Il segno unico della santità di Madre Teresa di Calcutta

Il segno unico della santità di Madre Teresa di Calcutta

di Don Aldo Buonaiuto
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Domenica 28 Agosto 2022, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 17:37

Il mio primo incontro con Santa Madre Teresa di Calcutta risale all’adolescenza. Avevo 13 anni e alcuni parenti mi portarono al palazzetto dello sport di Porto Sant’Elpidio dove Madre Teresa era attesa da tantissime persone. Vederla dal vivo e poterci scambiare due parole fu una gioia grande che ancora oggi conservo nel cuore. Era una donna fisicamente così minuta che solo al vederla trasmetteva tenerezza e quando parlava, in inglese, già il suono della sua voce infondeva calore e conforto. Era una sensazione inspiegabile che si è ripetuta nei diversi incontri che ho ricevuto in dono da questa grande donna di Dio. Mi ha sempre colpito molto il racconto di quando lei abbandonò la congregazione di Loreto per recarsi in India.

Il vescovo commentò alla madre superiora: «Abbiamo perso una giovane suora!». La superiora rispose: «Mah, non si preoccupi Eccellenza. Quella suor Teresa non era capace neanche di accendere le candele sull’altare!». Di quella giornata a Porto Sant’Elpidio mi è rimasto indelebilmente impresso il grido di una donna nel pubblico che a squarciagola la chiamava, non potendola avvicinare per il cordone di sicurezza. Madre Teresa chiese di aprire un varco tra la folla e si fermò a parlare con questa donna prostrata. Ho ancora davanti agli occhi l’immagine della Santa che la accarezzava. Mi commosse vedere quel gesto e fu spontaneo chiedermi se sarei stato capace di fare altrettanto verso una persona sconosciuta.

Quando avevo circa vent’anni e studiavo a Roma per intraprendere la vita religiosa, vidi un manifesto che annunciava un incontro di madre Teresa con i giovani universitari della Sapienza. Insieme ad un altro studente decidemmo di andare. Scoprimmo che, nonostante fossimo arrivati un’ora prima, l’aula magna della Sapienza era già stracolma. Riuscimmo ad entrare in modo rocambolesco passando per le scale di emergenza e sbucando in cima all’aula da una mezza botola. Tutti ascoltavano in silenzio quella piccola suora parlare di Gesù, dell’importanza di vivere l’Adorazione Eucaristica, di pregare il Santo Rosario. Quelle parole resteranno per sempre scolpite in me: «Il frutto del silenzio è la preghiera, il frutto della preghiera è la fede.

Il frutto della fede è l’amore. Il frutto dell’amore è il servizio. Il frutto del servizio è la pace». È stato impressionante vedere gli studenti applaudire questa suora per una ventina di minuti, come un abbraccio che non voleva mai interrompersi. Ci sono stati altri momenti di incontro fino alla profonda felicità di vederla beatificata e poi canonizzata. Nel giorno in cui fu proclamata santa mi trovai ad accompagnare a San Pietro un altro amico degli ultimi. Un infaticabile apostolo della carità. Era il Servo di Dio don Oreste Benzi che tanto ci teneva ad essere presente. Queste due persone avevano in comune la straordinaria relazione con Gesù che vedevano e incontravano limpidamente nei poveri. Ad unirli era anche una preghiera costante e intensa. Penso che don Oreste abbia attinto molto dalla Santa di Calcutta e che ne fosse interiormente attratto e ispirato. “Il valore di un sorriso” è stato il libro che nella giovinezza mi ha fatto comprendere quanto sia bello seguire Gesù e come sia possibile imitarlo proprio come faceva Madre Teresa. Anche oggi questa umanità ha bisogno di nuovi santi travolgenti e rivoluzionari, che non temono di denunciare le ingiustizie, di correggere i potenti, di educare alla via della pace, che non hanno bisogno di piegarsi a certe logiche. Del resto, l’albero si riconosce dai frutti, insegna il Vangelo. E così il carisma di Madre Teresa di Calcutta è più che mai vivo e attuale.

Le Missionarie della Carità proseguono ovunque l’opera della loro fondatrice, famosa a livello planetario per il suo lavoro instancabile tra i diseredati di Calcutta. Una dedizione eroica che le è valsa numerosi riconoscimenti tra cui il Premio Nobel per la Pace nel 1979. Sempre contornata da miseria, povertà estrema, dolore, mai perdeva la speranza né faceva finta di essere diversa da quello che era. Costantemente in prima linea nel salvare vite umane. Un’ispirazione che non conosce confini e parlerà per sempre al cuore dell’umanità.

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