La certificata crisi del cinema e le nostre brutte commedie

La certificata crisi del cinema e le nostre brutte commedie

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 14 Ottobre 2022, 06:30

Sono stati pubblicati i dati Cinetel relativi al mese di settembre, e non sono buoni. Segnalano un calo degli incassi del 2,9% rispetto a settembre 2021, il calo rispetto agli anni prepandemici fa paura, è intorno al 60%. Ora, i dati bisogna strizzarli un po’ per far dire loro tutto quello che hanno da dire. Se questo -2,9% lo strizzi bene, rimane brutto - ogni numero preceduto dal segno meno lo è - ma non così tanto. D’accordo, non c’è più il Green Pass né l’obbligo di mascherina. D’altro canto però, l’offerta di questo settembre non poteva definirsi competitiva con quella del settembre scorso. In termini di titoli di richiamo, s’intende: bei film ce ne sono sempre, basta essere curiosi (e leggere il Corriere Adriatico).

Dodici mesi fa uscì un titolo fortissimo come “Dune”, che si affiancò al cinecomics “Shang-chi e la leggenda dei dieci anelli”, a “Tre piani” di Nanni Moretti, a “Space Jam-New Legends”. Ed erano ancora in circolazione blockbuster come “Free Guy” e “Fast&Furious 9”, e “Come un gatto in tangenziale 2” e il nonfilm per bambini che per averti costretto a vederlo li vorresti menare e ti trattieni a stento: “Me contro te 2”. Quest’anno, in testa al botteghino di settembre ci sono “Minions 2” (grande successo, ma in sala da Ferragosto, e il grosso degli incassi ad agosto l’ha portato a casa) e la riedizione di “Avatar”. Mentre hanno deluso le attese “Bullet Train” e “DC League of Super-Pets”: altri potenziali sbancatori di box-office non ce n’erano. Malgrado i film reduci da Venezia ‘22 fossero in media un po’ più appetibili rispetto a quelli freschi di Venezia ‘21 (e difatti non sono andati così male), il segno meno era preventivabile. Ma il segno meno pesa. L’unica risposta concreta alla perdurante scarsità di spettatori è stata la riproposizione della Festa del Cinema: il biglietto scontato per una settimana.

La classica Soluzione Franceschina, la toppa che tappa il buco e inverte la tendenza in quei giorni lì, poi salta via e il buco rieccolo, inalterato. Altro non s’è visto, né si scorge all’orizzonte.

Si ascoltano invece le consuete lamentazioni contro le perfide piattaforme (che esistono e continueranno a esistere e a curare i propri interessi), si tirano in ballo le difficoltà economiche delle famiglie (che però non si direbbe abbiano influito sulle vacanze, né sembrano influire sulle presenze nei ristoranti negli stadi nei teatri, e ai concerti). La nuova legge sul cinema definita urgentissima nel 2020? Non pervenuta. Dibattendo e dibattendo - la classica discussione fra sordi loquacissimi - le associazioni di categoria sono approdate al nulla o quasi. Non a loro voglio rivolgere oggi la mia attenzione ma a registi e sceneggiatori e ai singoli produttori artefici del nostro cinema popolare. Riparto dai numeri, eloquenti e spietati. Non di settembre su settembre ma dei primi nove mesi del 2022. Prima del Covid, la quota di mercato dei film italiani era pari al 35-40% circa. Percentuale generata perlopiù dalle commedie.

Dal primo gennaio a oggi, i nostri film hanno contribuito ai magri incassi totali per il 15% scarso. E le commedie hanno floppato tutte, come già quelle uscite nel 2021: nessuna che si sia avvicinata ai 5 milioni. Abbiamo disimparato a farle? Sì, ma non da adesso: da molti anni. Il punto è che, fino al Covid, andare al cinema nel weekend era ancora una abitudine diffusa. E spesso sceglievi una commedia e quasi mai ti divertivi, ma quando usciva la successiva davi una chance pure a quella: puntualmente rimpiangendo di averlo fatto. Il Covid ha rimescolato tutto (e le piattaforme, ok). Oggi, per molti andare al cinema è una opzione fra le tante. Il pubblico te lo devi conquistare, non gli puoi più rifilare la qualunque. Non lo convinci ad acquistare un biglietto con queste commediole dal respiro cortissimo (la maggior parte dopo un quarto d’ora esauriscono le trovate comiche), incapaci di dire qualcosa di intelligente, di pungente, su di noi e sui tempi che viviamo. Commediole mediocri sciatte e perdipiù riciclate: cos’è ‘sta moda di proporre il remake di ogni successo francese? Cari autori del cinema leggero e non più popolare, prendete il tram come suggeriva Zavattini e spremetevi le meningi almeno un po’.

* Opinionista e critico cinematografico

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