La legalità è condivisione. Questa settimana in tutta Italia si è ricordato l’anniversario della strage di via d’Amelio nella quale, il 19 luglio 1992, la mafia ha ucciso in modo spietato il magistrato Paolo Borsellino e la sua scorta. Un sacrificio per una società libera e un martirio di libertà. In occasione della Giornata della Legalità Papa Francesco ha inviato un messaggio agli studenti delle scuole italiane incoraggiando i giovani a rendere più belle e vivibili le nostre città affinché l’indifferenza che distrugge le relazioni individuali e collettive possa essere vinta dalla capacità umana di vicinanza a quanti vivono nel bisogno e nella paura.
Chi calpesta la legalità contraddice la testimonianza evangelica, perciò devono trovare argine nella generosità e nella capacità di tenerezza il disprezzo e il cinismo anche verbale che umilia quanti sono già provati duramente dalla vita. I rifiutati trovino un porto accogliente «nel cuore libero e aperto» di tutti e di ciascuno, raccomanda il Pontefice nell’esortazione apostolica “Christus vivit”. Le nuove generazioni sono invitate a percorrere strade di accoglienza e di rispetto sostanziale e non solo formale della legge. È il sabato a essere per l’uomo e non il contrario, insegna il Vangelo.
La legalità è fondamento di giustizia dal punto di vista sia religioso sia civile. I principi fondamentali della fede e della Costituzione hanno eroicamente ispirato gli stili di vita di figure universalmente esemplari come Paolo Borsellino, don Giuseppe Diana, Giovanni Falcone e il beato Rosario Livatino, luminosi paradigmi di legalità e vittime innocenti della criminalità organizzata. La giustizia, avverte il Papa, non è solo il frutto di un insieme di regole da applicare con perizia tecnica, ma è «la virtù per cui diamo a ciascuno ciò che gli spetta», indispensabile per il corretto funzionamento di ogni ambito della vita comune e perché ognuno possa condurre un’esistenza onesta e serena. «A fine mese, quando ricevo lo stipendio, faccio l’esame di coscienza e mi chiedo se me lo sono guadagnato», era solito ripetere Paolo Borsellino. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella richiama il contributo di magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino al superamento culturale della presunzione mafiosa di un ordine parallelo, svelando ciò che la mafia è nella realtà: «Un cancro per la comunità civile, una organizzazione di criminali per nulla invincibile, priva di qualunque onore e dignità».
L’illegalità si mantiene con la cultura dello scarto, così crescono disparità e indigenza.
La legalità e il diritto sono le pietre fondanti della pace internazionale e della stabilità. La testimonianza di Francesco è da leader spirituale del pianeta. Il pastore può fare i suoi richiami ma, come ricordava Benedetto XVI nella “Caritas in Veritate”, servono uomini e donne con le braccia alzate verso Dio per pregarlo, consapevoli che l’amore e la condivisione da cui deriva l’autentico sviluppo non sono un prodotto delle nostre mani, ma un dono da chiedere.
C’è bisogno che questi uomini e queste donne si impegnino, a ogni livello, nella società, nella politica, nelle istituzioni e nell’economia, mettendo al centro il bene comune e il senso autentico della legalità. «Quando la legalità sopravanza la virtù, la tendenza all’apparire sopravanza lo sforzo di essere», scrive don Primo Mazzolari, il parroco di Bozzolo definito da San Giovanni XIII “la tromba dello Spirito in val Padana” e una delle più significative figure del cattolicesimo nell’ultimo secolo.
* Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
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