In dieci anni il doppio dei rifugiati: costruiamo una nuova umanità

In dieci anni il doppio dei rifugiati: costruiamo una nuova umanità

di don Aldo Buonaiuto
4 Minuti di Lettura
Domenica 18 Dicembre 2022, 06:30

«In questa Giornata Internazionale dei Migranti, riflettiamo sulla vita degli oltre 280 milioni di persone che hanno lasciato il proprio Paese alla ricerca di opportunità, dignità, libertà e vita migliore». È l’incipit del messaggio di António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, per la Giornata che si celebra ogni 18 dicembre ed è stata proclamata ufficialmente dall’Onu nel 2000 per la tutela dei diritti di tutti gli immigrati e dei membri delle loro famiglie. Dal report 2022 sul Diritto d’asilo della Fondazione migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, emerge che il numero di rifugiati nel mondo è addirittura raddoppiato nel giro di 10 anni. 

Nel 2021 sono state oltre 45mila le richieste d’asilo registrate in Italia, nello stesso periodo in Germania se ne contano quasi il triplo e in Francia più del doppio. La Fondazione inoltre constata una drammatica realtà, una strage senza fine: fino a ottobre 2022 i rifugiati e migranti morti e dispersi nel Mediterraneo sono stati circa 1.800. Dovremmo sentirci tutti corresponsabili della tragica scomparsa di tanti esseri umani. È possibile che le nostre coscienze siano ormai anestetizzate dinanzi alle speranze dolorosamente infrante di individui come noi che sognavano un futuro migliore? Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, ha sottolineato come «i dati ci aiutino a vedere i problemi come sono e non come li percepiamo. Il diritto è per tutti, sempre, la decisività dei diritti non può essere messa in discussione dal contingente. Il diritto d’asilo va garantito a tutti. Il limbo ha un prezzo salato per tutti. Se rimandiamo, mandiamo in luoghi disumani». In un periodo di grandi tensioni e conflitti nel nostro pianeta, gli esempi di accoglienza incondizionata dell’altro, anche quando proviene da una cultura diversa dalla nostra, diventano edificanti e ci aprono a orizzonti di pace. Sono più di quante immaginiamo le lezioni d’amore e di attenzione alla libertà delle persone, in un mondo che appare smarrito e dominato dall’individualismo oltre che da una preoccupante assenza di valori.

È tempo che tutti impariamo a renderci disponibili nei confronti del prossimo, anche come prospettiva di apertura verso nuove intuizioni e conoscenze.

La comunione è ricchezza, è rendere fertile un discorso che potrebbe diventare sterile e arido, è ricerca di armonia, è confronto tra esperienze, è celebrazione della duttilità della nostra intelligenza. «Lo scandalo dei popoli affamati ci ferisce», afferma Papa Francesco nel Messaggio per la 56esima Giornata mondiale della pace. Tra le azioni da compiere, spiega il Pontefice, c’è quella di «sviluppare, con politiche adeguate, l’accoglienza e l’integrazione, in particolare nei confronti dei migranti e di coloro che vivono come scartati nelle nostre societa». Dovremmo cercare di mettere in pratica nella quotidianità questo slancio verso il prossimo con un sentimento incondizionato di carità e di generosità che inevitabilmente contagerà quanti incontreremo sulla nostra strada.

Solo spendendoci in queste situazioni sarà possibile costruire una nuova umanità, dove regna la giustizia di Dio. Coloro che amministrano le Nazioni dovrebbero convertirsi alle parole di Gesù: è veramente grande colui che serve; chi vuol essere il primo dovrà mettersi al servizio di tutti. Il messaggio cristiano è davvero rivoluzionario perché afferma l’uguaglianza di ogni uomo dinanzi al Creatore, rifiuta la vendetta a favore del perdono, disapprova la violenza in tutte le sue forme e richiama i potenti a rimboccarsi le maniche per aiutare il prossimo. Il Natale, ormai alle porte, evoca valori positivi anche per i non credenti: l’unità familiare, la misericordia, il sacrificio, l’umiltà, la carità.

È il racconto quotidiano di un avvenimento compiuto nell’intimità e nel calore di una casa o di una comunità. Al contempo, però, è anche possibilità concreta per riflettere con più profondità sul valore della solidarietà e per condividere il pane con l’affamato incontrando veramente il piccolo Gesù bambino, simbolo di chi è debole e bisognoso di ogni cosa, da amare e proteggere, riconoscere e rispettare.

* Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

© RIPRODUZIONE RISERVATA