«Passino le nuvole oscure della guerra, vengano spazzate via dalla volontà ferma di una fraternità universale in cui le tensioni siano risolte sulla base dell’incontro e del dialogo, e a tutti vengano garantiti i diritti fondamentali!». Sono le parole di Papa Francesco pronunciate durante il suo 43esimo viaggio apostolico che si sta realizzando in Mongolia, un Paese a maggioranza buddista. Ha esortato i cattolici di Ulaanbaatar a non aver paura «dei numeri esigui, dei successi che tardano, della rilevanza che non appare. Non è questa la strada di Dio.
Guardiamo a Maria, che nella sua piccolezza è più vasta del cielo, perché ha ospitato in sé Colui che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere». Una visita storica quella del Pontefice, che ha lodato l’impegno del Paese a favore dei diritti umani, il rispetto per le tradizioni, la libertà religiosa e la tutela del pianeta Terra. Il primo settembre si è celebrata la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, inaugurando il Tempo del creato che durerà fino al 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi. In quella data il Papa pubblicherà un’esortazione, una seconda “Laudato si’”.
Durante questo mese sono stati programmati eventi globali e regionali che riguarderanno diversi argomenti, tra cui incontri, una veglia di preghiera ecumenica in piazza San Pietro organizzata da Taizé il 30 settembre e anche la pulizia di aree naturali, seminari e altre attività. La Giornata di preghiera per il creato fu istituita 8 anni fa, proprio in corrispondenza alla pubblicazione della “Laudato si’”, poiché - spiegò il Pontefice - «come cristiani vogliamo offrire il nostro contributo al superamento della crisi ecologica che l’umanità sta vivendo. Per questo dobbiamo, prima di tutto, attingere dal nostro ricco patrimonio spirituale le motivazioni che alimentano la passione per la cura del creato, ricordando sempre che, per i credenti in Gesù Cristo, Verbo di Dio fattosi uomo per noi, la spiritualità non è disgiunta dal proprio corpo, né dalla natura o dalle realtà di questo mondo, ma piuttosto vive con esse e in esse, in comunione con tutto ciò che li circonda».
L’uomo distrugge l’uomo, contamina lo spazio, abbatte il benessere, distorce la natura, auto-condannandosi a un degrado molto difficile da rimediare. I continui appelli del Papa a tutti coloro che credono nel bene comune sembrano cadere nel baratro dell’indifferenza, rimbalzando come se non ci toccassero da vicino. Il tradimento più grande è in atto in questi deliri di onnipotenza imperdonabili specialmente pensando a cosa resterà e a come vivranno le nuove generazioni. L’uomo, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica si sente padrone della natura e della storia soggiogando e dominando la Terra. Tale dominio sul creato e le creature, inteso talvolta unilateralmente e superficialmente, sembra che non lasci spazio all’accoglienza della fragilità. In realtà l’intera società, e non soltanto i credenti, saranno giudicati sul sostegno nei confronti dei bisognosi. Sta a tutti gli esseri umani costruire insieme un mondo più giusto e umano, nel quale i più deboli non diventino gli agnelli sacrificali di un individualismo di massa che non sa più dire “noi” e che toglie all’io ogni valenza spirituale e trascendente.
È fondamentale fare appello ai nostri giovani perché scelgano di cambiare questo clima di degrado sociale che non è soltanto ambientale ma prima di tutto morale. Per far pulizia fuori occorre essere purificati dentro. Ogni rinnovamento collettivo parte da una conversione individuale e per salvare il creato dobbiamo rinnovarci come creature. Il Vangelo dimostra che occuparsi solo del pane fa perdere lo Spirito e alla lunga rende tutti più insicuri, spaventati e poveri, ma il cristiano nella fede ha una certezza: Gesù è il Salvatore dell’umanità, Gesù vince.
* Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
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