamo. Quaranta e più corti vagliati in quattro sedute, e il piacere della visione raddoppiato dal piacere delle discussioni. Continue, a gruppi ristretti e tutti insieme. Ché se guardi un film e non hai con chi parlarne, godi la metà. Ed è il motivo principale per cui la sala, la visione collettiva rimane insostituibile.

Le discussioni fra cinefili partono lente, frasi smozzicate, un giudizio tranchant, un “boh, non so che dire”: un pensiero compiuto serve un po’ per elaborarlo. Crescono modello valanga, l’idea embrionale dell’uno traendo linfa dall’idea embrionale dell’altro. Prendono direzioni imprevedibili, le discussioni fra cinefili. Anche perché i film mica si comportano tutti allo stesso modo. Uno d’acchito ti fa una buona impressione ma più ci ripensi e meno ti convince. Un altro in un primo momento ti dice ben poco, e però scopri di non riuscire a togliertelo dalla testa, ti lavora dentro piano piano. In un film che t’era sembrato semplicetto scorgi d’un tratto una dimensione ulteriore. La contiene davvero o sei partito per la tangente e stai sovrainterpretando? Interpelli gli amici, ognuno vi legge qualcosa di diverso.

Su alcuni titoli abbiamo dibattuto forte. Succede ogni anno. Credi che la lista sia chiusa, l’obiezione di qualcuno riapre tutti i giochi. Non abbiamo raggiunto un accordo perfetto, fra cinefili non accade mai e va benissimo così. Ognuno avrebbe inserito quel film, escluso quell’altro. Unica opinione condivisa: il concorso di quest’anno è superiore a quelli degli ultimi anni. E più vario. Ci si vede a dicembre. Per applaudire, sorprendersi, dissentire. E ragionare fitto sino a notte fonda, e al mattino malmenare la sveglia che urla: come gli avevi chiesto.

* Opinionista e critico cinematografico

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