La manifestazione nazionale per la pace, realizzata a Roma, ha dato voce e visibilità a quanti non credono che la via delle armi possa portare alla concordia tra i popoli. Dopo 260 giorni di feroce guerra in Ucraina, a pochi passi da noi, migliaia di persone hanno partecipato all’appuntamento promosso dall’organizzazione “Europe for peace”. Molto significativa la “Lettera a chi manifesta per la pace” che il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha rivolto ai partecipanti con uno stile diretto e originale: «Non sei un ingenuo.
Non è realista chi scrolla le spalle e dice che tanto è tutto inutile. Noi vogliamo dire che la pace è possibile, indispensabile, perché è come l’aria per respirare. E in questi mesi ne manca tanta. È proprio vero che uccidere un uomo significa uccidere un mondo intero. E allora quanti mondi dobbiamo vedere uccisi per fermarci?». Intanto Papa Francesco nella sua visita in Bahrein, ha evidenziato ancora una volta l’insensatezza della guerra: «Mentre la maggior parte della popolazione mondiale si trova unita dalle stesse difficoltà, afflitta da gravi crisi alimentari, ecologiche e pandemiche, nonché da un’ingiustizia planetaria sempre più scandalosa, pochi potenti si concentrano in una lotta risoluta per interessi di parte, riesumando linguaggi obsoleti, ridisegnando zone d’influenza e blocchi contrapposti. Sembra così di assistere a uno scenario drammaticamente infantile».
Il successore di Pietro, nel 39° viaggio apostolico del suo pontificato - il nono in Paesi a maggioranza musulmana - ha percorso un itinerario all’insegna del dialogo interreligioso, della pace, del dialogo e dell’incontro tra uomini di fedi diverse. Al contempo ha sottolineato come la guerra sia il frutto acerbo di un infantilismo mascherato da elevate e insondabili strategie di conquista per soddisfare chissà quali obiettivi. Quando due bambini litigano per lo stesso giocattolo e arrivano a urlare: «Questo è mio… no, è mio… no, lasciamelo…», a un certo punto deve intervenire un adulto a dire basta, a fermare l’alterco per non farlo deflagrare.
La manifestazione di Roma mostra che non serve, anzi è ignobile, guardare la guerra come se fossimo seduti ad assistere a una tragica partita di calcio. Bisogna intervenire, mettersi in mezzo e tramutare lo scontro nella forza inesauribile dell’incontro, del dialogo. La vera forza è entrare in quella logica evangelica che in oltre duemila anni ha fermato tante guerre e distruzioni, con quel carico di odio, invidia, sete di potere e di supremazia. C’è un “nemico” ben conosciuto che si nasconde nel cuore di tante persone persino di quelle che si dicono religiose, cristiane, cattoliche, ortodosse.
Non ci saranno mai armi a sufficienza e non basterà neanche il nucleare a cacciare quel nemico interiore che ci porta a vedere il prossimo come un pericolo, un avversario, una minaccia. I cristiani e le persone di buona volontà raccolgano l’invito che il Papa ha rivolto ai fedeli durante la Messa celebrata nel Bahrain National Stadium: «Ecco che cosa ci domanda il Signore: non di sognare irenicamente un mondo animato dalla fraternità, ma di impegnarci a partire da noi stessi, cominciando a vivere concretamente e coraggiosamente la fraternità universale, perseverando nel bene anche quando riceviamo il male, spezzando la spirale della vendetta, disarmando la violenza, smilitarizzando il cuore».
* Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII