Le grandi imprese sono poche, penalizzato il sistema Marche

Le grandi imprese sono poche, penalizzato il sistema Marche

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 8 Giugno 2022, 10:10

Nelle Considerazioni finali alla Relazione annuale della Banca d’Italia, lette come da tradizione il 31 maggio scorso, il Governatore Ignazio Visco non ha nascosto gli elementi di preoccupazione per il peggioramento dell’andamento congiunturale e di medio periodo dell’economica italiana ed europea. Negli ultimi mesi le previsioni di crescita del PIL 2022 sono state continuamente riviste al ribasso. Secondo le stime più recenti la crescita dovrebbe risultare inferiore al 3%, ben al di sotto di quanto previsto ad inizio anno. Per il 2023 si prevede una ripresa ma la sua entità rimane fortemente incerta. In effetti la parola incertezza è fra quelle che compare con maggiore frequenza nelle Considerazioni Finali del Governatore, insieme all’inflazione. L’inflazione rimane infatti uno degli elementi più preoccupanti dell’attuale situazione congiunturale.

La fiammata nei prezzi che si è registrata negli ultimi mesi dovrebbe anch’essa attenuarsi nel 2023, così da scongiurare l’innescarsi di una situazione di rincorsa fra crescita dei prezzi e crescita delle retribuzioni. Una situazione già sperimentata dal nostro paese negli anni ’70 e ’80 e i cui effetti sarebbero ancor più disastrosi per l’impossibilità di recuperare competitività attraverso la svalutazione. Anche in questo caso, però, la parola chiave rimane quella dell’incertezza fra un progressivo ritorno alla normalità nei prossimi mesi o l’innesco di una spirale inflazionistica.

Questo quadro congiunturale in deterioramento si innesta su un contesto di debolezze strutturali che il nostro paese ha accumulato negli ultimi decenni e che sono puntualmente esaminati nelle Considerazioni finali: il calo demografico, l’elevato debito pubblico, i bassi tassi di attività della popolazione (in particolare quella femminile), i bassi livelli di istruzione della popolazione. Un aspetto nel quale le Considerazioni del Governatore sembrano propendere per una prospettiva positiva è quello relativo al sistema produttivo ed in particolare al sistema manifatturiero. Il Governatore nota che in Italia non mancano le eccellenze imprenditoriali e che la produttività e la capacità innovativa delle imprese italiane medio-grandi (quelle con oltre 250 addetti) sono comparabili con quelle di analoga dimensione di Francia e Germania.

Il problema italiano, secondo il Governatore, è costituito dal fatto che il peso di queste imprese sull’occupazione e sul valore aggiunto è insufficiente; in Italia le imprese con oltre 250 addetti impiegano meno di un quarto degli occupati, mentre la loro quota raggiunge il 50% del totale in Francia e Germania.

Queste imprese, nota il Governatore, hanno in media migliori risorse manageriali e organizzative, una maggiore capacità di innovazione e di proiezione sui mercati internazionali, e maggiori possibilità di sostenere i costi della transizione digitale ed ecologica. Si tratta di considerazioni che potremmo trasferire tout court al sistema imprenditoriale regionale. Anche in questo caso non mancano le eccellenze ma la quota di occupazione delle imprese di maggiore dimensione è bassa e ciò limita la capacità innovativa e la produttività del sistema nel suo complesso.

Non si tratta di tornare alla sterile diatriba se siano preferibili le piccole o le grandi imprese. La questione non è nell’eccesso di piccole imprese ma nell’insufficiente numero di grandi imprese. Lo scarso peso di queste ultime penalizza il sistema nel suo complesso e le stesse possibilità delle piccole imprese, molto spesso inserite in reti di fornitura guidate da imprese di media e grande dimensione. Non si propone quindi di abbandonare le politiche di sostegno alle piccole imprese ma di orientarle maggiormente alla crescita piuttosto che alla mera sopravvivenza. Le Considerazioni finali del Governatore sembrano più consapevoli del problema di quanto non lo sia il Pnrr che non prevede azioni specifiche in questa direzione. È un peccato, poiché alcune politiche erano già state avviate, come quelle volte a favorire la raccolta di capitali e la quotazione in borsa o i processi di fusione fra imprese. Sono politiche che andrebbero riprese e potenziate, a livello nazionale e ancor più a livello regionale. 

* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche  e coordinatore Fondazione Merloni
 

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