Papa Francesco

L’umanità non ha un domani se non mette al centro l’Africa

di Don Aldo Buonaiuto
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Domenica 5 Febbraio 2023, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 17:42

La missione di pace di Francesco in Africa è al tempo stesso un viaggio nel passato e nel futuro della Chiesa. Il Papa, durante la visita apostolica che si conclude oggi, è tornato alle origini del cristianesimo, in una comunità evangelicamente povera di mezzi ma ricca di fede come era l’Ecclesia degli albori. Ma al contempo Jorge Mario Bergoglio si è recato nei luoghi dove più floride sono quelle vocazioni e conversioni che prefigurano la cristianità di domani.

Nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan l’appartenenza religiosa unifica il tessuto sociale e la vita collettiva sociale risanando una realtà sconvolta da decenni di guerre civili. È l’attualizzazione della testimonianza di Santa Giuseppina Bakhita, prima suora comboniana africana nata un secolo e mezzo fa nell’attuale Sud Sudan e patrona delle vittime della tratta. L’Africa non è una periferia geografica ed esistenziale nella “Chiesa povera per i poveri”.

È il centro della fede globalizzata del terzo millennio. Non a caso il Papa ha voluto aprire il Giubileo straordinario della Misericordia – ancor prima che a Roma, a San Pietro – nella cattedrale di Bangui, capitale della Repubblica Centroafricana. Un segno carico di significato per il futuro della cattolicità intera. Sul piano più strettamente ecclesiale, già mezzo secolo fa (subito dopo il Vaticano II) alcuni teologi parlavano delle nuove capitali della teologia, da collocare non più in Europa, ma nelle grandi città dell’Asia o dell’Africa, oltre che dell’America latina. Raggiungere le diocesi di Congo e Sud Sudan equivale portare l’attenzione della Chiesa di Roma – che presiede a tutte le Chiese nell’amore – verso uno dei tanti “sud” continentali, quasi per decentrarne l’asse di riferimento.

Durante l’omelia all’aeroporto di N’dolo a Kinshasa il Pontefice ha indicato la missione come “sorgente della pace” per “fare posto a tutti nel cuore”. Affinché “le differenze etniche, regionali, sociali e religiose vengano dopo e non siano ostacoli”. Fin dall’inizio del suo pontificato Francesco ha posto i temi della povertà e dell’Africa, dei giovani, dell’ecumenismo e dell’annuncio della fede al mondo secolarizzato.

Nel secondo giorno di viaggio nella Repubblica democratica del Congo il Papa ha incontrato le vittime del conflitto nell’Est del Paese. Donne, bambini, persone con mutilazioni a causa della guerra, a cui hanno tagliato le gambe, le braccia. La missione africana di Francesco è da leggere proprio nella prospettiva di una Chiesa che si fa vicina senza paura a chi soffre, come una madre ai suoi figli. Una vocazione della Chiesa per il mondo e nel mondo. Spesso l’Europa sembra aver dimenticato il primo annuncio dell’amore di Cristo cedendo a compromessi che sono in antitesi al Vangelo. L’avvenire delle Chiese del Sud del mondo è strettamente connesso alla loro capacità di interpretare la domanda di giustizia sociale e di mantenere un forte radicamento nella religiosità popolare. Un cristianesimo più giovane, più fresco può rappresentare, la nuova frontiera per la Chiesa universale.

In Africa la fede cristiana ha favorito lo svilupparsi di una liturgia che risulta più vivace, assieme ad un desiderio di fare comunità più sentito, ad un ruolo dei catechisti e dei laici più marcato. Con un monito accorato di Francesco. “Giù le mani dall’Africa”, basta con lo sfruttamento delle risorse naturali, dell’ambiente. Occorre fermare quel “colonialismo economico” che toglie la dignità ai popoli del continente. Le violenze che insanguinano le nazioni africane da decenni sono legate anche alla gestione delle risorse naturali. Così i diamanti e il coltan per i telefonini finiscono per essere risorse “insanguinate”.

E ciò “nel silenzio della comunità internazionale”. “Se vogliamo essere Pastori che intercedono – ha specificato il Papa nella cattedrale di Santa Teresa a Giuba – non possiamo restare neutrali dinanzi al dolore provocato dalle ingiustizie e dalle violenze perché, là dove una donna o un uomo vengono feriti nei loro diritti fondamentali, Cristo è offeso”. Francesco parla al sud perché il nord ascolti. L’umanità non ha un domani senza mettere al centro l’Africa.

*  Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

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